In occasione del 50° anniversario dalla scomparsa del grande Totò, avvenuta il 15 aprile 1967, Sky Cinema Classics HD (canale 315) rende omaggio all'attore con una programmazione dedicata fino al 17 aprile. Di Totò e di alcuni film in programmazione ci parla, in questo articolo, Massimilano Scuriatti, autore del bellissimo e profondo libro E io lo nacqui. Totò, o l'arte della commedia bassa (Bietti Editore), un saggio che ci fa conoscere il Totò più autentico, l'uomo dietro la maschera e il professionista della comicità, e scoprire a cosa attingono le radici culturali che hanno portato il Principe della comicità italiana alla fama mondiale
di Massimiliano Scuriatti
E io pago!… E io pago!…strepitava Totò, alias Antonio Peletti, nel film 47 morto che parla, uno dei tormentoni più conosciuti del cinema italiano, da anni entrato nel lessico di tutti i giorni, come molto altro dell’infinito frasario di questa nostra grande maschera. Questo film del 1950 è una delle pellicole proposte da Sky Cinema Classics HD per celebrare i cinquant’anni della scomparsa del grande attore partenopeo: una maratona che terminerà il 17 aprile. I proposti non tengono conto della loro cronologia, ad accentuare il percorso artistico tutt’altro che lineare di questo immenso comico.
Il Totò di 47 morto che parla, sceneggiatura tratta dalla commedia omonima di Ettore Petrolini, è un barone la cui avarizia farebbe impallidire lo stesso Arpagone molieriano. Spilorcio fino al midollo, pretende una percentuale dal pover’uomo che elemosina nei pressi della sua abitazione; vuol cibarsi dei resti del suo cavallo appena defunto, per l’occasione diminuendo la già striminzita paga al maggiordomo, che fino a quel momento gli fungeva anche da cocchiere; e possiede uno scrigno segreto, stracolmo di tesori, ben nascosto sotto il pavimento. Ma, si sa, finché c’è vita, c’è pure la speranza che un uomo possa redimersi e migliorare, soprattutto dopo esser morto, fosse anche trapassato per via di un inganno. E così sarà per il barone Peletti, che, tornato su questa terra, si trasformerà, suo malgrado, da spilorcio in benefattore.
Altro titolo in programma è Fifa e arena, parodia del celebre Sangue e arena, lungometraggio hollywoodiano con Tyrone Power e Rita Hayworth. Nella versione nostrana, firmata da Mario Mattoli, Totò interpreta il ruolo di un farmacista costretto a fuggire in Spagna a causa di una grave accusa. Di lì in poi sarà tutta una sequela di situazioni divertenti e paradossali, per quasi un’ora e mezza di lazzi, gag, contorsioni e mimica di grande effetto comico, attinte dal vasto repertorio teatrale, suo bene più prezioso, che sempre aveva con sé. Memorabile la scena del pesce che cela le nudità della bellissima Isa Barzizza, da Totò definito democristiano, proprio per quella sua propensione alla censura.
Il risultato dell’incontro tra la maschera di Totò e Felice Sciosciammocca, personaggio nato dalla fantasia di Eduardo Scarpetta, si concretizza in quattro pellicole che hanno fatto la storia del cinema di Antonio de Curtis, due delle quali le potremo vedere su Sky Cinema Classics HD. Si tratta di Miseria e nobiltà e Il medico dei pazzi. Del primo, film di Totò che non ci stancheremo mai di rivedere, trovandovi sempre nuovi spunti di comicità, potremmo parlarne per ore. Ci limiteremo, tuttavia, a menzionare una scena che vale per tutte: quella di Totò-Sciosciammocca che balla sul tavolo, mentre farcisce le tasche della giacchetta sdrucita di spaghetti fumanti. Il secondo film di derivazione scarpettiana si mantiene coerente con l’impianto del primo, per ciò che riguarda il tema dell’imbroglio, per quanto si ambienti in un contesto diverso, attraverso una storia dai toni farseschi, in cui va sempre più assottigliandosi la distanza tra follia e sanità mentale, o presunte tali, talvolta finendo per (con)fondersi. Con delle perle di saggezza comica, politicamente (s)corretta, attuali ieri, tanto quanto oggi: "Quando ci sono i tumulti elettorali, è meglio andare al manicomio: tra i pazzi è più tranquillo".
