Il talentuoso attore lucano veste i panni di Athos nello spettacolare e molto divertente film diretto da Giovanni Veronesi (nelle sale dal 27 dicembre). Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato come è stato girare Moschettieri del re - La penultima missione in Basilicata, la sua Terra d'origine
Basta guardare la prima scena di Moschettieri del re in cui compare Rocco Papaleo per capire quanto l'attore riesca a rendere unico ogni personaggio che interpreta. In penombra, vestito con un camicione bianco languidamente seduto all'interno del proprio castello, Papaleo canta una filastrocca parla della terra che se ne va in giro nello spazio. Rocco è dolce compagnia di un ragazzo e di una ragazza perché il suo Olivier Athos de Bragelonne de la Fère (meglio noto semplicemente come Athos) è ambidestro. Lo si evince meglio quando nella scena successiva molla un bacio sulla bocca a un attonito Piefrancesco-D'Artagnan-Favino. Ma Athos è anche il capo dei moschettieri, il più anziano dei quattro, il punto di riferimento. Così, tra un acciacco e un duello, tra un motto di spirito e una corsa a cavallo, Papaleo riesce a essere divertente, delicato, malinconico. Insomma un autentico moschettieri e non una corriva macchietta.
Qual è stato il tuo primo pensiero quando Giovanni Veronesi ti ha proposto di partecipare a Moschettieri dei re?
“Ho pensato che si trattava di un’idea geniale. E mi sono domandato come mai nessuno ci avesse pensato prima. Per realizzare il film Veronesi ha radunato una task force di altissimo livello e sono stato onorato di aver partecipato a questa pellicola.”
Come è stato girare in Basilicata, la tua Terra d’origine?
“Non giravo in Basilicata dai tempi del mio primo film come regista (Basilicata coast to coast n.d.r.). Con Moschettieri del re ho scoperto altri luoghi, altri scorci. Constatare poi che durante lee tutta la troupe restava incantata e ammirata dalle location mi ha riempito d’orgoglio.”
Come è nata l’idea di caratterizzare ogni moschettiere con un dialetto?
“È nata durante la lettura del copione. Abbiamo pensato di caratterizzare i nostri personaggi con le nostre cadenze d’origine. Tranne Pierfrancesco Favino, che è un genio in grado di imitare qualsiasi dialetto e che si è inventato questo accento italo-francese.”
E l’idea di un Athos bisessuale?
Era già nella sceneggiatura. È stata un’idea del regista
Invece la filastrocca che canti all’inizio del film?
“Io ho scritto la musica. Giovanni Veronesi, invece, le parole.”
Com’era l’atmosfera sul set?
“C’era la voglia di fare una comicità larga, ma non troppo becera. Il desiderio di fare una commedia dal respiro internazionale.”
Moschettieri del re è pieno Duelli con la spada e corse a cavallo, una cosa insolita per un film italiano
“Infatti è stata un’esperienza emozionante, ma faticosa. Ho frequentato per un paio di mesi un centro ippico perché non ero mai stato su cavallo in vita mia e al contempo ho prese lezioni di scherma. Alla fine sono orgoglioso di avercela fatta.”
Hai riletto il romanzo di Dumas, o visto qualche film sui moschettieri, per esempio La maschera di ferro in cui Athos era interpretato da John Malkovich?
“No, ho preferito non essere influenzato dal libro e poi volevamo dare un’interpretazione moderna alla vicenda E non ho neanche visto i film, altrimenti non sarei neanche andato sul set la mattina.”
Infine perché andare a vedere Moschettieri del re?
"Per gongolare insieme a noi. È un film italiano epico, molto originale e molto divertente. Una pellicola che non si vede tutti i giorni. Un’opera ambiziosa ad alto budget che deve essere vista al cinema."