Il meglio deve ancora venire, lacrime e battute in una originale commedia drammatica
Dai registi di Cena tra amici, un inno all’amicizia, tra momenti di commozione e risate, con Fabrice Luchini e Patrick Bruel. In prima tv, su Sky Cinema Due, martedì 29 dicembre
Un inno all’amicizia che diverte e commuove. Fabrice Luchini e Patrick Bruel sono due grandi amici di vecchia data, dai caratteri decisamente diversi. A seguito di un colossale malinteso entrambi si convincono che l’altro abbia una grave malattia: decidono così di riprendersi il tempo perduto e godersi insieme i giorni che verranno, tra i ricordi del passato e nuove avventure che lasceranno un segno profondo.
Le parole dei registi Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte
Come si può far ridere con il lutto? Come ci si accosta al senso di perdita e lo si tratta in forma di finzione rifiutando di utilizzare le armi del dramma? Autori di commedie, abbiamo sempre cercato di irrorare i nostri progetti con le nostre esperienze personali, consapevoli che spesso è più giusto prendersi gioco di se stessi, delle proprie traversie e del proprio ambiente, per riuscire a commuovere. Cena tra amici è stato per noi una fotografia, o meglio una radiografia, di una famiglia borghese parigina infagottata nelle sue contraddittorie certezze, sulla soglia dei quarant'anni, della nascita dei figli, in un periodo della vita in cui si rivolge ancora lo sguardo verso l'infanzia per regolare i conti con se stessi e comprendere che cosa si è diventati. Una famiglia come le nostre, disfunzionale, esasperante, ma toccante nella sua capacità di riconciliarsi malgrado le illusioni perdute. Siamo invecchiati come i nostri personaggi. E, come chiunque passi dall'altro versante della montagna della quarantina contemplando l'altro lato con un misto di angoscia e di perplessità, le nostre vite sono state attraversate da lutti. Abbiamo perso amici e famigliari e questo sentimento di perdita è diventato centrale nelle nostre esistenze. Avvicinandoci ai cinquant'anni, questa materia nuova, grezza, intensa, complessa, è giunta a sconvolgere il nostro immaginario: d'ora innanzi non avremmo più potuto parlare della nostra generazione e dell'ironia delle nostre vite senza essere costantemente riassaliti dal quesito della morte che si avvicina. Invece di fuggirla e di eluderla – essendo la scrittura a quattro mani di per sé una pratica psicoanalitica piuttosto divertente – abbiamo deciso di affrontare di petto il tema, consapevoli che al di là della nostra sensibilità nulla è mai più divertente di quello che ci fa realmente paura e che il dramma è l'unica materia valida della commedia.