Il cinema che non conosci si propone di aiutare a far scoprire quei film “minori” che, per budget o per scelte tematiche, rimangono un po’ nell’ombra mentre meriterebbero di avere spinte promozionali più significative e impulso distributivo più ampio e convinto. Come The Constitution- Due insolite storie d'amore di Rajko Grlic in questi giorni al cinema. A seguire la recensione del film e l'intervista a Alberto Bozzoli, cofondatore del Cinemino di Milano.
INTERVISTA AD ALBERTO BOZZOLI, cofondatore del Cinemino di Milano
Alberto Bozzoli ci spiega i motivi che hanno indotto il “suo” Cinemino a dedicarsi con convinzione a un cinema “diverso”, meno conosciuto e meno distribuito, eppure fondamentale in un percorso di arricchimento culturale dello spettatore.
Perché è importante dare spazio anche a questo cinema considerato superficialmente “minore”?
È importantissimo sostenere tutte quelle realtà (film e piccole distribuzioni) che non hanno il sostegno dei grandi mezzi di promozione e di diffusione, perché la varietà rappresenta un arricchimento qualitativo per lo spettatore, così come per il cinema in generale che spesso trova linfa ed energia vitale proprio attraverso cineasti e cinematografie meno importanti e conosciute.
Quali sono i criteri con cui scegli i film per il tuo cinema?
Ovviamente per il Cinema, così come per l’Arte, il gusto di ognuno di noi segue traiettorie individuali, tuttavia l’ambizione del “Cinemino” è che tutti i suoi film debbano sempre possedere almeno un buon motivo per essere proposti al pubblico. Dall’interpretazione alla regia, dalle qualità tecniche/artistiche al soggetto, fino appunto alla possibilità di aggiungere qualcosa di nuovo, di raro e di prezioso al panorama della classica offerta cinematografica. Spesso sono io che li vado a scovare leggendo, documentandomi, andando ai festival… Altre volte, in maniera spesso casuale, sono loro che arrivano (attraverso registi, sceneggiatori, attori, distributori) come se sapessero che Il “Cinemino” è il posto giusto per loro.
Quanto e cosa questo cinema considerato “minore” può apportare nella crescita culturale della società?
Perché offre l’opportunità allo spettatore di allargare i propri orizzonti venendo a contatto con storie, paesi e linguaggi differenti. Il cinema può essere intrattenimento ma anche cultura e quando riesce ad essere entrambe le cose è sicuramente anche un “viaggio” e una “scoperta” capace di portare infinitamente lontano.
Quali sono le realtà o i Paesi che producono buon cinema, che però non riesce ad avere distribuzione?
Diciamo che in Italia la parte del leone la fa la grande distribuzione e produzione Americana (e più in generale quella in lingua anglosassone), seguiti a grande distanza dai titoli francesi (i più visti in Italia tra quelli dei Paesi europei). Tuttavia non credo che le qualità artistiche coincidano o meno con il fatto di appartenere o meno a una specifica area geografica. L’unica vera differenza sta nel genere di supporto economico e promozionale su cui possono contare questi film. È per questo motivo che ritengo che i Festival di tutto il mondo svolgano un servizio fondamentale nell’offrire visibilità e opportunità di diffusione a titoli che viceversa non potrebbero mai ambire ad uscire dai propri confini territoriali e, a volta, persino ad essere realizzati.
LA RECENSIONE DEL FILM
Il titolo italiano è “The constitution – Due insolite storie d’amore”. Ma nella storia, sullo sfondo della società croata dei nostri giorni, c’è più di un legame d’amore tra i vari personaggi, se si intende l’amore come scelta affettiva in cui convergono sentimenti di varia natura. Come in un’enciclopedia dell’amore, la storia si snoda in diverse voci di uno stesso capitolo, mettendo in luce le varie tipologie con cui questo misterioso linguaggio del cuore si esprime. Non le analizza, le osserva da vicino, con grande rispetto e profonda umanità. Vjeko, il protagonista, ha amato e continua ad amare Bobo. Il primo è un professore di scuola superiore, il secondo un violoncellista dallo spirito sensibile e leggero come la sua musica, che muore suicida per anticipare il male da cui è consumato da tempo. Un amore totalizzante e indispensabile. Che unisce due anime in modo così irreversibile da offrire l’illusione di poter sconfiggere il limite della morte. O meglio, da porre la morte in secondo piano, se l’unica possibilità di continuare ad amare è oltre la vita. E per Vjeko, l’idea di raggiungerlo è un pensiero costante. Maja e suo marito Ante, poliziotto di origine serba, vivono nello stesso palazzo di Vjeko, nello scantinato. Lei è un’infermiera. Una sera, quando Vjeko diventa Katarina e passeggia sconsolato nel buio della città, un gruppo di ragazzi lo assale facendolo finire al pronto soccorso. È qui che incontra Maja. E lei da quel giorno comincia a stargli vicino per medicare le sue ferite e per assistere il padre costretto a letto. In cambio lui accetta di aiutare Ante, il marito di Maja, nella preparazione di un esame sulla costituzione. L’amore tra Maja e Ante è più dettato dal dovere e dal rispetto che dalla passione. L’amore di Maja per Vjeko si radica invece poco a poco in un’amicizia profonda, che nasce dall’incontro di due anime travagliate e nutrite da uno stesso anelito di conoscenza per il vero e per il bello, ma anche dalla condivisione del dolore. Vjeko ama suo padre Hrvoje, nonostante tutti gli insulti che riceve dall’anziano. Per accudirlo resta aggrappato alla vita rinunciando a tornare quanto prima possibile dal suo amato. Hrvoje ama suo figlio nonostante sia un travestito e lui un ex ustascia, un ufficiale dell’esercito fascista croato. Sono due, in particolare, i momenti fotografati dal regista Rajko Grlic che mostrano la verità del rapporto padre-figlio. L’attimo di quotidiana semplicità nel guardare insieme un album di vecchie foto e quello estremo della morte dell’ufficiale, accompagnata dal pianto di dolore del figlio. Alla fine, messi da parte i pregiudizi, un legame d’affetto si crea anche tra Vjeko e il suo “allievo” serbo Ante. Ante e Maja inoltre amano il loro figlioletto adottivo, che ancora non conoscono ma riempirà di gioia la loro vita. Maja ha poi un altro bambino, un piccolo non nato e che quindi non ha mai conosciuto ma a cui è indissolubilmente legata. Un figlio portato in grembo e che ha perso tragicamente. “The Constitution-Due insolite storie d’amore”. Di quali storie parla? Forse ognuno può individuare in questa fitta rete di relazioni, quelle in cui più si ritrova e che più l’hanno coinvolto.