Presentato in anteprima ad Alice nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni, Mollami film debutto di Matteo Gentiloni nuova produzione originale Sky, sarà trasmesso in prima TV domenica 24 novembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno. Disponibile anche on demand su Sky e NOW TV. L’intervista a Matteo Gentiloni.
Un senso di colpa che crea smarrimento, l'illusione di fuggire dal dolore, e poi il coraggio di crescere e vivere la realtà. Questo è il tocco che Matteo Gentiloni mette in Mollami, il suo film d’esordio, diviso tra dramma e commedia che affronta la fragilità che si ha in età adolescenziale.
Il giovane regista esordisce dietro la macchina da presa con un film di formazione dal linguaggio maturo. Il copione è audace e seppur la confezione del film è mainstream i temi sono d’autore. Il suo esordio convince grazie anche ad un linguaggio ed una libertà di stile con il quale Gentiloni osa interagendo con lo spettatore. Nel cast Alessandro Sperduti, Maria Chiara Giannetta, Caterina Guzzanti e Gian Marco Tognazzi, oltre a Neri Marcorè che presta la voce a Renato, personaggio fantasy nel film realizzato dalla Factory Makinarium, più di una coscienza per la protagonista Valentina (Martina Gatti). L’intervista al regista Matteo Gentiloni.
Un copione molto audace. Cosa l’ha ispirata?
Una serie in particolare per quanto riguarda il linguaggio è stata Big Mouth che parla appunto di ragazzi adolescenti che hanno diversi problemi e che si immaginano la presenza di un mostro. Da qui l’idea di Renato, la creatura che domina in Mollami.
Renato è nato con la prima sceneggiatura del film?
È nato dopo. All’inizio il film era puramente un racconto di formazione, c’era il tema del viaggio ma non c’era il senso di colpa, mancava il lutto e la sua elaborazione. È venuto tutto dopo, lavorando mano a mano alla sceneggiatura insieme a Sky.
Nel film vediamo due sensi di colpa diversi, quello di Valentina e quello di sua mamma.
La morte del fratellino ha caratterizzato la vita di Valentina e al tempo stesso quello di sua mamma. Ci siamo detti: ma se Valentina ha un senso di colpa così forte, la madre che senso di colpa deve avere? Mostruoso?
Mancava a questo punto un senso di colpa da parte del padre.
Il padre a mio avviso è quella figura che invece di affrontare le proprie emozioni le mette da parte. Da questo mio pensiero ne deriva il fatto che il padre non è legato direttamente all’evento tragico. Ci immaginiamo che la madre fosse lì nel momento della morte del figlio mentre il padre no, anche se questo nel film non viene detto.
Il papà solo una volta parla della tragedia, e anche se Valentina in quel momento non è presente, tutto le viene riportato da Renato.
Qui entra in gioco una libertà di stile. Concettualmente chi vede il film si chiede: perché il senso di colpa (Renato) ha sentito quelle parole? La riflessione nasce dal fatto che Renato è un essere quasi soprannaturale che poteva aver suggerito a Valentina quelle parole.
Così come per la scena dell’incidente in auto.
Sì esattamente. Questi sono tutti spunti di libertà di stile prese dalle mie serie tv preferite.
Mollami è un film bello esteticamente. Quanto tempo ha impiegato per raggiungere un estetica del genere?
Sono molto appassionato di fotografia prima ancora che di cinema, cerco di curare molto dei progetti che faccio il lato puramente estetico. In questo caso è stato particolarmente facile. Dopo aver parlato con il direttore alla fotografica Benjamin Maier, abbiamo capito subito che lo stile del film doveva essere pop.
Cosa fa la differenza?
Ci siamo inventati un lavoro di colore. Tutti i toni virano sul blu nel film. Renato e in generale la tristezza che attanaglia il mondo di Valentina vira sul blu. Credo sia questa la chiave che rende il film esteticamente diverso dai lavori che siamo abituati a vedere e che ne consente anche una rilettura.