Addio a Dario Fo, dal Mistero Buffo al Premio Nobel

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Dario Fo
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E' morto Dario Fo. Aveva 90 anni e da qualche giorno era ricoverato a Milano per complicazioni polmonari. Se ne va uno dei più grandi attori, scrittori, drammaturghi e poeti di sempre, un eretico senza bandiera cui fu assegnato, nel 1997, il Premio Nobel per la Letteratura. Dario Fo verrà ricordato su Sky Arte oggi alle ore 19.15 con Racconto di un evento e alle ore 20.30 con Ritratti - Dario Fo dipinge Maria Callas (replica venerdì 14 alle ore 20). Guarda il video di Kika Press

Nel giorno della scomparsa, oggi a Milano, di Dario Fo, Premio Nobel per la letteratura nel 1997, Sky lo ricorda con una programmazione speciale, in onda su Sky Arte HD e Sky 3D, in cui Fo racconta nelle vesti di pittore la figura di Maria Callas e quella di Papa Francesco dopo la Canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Su Sky Arte giovedì 13 ottobre dalle 19.15 e venerdì 14 ottobre dalle 13.15 su Sky 3D, andrà in onda 27 Aprile 2014: Racconto di un evento, il documentario realizzato da Sky e dal Centro Televisivo Vaticano in occasione della Canonizzazione di Papa Wojtyla e Papa Roncalli, che vede la partecipazione straordinaria di un inedito ed inaspettato Dario Fo.. A seguire, alle 20.30 e venerdì 14 ottobre dalle 20 su Sky Arte HD, sarà trasmessa la puntata del ciclo “Grandi Mostre” in cui Dario Fo dipinge Maria Callas. Questo è il titolo della mostra esposta all’Arena Museo Opera di Palazzo Forti a Verona, dal 22 maggio al 27 settembre 2015, con cui il grande drammaturgo e uomo di teatro a tutto tondo racconta attraverso la sua pittura la vita del leggendario soprano greco, regina indiscussa della lirica a livello mondiale. 
 

di Fabrizio Basso
(@BassoFabrizio)


E' morto Dario Fo. Se n’è andato in una giornata uggiosa, di quelle che solo Milano, la sua Milano sa offrire. Il regista, lo scenografo, l’impresario, lo scrittore e il pittore figlio di un capostazione e una casalinga ha chiuso il sipario su quel mistero buffo che è stata la sua vita. E' stato un ribelle della sinistra quando la parola ribelle, in politica, apparteneva ad altri popoli. Lui, l'eretico senza bandiera, ha vinto il Nobel, nel 1997, scatenando le ire di tanti intellettuali bigotti. Se ne è andato a 90 anni e sette mesi per problemi polmonari. Da 12 giorni era ricoverato all’ospedale Sacco di Milano. E lì ha chiuso gli occhi su una vita che lui stesso, soprattutto negli ultimi tempi, amava definire "esageratamente fortunata".

Vita? Un insulto parlare al singolare dell'ultimo giullare. Lui era più vite, ma non quelle popolate da amici invisibili, quelle vissute. E quella più importante si chiama Franca Rame, sua moglie ma anche amica e compagna di tante battaglie che se ne è andata nel 2013. La vis poetica di Fo getta i primi germogli all'Accademia di Brera, sono gli anni Cinquanta e Brera è quella del bar Giamaica, luogo di ritrovo di attori, artisti, rivoluzionari e pensatori. Lui si affaccia in Rai come autore, debutta in radio col Poer nano. Poi il teatro, il Franco Parenti, un film, Lo svitato (e così, in quegli anni di tumulti culturali un po' lui appariva) che Carlo Lizzani strutturò appositamente per lui.


Dario Fo e Franca Rame

Ma il momento magico è un nome, Franca. Lui, lungagnone, col naso adunco, l'occhio vispo ma pudico, la guarda da lontano e guarda tutti quelli che la guardano. Innamorati. Lei lo bacia, non gli concede via di fuga. E' così innamorato da accettare un matrimonio molto borghese, nella chiesa di Sant’Ambrogio a Milano. Da quell'amore così devastante nasce Jacopo, che erediterà la passione dei genitori per l'arte.

Raccontare quello che ha fatto è un elenco infinito. E' lecito dunque seguire un gusto personale, senza dimenticare che nel 1962 sono ospiti di Canzonissima in Rai: Dario e Franca preparano dei testi che costringono la censura (si era in piena egemonia democristiana) a costanti interventi che preferiscono tirarsi fuori e dedicarsi al teatro. Nel 1969 debuttano col Mistero Buffo, lavoro teatrale che gli regala il titolo, di cui andò sempre, fiero di "ultimo giullare" e che fece arrabbiare un po' tutti, Vaticano compreso. Subito seguito dalla svolta politica, che si apre nel 1970 con Morte di un anarchico sulla fine violenta di Giuseppe Pinelli. Ci fermiamo qui a guardarlo, mentre attraversa quell'ultimo vecchio ponte (per dirla con Fabrizio De André) abbracciato, finalmente, alla sua Franca cantando "ma che aspettate a batterci le mani"!

 

 

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