Guardando all’ultimo decennio del cinema francese, ecco i registi di cui si è maggiormente parlato, in Francia e oltre i confini transalpini
Il cinema francese è sempre stato particolarmente prolifico. Guardando all’ultimo decennio però è decisamente aumentato il numero di produzioni in grado di scatenare un acceso interesse nel pubblico di massa. Ad aiutare sono state di certo le commedie degli ultimi anni, come ad esempio Quasi Amici, che hanno conquistato spettatori in tutto il mondo, dando il via anche alla realizzazione di un remake americano. Ecco dunque quali sono i registi francesi più famosi degli ultimi dieci anni.
- Olivier Nakache e Éric Toledano
- Dany Boon
- Alexandre de La Patellière
- Olivier Assayas
- Luc Besson
- Celine Sciamma
- Maïwenn
Olivier Nakache e Éric Toledano
Olivier Nakache ed Éric Toledano sono i responsabili dell’avvio di un processo, iniziato nel 2011, con il loro “Quasi Amici” che ha riscosso successi in ogni dove. In un cinema dominato dall’ilarità all’americana, il loro prodotto arriva come una boccata d’aria fresca, superando ampiamente i confini nazionali. Guardando all’Italia, il loro film ha scatenato una certa fiducia in determinati prodotti d’oltralpe, con il pubblico di massa più propenso a dare una chance in sala a titoli francesi, comici e non solo.
Dany Boon
Dany Boon è un attore, regista e comico francese, autore di “Giù al Nord” e “Niente da dichiarare”?, tra gli altri, che hanno il merito d’essere stati tra i primi titoli a far esplodere il nuovo cinema comico francese in tutta Europa. Il primo dei due, risalente al 2008, è stato particolarmente apprezzato in Italia, richiamando l’attenzione di Luca Miniero e Alessandro Siani, che lo hanno sfruttato come base per dare il via alla propria analisi delle differenze tra settentrione e meridione, con “Benvenuti al Sud” del 2010, in cui lo stesso Dany Boon fa un cameo.
Alexandre de La Patellière
Alexandre de La Patellière ha portato nelle sale nel 2012 il suo “Cena tra amici”. Una pellicola che dimostra l’evoluzione della commedia transalpina. Tratto da un testo teatrale, questo film porta sul grande schermo una commedia amara, che sfrutta uno spazio unico e gode pienamente dei tempi comici perfetti dei suoi interpreti. I rapporti sono qualcosa di tremendamente complesso e spesso risultano infarciti di menzogne. Primo o poi però si rischia la deflagrazione ed è proprio quanto accade.
Olivier Assayas
Olivier Assayas è senza dubbio uno dei registi più intriganti e apprezzati dell’ultimo decennio, in Francia come all’estero. Di grande impatto il suo “Personal Shopper”, del 2016, con protagonista Kristen Stewart. Una pellicola sperimentale, che sfrutta una ghost story come pretesto per attrarre il pubblico e condurlo in un’analisi sull’animo umano, le sue costanti incertezze e quella voglia innata di indagare. Abbiamo bisogno di risposte, di certezze e di investigare le origini delle nostre paure, andando alla ricerca dell’aldilà. Assayas si chiede però come possa svolgersi tutto questo nella società odierna, che ha tracciato un netto solco rispetto al passato, dato dall’uso spasmodico della tecnologia.
Luc Besson
Dagli anni ’80 a oggi Luc Besson non ha mai interrotto la sua produzione. Per anni non è riuscito a far davvero centro, per poi individuare il giusto linguaggio nel 2013 con “Cose nostre”. Cast ricco, da Robert De Niro a Michelle Pfeiffer, passando per Tommy Lee Jones, ma soprattutto la giusta verve, quasi quella dei tempi migliori. Ironico e amaro come un film di Besson sa essere. Tenta poi di reinventarsi con Lucy, anche se risulta esserci una gran distanza tra l’intrigante idea e la resa finale. Nel 2017 poi realizza un sogno, adattando Valerian, graphic novel di Pierre Christin, in un viaggio che sfrutta al meglio le odierne potenzialità tecnologiche del cinema.
Celine Sciamma
Céline Sciamma, regista francese di origini italiane, ha il gran pregio di saper comunicare senza semplificazioni. In “Tomboy” e “Diamante nero” volge lo sguardo mondi giovanili, muovendosi tra tenerezza e sincerità. Nel primo caso evidenzia la solitudine dei bambini, lasciati soli con le proprie domande e i mille dubbi di un’età di passaggio. Nel secondo invece evidenzia quelle domande e quegli errori che ogni adolescente deve necessariamente porsi e compiere, nel caos di un’età che sembra quasi un test, da superare in qualche modo per accedere all’età adulta.
Maïwenn
Maïwenn è un’attrice, sceneggiatrice e regista francese, che nel 2015 si è posta palesemente in risalto con il suo “Mon roi – Il mio re”. La pellicola vanta due splendidi interpreti protagonisti, Emmanuelle Bercot e Vincent Cassel. Viene proposto al pubblico un affresco sincero, crudo e a tratti spietato di un rapporto di coppia. L’analisi è però soltanto a tratti universali, considerando come si prendano ad esempio due tipologie ben precise di persone, in un’età, i 40, in cui si iniziano a tirare un po’ di somme. Dall’attrazione al rapporto, fino all’accettazione di comportamenti dannosi, al vicendevole farsi del male e all’adorazione di sé, che fa dell’altro un divertimento passeggero da prendere e lasciare a piacimento.