Provando... Dobbiamo Parlare, dallo schermo al palco
CinemaUn cast di all-stars in stato di grazia (composto da Sergio Rubini, Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ragonese, Maria Pia Calzone) un copione brillantissimo e un gioco di rimadi tra cinema e teatro. L'ultima trovata di Rubini in doppia versione: quale sarà la migliore?
di Michele Sancisi
Teatro, cinema, fiction tv, i confini tra generi di spettacolo tendono a sfumare. Ne è un esempio "Provando... dobbiamo parlare", intelligente operazione trasversale concepita dal genio incostante di Sergio Rubini, su una partitura di commedia da camera dolceamara un po' all'americana: due coppie diversissime di amici, una in crisi l'altra apparentemente felice, chiuse in una stanza tra moine, ironie, sospetti, disillusioni e lancio di coltelli.
Il regista e attore pugliese ne ha fatto dapprima un film, "Dobbiamo parlare" (scritto con la compagna Carla Cavalluzzi e Diego De Silva, produzione Palomar e Nuovo Teatro), presentato al Festival del cinema di Roma. Pochi mesi dopo ne ha messo in scena una versione teatrale con l'espediente di raccontare le prove che gli attori del film hanno sostenuto per preparare il film (di impianto teatrale).
La vicenda e il cast restano gli stessi, entrambi molto efficaci e la trovata è destinata a "fidelizzare" il pubblico che, dopo aver visto una delle due versioni, ha la curiosità di vedere anche l'altra per capire quale preferisce. Infatti dopo il buon esito del film in sala la tournée italiana dello spettacolo (visto al teatro Franco Parenti di Milano) procede come il tour di una rock-band: sold-out ovunque.
Non capita tutti i giorni di vedere riuniti su un palcoscenico Sergio Rubini, Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone e Isabella Ragonese, e non è frequente a teatro sentire due ore di risate e applausi a scena aperta, per un testo che non perde un colpo con interpretazioni superlative di tutti. Il milanese Bentivoglio scatena addirittura l'ovazione finale con la sua irresistibile performance in romanesco nei panni di un barone della medicina borioso e fedifrago.
La ex Imma Savastano di "Gomorra La Serie" è la di lui moglie, tradita ma con più di uno scheletro nell'armadio. Rubini e Ragonese sono il giovane "team" sentimental-creativo di scrittori entusiasti e di sinistra che subisce lo scorno della coppia di amici borghesi e di destra senza poterne restare illesi. L'espressione del titolo non lascia mai presagire nulla di buono: quel "dobbiamo parlare" che rompe la trama di una comoda illusione è uno spunto drammaturgico quasi pirandelliano.
Tutto si svolge in una stanza, tutto in presa diretta, tra cinema e teatro, tra Neil Simon e la commedia all'italiana, un po' Virzì di "Ferie d'agosto" e un po' Polanski di "Carnage", tra echi da "La stazione" (il primo fiilm-spettacolo di Rubini del 1989), "La terrazza" di Ettore Scola e le sit-com sentimentali con risate pre-registrate.
Il gioco di rimandi è destinato a moltiplicarsi perchè il successo della piéce nata dal film pare quasi certo che darà luogo ad un sequel cinematografico nella prossima stagione che, c'è da giurarlo, rimbalzerà ancora una volta la palla al palcoscenico: un'esperimento di serializzazione cine-teatrale sempre all'insegna della mescolanza tra linguaggi e mezzi espressivi. Stay tuned.