La svolta del 33° Bellaria Film Festival. I premi consegnati dalla madrina Greta Scarano, reduce dai set segretissimi di “Suburra” e “In Treatment- Seconda stagione”.
Di Michele Sancisi
"Il cinema da ascoltare con gli occhi", questa la formula con la quale la storica kermesse dedicata al documentario che si tiene a Bellaria (in precedenza nota come "Anteprima per il cinema indipendente" e oggi semplicemente "Bellaria Film Festival") ha rinnovato intelligentemente la propria identità. L’idea dei due direttori Simone Bruscia e Roberto Naccari (veterani di altre prestigiose avventure festivaliere dal Riccione TTVV a Santarcangelo dei Teatri) è stata quella di iniettare nel programma di quest'anno una robusta dose di musica d'autore, senza tradire il tradizionale Dna cinefilo del BFF che in 33 anni ha portato grandi registi e tutta la critica che conta in questo dolce angolo di Romagna. L'idea, rivelatasi vincente nelle tre intense giornate (24/25/26 luglio), ha nutrito occhi, orecchie e pensiero di un vasto pubblico, sia cinefilo che vacanziero, in virtù anche di uno slittamento di date dalla piovosa primavera a questa estate bollente.
CONCORSO E PREMI DEL BFF33 TRA CINEMA E ARTE
In concorso come sempre una bella selezione di documentari, prevalentemente italiani, tra i quali la giuria presieduta da Mario Sesti ha premiato 4 film di notevole impatto. Il premio della sezione principale “Italia Doc” è andato a “SmoKings” di Michele Fornasero che racconta con la grinta di un film di Scorsese l’ascesa imprenditoriale – incredibile ma vera – dei fratelli Messina, che hanno sfidato il monopolio di stato e le multinazionali del tabacco con le loro sigarette “Yesmoke” e tra vittorie e sconfitte (attualmente sono in carcere) vantano una storia e dei profili degni della migliore fiction (il film uscirà in dvd il prossimo 8 settembre). La Menzione intestata a Gianni Volpi è andata a “Brasimone” di Riccardo Palladino che ci porta con sguardo trasognato nel panorama appenninico di un lago quasi fiabesco ma “abitato” da un mostro molto hi-tech. Il concorso “Casa Rossa” riservato ai documentari d’arte è stato vinto da “My sister is a painter” di Virginia Eleuteri Serpieri che sa incantare lo sguardo e la mente con una raffinata tessitura di immagini e testi sul senso e sulla pratica dell’arte. La Menzione intestata a Paolo Rosa è andata “Ella Maillart: Double journey” di Mariann Lewinsky e Antonio Bigini (quest’ultimo formatosi proprio a Studio Azzurro) che recuperano immagini di un viaggio in oriente compiuto nel ’39 da una documentarista svizzera, ricostruendo una biografia palpitante che è anche il ritratto di un’epoca.
ENZO, LUCIO, FABER E GLI ALTRI: LE SERATE MUSICALI
Parallelamente al programma filmico le notti bellariesi sono state invase di suoni e immagini legate insieme in omaggio a tre grandi poeti della canzone che abbiamo perduto. Una serata per Enzo Jannacci ha visto avvicendarsi sul palco due voci toscane - Appino, frontman e autore del gruppo Zen Circus e di Lucio Corsi, promettente cantautore visionario ventiduenne - con due interpretazioni quasi opposte dello stesso genio milanese, raccontato poi anche dallo straordinario documentario “Jannacci, Lo stradone col bagliore” di Ranuccio Sodi, che contiene perle indimenticabili (e purtroppo difficilmente “liberabili”) destinate a restare un oggetto di culto semi-clandestino. La seconda serata dedicata a Fabrizio De Andrè ha unito una appassionata e dolente re-interpretazione del gruppo Wow di alcuni capolavori del genovese e il toccante Doc-omaggio “Faber in Sardegna” di Gianfranco Cabuddu. Infine il ricordo di Lucio Dalla, affidato al live-set della storica band livornese Virginiana Miller e al ritratto corale che Mario Sesti ha cucito con importanti testimonianze e documenti in “Senza Lucio” (prossimamente su Sky Arte). Spazio anche all’umorismo e al gioco musicale con il bellariese Vinicio Capossela (che ha rievocato bizzarre figure di provincia) e la tribute-band Pasquale Ametrano Cinematic Orchestra che ha duettato con le immagini dei primi film di Verdone (a sorpresa in collegamento telefonico), mentre Francesco Bianconi dei Baustelle ha intrecciato suoni e parole attorno al suo nuovo romanzo “La resurrezione della carne”.
GRETA SCARANO, DA “SUBURRA” A BELLARIA
Gran finale con la madrina Greta Scarano, che a margine della serata ci ha raccontato le ultime interpretazioni, attesissime in autunno al cinema e su Sky: in particolare la seconda serie di “In Treatment” (prossimamente su Sky Atlantic con 35 nuovi episodi), la cui trama è uno dei segreti meglio custoditi dell’Occidente. La ex protagonista di “Romanzo criminale-La Serie” è tornata anche a lavorare con Stefano Sollima per “Suburra”, uno dei film di punta dell’autunno in uscita ad ottobre: “Lavorare con lui, anche in un piccolo ruolo - quello di Viola, la fidanzata di un personaggio chiamato “Numero 8” -, è gratificante perché lui è un regista che non sbaglia mai la scelta di un attore e sul set ha la capacità di ottenere esattamente quello con vuole dicendoti solo tre o quattro parole. ‘Suburra’ è stato per me un film molto faticoso ma solo per la drammaticità del personaggio, che mi ha messo alla prova come mai prima d’ora.”