"Laila In Haifa", in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2020
Il regista israeliano Amos Gitai per la settima volta al Lido porta in concorso un film singolare, LAILA IN HAIFA che racconta la possibilita', o almeno un esempio di una possibile convivenza tra israeliani e palestinesi, tema che accompagna tutta la sua produzione. utto girato in una discoteca-galleria, vicina alla ferrovia della sua citta' natale, appunto Haifa, il film racconta una serie di incontri che avvengono in questo locale molto libero, aperto come e' a omosessuali, israeliani, mussulmani, travestiti e comunque a persone che si vogliono divertire o che hanno solo voglia di sesso occasionale. La Laila del titolo, nome femminile che in arabo significa notte, indica appunto che tutto si svolge in una sola notte dove si consumano approcci, ci si divide a volte per odio razziale e si parla anche molto di tutto: dall'arte politica, alle dinamiche dell'amore fino ai destini del mondo. Perche' Haifa? Spiega Gitai, intellettuale da sempre poco gradito dai partiti destra israeliani: "Sono nato ad Haifa e trovo che questa citta' ha tante qualita'. Intanto non e' drammatica come Gerusalemme per il suo essere legata alle religioni, non e' cool come Tel Aviv, ma una citta' della moderazione. Insomma si puo' guardare ad Haifa come a un modello. E questo club che racconto nel film - aggiunge - esiste davvero. E' un posto vero, non virtuale".