La burocrazia schiaccia la dignità: Io, Daniel Blake, miglior film a Cannes 2016

Cinema
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Appuntamento, in prima tv, giovedì 10 maggio alle ore 21.00 su Sky Cinema Cult - Miglior film a Cannes 2016 per il film diretto dal maestro Ken Loach che commuove e lascia il segno. Daniel Blake è sulla soglia dei sessant'anni e, dopo aver lavorato per tutta la vita, per la prima volta non può più avere un’occupazione stabile in seguito a un attacco cardiaco. Fa richiesta del riconoscimento dell'invalidità con il relativo sussidio, ma viene respinta. Intanto, ha conosciuto una giovane madre che, senza lavoro, fatica ad andare avanti. Tra i due scatta una reciproca solidarietà

Sentirsi esclusi dal Paese in cui si vive. Avere la sensazione di essere messi di proposito in difficoltà, di essere ostacolati, di essere messi da parte. La colpa? Avere cinquantanove anni e non essere in grado di reinserirsi in una società caratterizzata dal culto dell’efficienza e della tecnocrazia disumana. È quello che capita a Daniel Blake che, dopo una vita passata a fare il falegname, si trova improvvisamente nella condizione di dover abbandonare il suo mestiere. Un problema al cuore gli impedisce infatti di fare lavori usuranti. Il sussidio di disoccupazione, però, gli viene negato. Blake è in grado di lavorare e quindi deve cercarsi un altro lavoro. Questo è il responso di una presunta “professionista”, così come viene definita più volte nel film stesso, che fa passare in secondo piano il parere del medico. Blake si ritrova nella condizione di dover fare qualcosa che non sa fare. Pena l’indifferenza da parte di una società che diventa sempre più escludente e alienante. Sempre più avvilito tra workshop su come scrivere il curriculum, colloqui in cui si richiede di saper utilizzare il pc alla perfezione e attese infinite di telefonate che non arrivano, Blake sente di perdere gradualmente la sua dignità di persona. Dopo una vita passata a costruirsi una professione che gli conferiva un’identità precisa, si sente improvvisamente inutile e solo.

È proprio in questa situazione di solitudine che Blake cerca l’appoggio di qualcuno che possa comprenderlo, che possa avere qualcosa in comune con lui, che possa aiutarlo a sentirsi meno solo. Così si avvicina a Katie, una vicina di casa single e madre di due bambini, che fa di tutto per trovare un lavoro con cui mantenerli. Ma anche in questo caso si verificano problemi di natura burocratica. Io, Daniel Blake è una amara rappresentazione della società britannica declinata tra drammi personali e prospettive sociali. Qui emergono tristemente le contraddizioni e le ingiustizie di una burocrazia che calpesta le esigenze delle persone e finisce per annullarne le aspirazioni più profonde.

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