L’attore romano è stato ospite di Sky Tg24 in occasione della kermesse cinematografica ideata e diretta da Gianvito Casadonte a cui partecipa con due pellicole: "Dolcissime" di Francesco Ghiaccio e "L'uomo del labirinto" di Donato Carrisi con Toni Servillo e Dustin Hoffman
Vinicio Marchioni è uno di quegli attori che difficilmente passano inosservati. Nel nostro immaginario televisivo è entrato di prepotenza con il personaggio del “Freddo” di Romanzo Criminale, la serie tv di Sky diretta da Stefano Sollima.
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Poi tante esperienze nel cinema di qualità: da 20 Sigarette di Aureliano Amadei (per cui è stato candidato al David di Donatello come Miglior Attore Protagonista nel 2011) al buffo cammeo nell'opera prima di Edoardo Leo Diciotto Anni Dopo (2010) per arrivare al Massimo D'Alema di 1994 sempre prodotta da Sky. Senza dimenticare le sue partecipazioni in film come Scialla! (Stai sereno) di Francesco Bruni (2011), To Rome with Love, di Woody Allen (2012), Miele, di Valeria Golino (2013), The Place, di Paolo Genovese (2017) e Ma cosa ci dice il cervello, di Riccardo Milani (2019). Insomma un attore a tutto tondo che spazia dalla tv al cinema senza dimenticarsi del teatro. Ha, infatti, ultimamente recitato in Caligola scritto da Albert Camus, portato in scena con grande successo al Napoli Teatro Festival.
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Vinicio Marchioni a SkyTg24
Intervistato da Sky Tg24 in occasione della sua partecipazione al Magna Grecia film Festival, kermesse cinematografica ideata e diretta da Gianvito Casadonte in cui è in concorso con due film, Dolcissime di Francesco Ghiaccio e L'uomo del labirinto di Donato Carrisi (2019), ha spiegato l’importanza di questi due opere per la sua carriera di attore.
Ecco alcuni estatti della sua intervista:
“Dolcissime, prodotto da Marco D’amore con Indiana film, è un film adolescenziale in cui le protagoniste sono tre ragazzine sovrappeso che hanno un sogno: quella di entrare a far parte della squadra di nuoto sincronizzato. È un film sull’insicurezza, sulla scuola, su tutto quello che gli adolescenti devono combattere, soprattutto quel mondo dei social che ci vuole tutti uguali e tutti perfetti. Una pellicola, insomma che serve ad entrare in un mondo di cui noi adulti conosciamo così poco".
“L’uomo del labirinto è invece un film totalmente diverso e che mi ha permesso soprattutto di lavorare con due grandi: Toni Servillo e Dustin Hofman. Anche se con quest’ultimo non ho girato insieme delle scene, il fatto di saperlo nel film è stato per me emozionantissimo. Abbiamo passato alcuni giorni insieme sul set e ho saputo che al mio primo ciak del film, lui era dietro i monitor. Una sorta di esame di maturità che Donato Carrisi mi ha voluto far fare. Si deve essere divertito moltissimo".