Ennio De Concini e il suo cinema nel libro di Jonathan Giustini

Cinema

Jonathan Giustini racconta la figura di Ennio De Concini, uno dei massimi sceneggiatori del cinema italiano. Il libro, edito da Iacobelli Editore 16 euro, si intitola Chi si Firma è Perduto

La mano lieve, attenta e profonda di Jonathan Giustini tratteggia la figura di Ennio De Concini, uno dei massimi sceneggiatori del cinema italiano. Il libro, edito da Iacobelli Editore 16 euro, si intitola Chi si Firma è Perduto e vanta due testi di Roberto Faenza e Renato Minore.

In questa biografa si incontrano 50 anni e oltre di cinema e cultura. Ci sono tutti o quasi. Da Togliatti a Pasolini, da Orson Welles a Dmytryk, fino a Tarkovsky. È Il lungo ritratto di un uomo lunatico. La ricostruzione di un caos di memorie alla ricerca del senso di un’esistenza e delle domande prime e delle ultime. Un racconto che è anche una lunghissima seduta di analisi che potrebbe non fnire mai. Ennio De Concini, uno dei più grandi sceneggiatori e creatori di storie del cinema italiano, svela quello che nessun flm avrebbe mai il coraggio di raccontare. Dagli esordi in Sciuscià di De Sica/Zavattini, mentre scrive per La Fiera Letteraria, passeggiando con Marinetti, Flaviano, Gadda, Ungaretti, Caproni, fino all’invenzione de La Piovra. Passando per incontri straordinari, con personaggi che portano i nomi di Stanley Kubrick, Roman Polansky, Rolling Stones, Peter Falck, Giuseppe De Santis, Pietro Germi, Raffaello Matarazzo, Mario Camerini, Tinto Brass, Mario Bava, Gillo Pontecorvo, Mario Monicelli, Roberto Rossellini, Franco Zefferilli, Roberto Faenza, Carlo Lizzani, Dino Risi, Salce, Fellini... E poi l’invenzione dei sandaloni, quei flm mitologici che hanno dato vita alla Hollywood sul Tevere, fno alla Swinging London e la Russia di Italiani Brava Gente. E ancora Carlo Ponti, Dino De Laurentis, Cristaldi a fargli da padri. Tante altre figure a fargli da fratelli e sorelle come Franco Rossi, Giuliano Montaldo, Franco Brusati, Silvana Mangano. C’è tanta gente, ma in fondo non c’è proprio nessuno. Perché campeggia solo la voce inarrestabile e torrenziale di quest’uomo che è stato il più grande storytelling del cinema italiano a raccontarci che il successo non esiste e il cinema niente altro che un nessun dove di fronte al quale resta lo sgomento di un’esistenza che si sarebbe voluta diversa da quella realmente vissuta.

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