Gran premio della giuria al Festival di Berlino 2019 per il film di François Ozon che affronta con sensibilità una storia vera di abusi e affida il ruolo dei protagonisti a un magistrale trio di attori: Melvil Poupaud, Denis Ménochet e Swann Arlaud. In prima tv su Sky Cinema Due, mercoledì 17 febbraio
Alexandre vive a Lione con la sua famiglia. Un giorno viene a sapere che il prete che abusava di lui quando faceva parte del gruppo degli scout officia sempre a contatto con i bambini. Inizia allora la sua personale battaglia con l'aiuto di François ed Emmanuel, anch'essi vittima del sacerdote, per raccontare le responsabilità del prete. Col passare del tempo e con l'aumento del numero delle vittime del sacerdote che decidono di venire allo scoperto si forma un associazione che decide di costituirsi in giudizio legale.
LE DICHIARAZIONI DEL REGISTA François Ozon
"La mia idea iniziale era di fare un film sulla fragilità maschile. Ho portato molti personaggi femminili forti sullo schermo. Questa volta ho voluto volgere la mia attenzione su uomini che sono visibilmente sofferenti e estremamente emotivi, stati d’animo che di solito associamo al genere femminile. La prima idea per il titolo infatti era The Crying Man. Poi mi sono imbattuto nel caso Preynat. Nel sito creato dalle vittime “La Parole Libérée”, ho letto storie di uomini vittime di abusi perpetrati da uomini di Chiesa. In particolare mi ha colpito Alexandre, un cattolico fervente che denunciava gli abusi che aveva nascosto fino all’età di 40 anni, quando finalmente si è sentito pronto a raccontare la sua storia. Sul sito erano pubblicati anche filmati con interviste, articoli e la corrispondenza mail tra Alexandre e alcuni rappresentanti delle gerarchie della Diocesi di Lione tra cui il Cardinale Barbarin e Régine Maire, la psicologa incaricata dalla Chiesa di supportare le vittime dei preti. Sono rimasto molto colpito dai documenti pubblicati sul sito così ho deciso di cercare Alexandre. Ci racconti cosa è successo Ha portato con se un file della corrispondenza con la Chiesa fin dalla sua prima denuncia. Mi ha colpito molto la fiducia che ha dimostrato mostrandomi quelle lettere. Alcune potete sentirle in voice over all’inizio del film. Ho anche pensato di farne un documentario. Ho incontrato Alexandre spesso e ho portato avanti una specie di inchiesta giornalistica, incontrando le altre vittime come François e Emmanuel e le persone che gli sono vicine, le mogli, o i loro compagni, la madre di Emmanuel, i loro avvocati… non ho voluto filmare queste interviste, ma ho ascoltato e preso nota.
Quando ho iniziato a spiegare il mio progetto alle vittime, ho sentito che erano reticenti all’idea che realizzassi un documentario. Avevano già fatto tante interviste con i media ed erano apparsi in servizi giornalistici e reportage. Erano invece interessati al tipo di approccio di un regista di cinema. Immaginavano un film tipo Spotlight dove sarebbero stati interpretati da attori famosi. Così ho pensato: questo è quello che si aspettano da me ed è anche quello che penso di saper fare meglio. Ero preoccupato dalla realizzazione del film, perché le persone che avevo incontrato mi piacevano veramente e avevo paura che non sarei stato capace di trasporli sullo schermo, in un modo che avrebbe reso loro giustizia. "