Altro notevole personaggio, cui la maschera di Totò ha dato corpo e voce, è quello del cavalier Pezzella, commerciante vessato dal maresciallo Tapponi, interpretato da un altrettanto straordinario Aldo Fabrizi. Il film, risalente al 1959, si intitola I tartassati, commedia divertente e ben congegnata, per una vicenda incentrata sul più grande nemico degli italiani (dopo il “traffico” di Johnny Stecchino): le tasse. E che dire di Totòtruffa 62? Se è vero che ’na maschera non po’ fa n’atra maschera come sentenziò Gianni Cajafa nel corso di un’intervista rilasciata ad Alberto Anile, è pur vero che una maschera può prestare i suoi connotati a mille altri personaggi, persino al lider maximo, senza mai annullarsi del tutto (in caso contrario, superfluo dirlo, non sarebbe una maschera). E a proposito di Fidel Castro, in Totòtruffa 62 ne vediamo uno dalla faccia sbilenca, che tanto ricorda il nostro attore. Per di più, accompagnato dalla gentile consorte, donna dall’accento ispano-napoletano, nonché vagamente somigliante a Nino Taranto. Nella sua trama sottile, in quella sequela di travestimenti e di raggiri – chi non ricorda la famosa vendita della Fontana di Trevi? – Totòtruffa 62 si rifà ai codici della farsa, rasentando la classica struttura a sketches, in alternanza con un subplot che, alla maniera degli antichi canovacci dei Comici dell’arte, vede contrapposti gli zanni, il Pantalone di turno (in questo caso si tratta di un commissario, interpretato da Ernesto Calindri) e i due innamorati, osteggiati sino all’immancabile lieto fine.
Questo viaggio nel mondo del cinema di Totò non può non lambire il meglio delle produzioni in coppia con Peppino De Filippo. A partire da Totò, Peppino e la… malafemmina, in termini di comicità uno dei migliori della filmografia del principe della risata. Riassumendolo in pochi elementi topici, è il film dei fratelli Capone e della famosa lettera alla malafemmina; del loro sbarco a Milano, infagottati in abiti pesanti fino all’inverosimile; della nebbia, che quando c’è […] non si vede, del noio volevons savuàr; dell’ho detto tutto di Peppino (Capone); dei dispetti dei due fratelli ai danni dell’esasperato vicino Mezzacapa. Si procede quindi con Totò, Peppino e i Fuorilegge, Totò, Peppino e le Fanatiche e La Banda degli Onesti. Il primo presenta Totò e il suo complice alle prese con un finto (fino a prova contraria) rapimento, nell’intento di estorcere denaro alla moglie, particolarmente taccagna, impersonata da Titina De Filippo. In Totò, Peppino e le fanatiche, dopo una vana resistenza contro le fissazioni dei rispettivi familiari, entrambi finiscono in manicomio, dove avranno modo di raccontare le ragioni del loro internamento, a seguito delle insopportabili manie delle loro famiglie. Il finale, lieto per i due, lo sarà meno per consorti e prole. Infine, per la serie l’occasione fa l’uomo ladro, la Banda degli onesti, altra pellicola dalla cospicua portata comica, che vede, in aggiunta alla coppia già collaudata, la felice presenza di Giacomo Furia, caratterista di gran talento, in una storia di uomini perbene trasformatisi in improbabili falsari. Perché, nella vita, vuoi o non vuoi finisce sempre così: o sei roso dai morsi della coscienza, o da quelli della fame.