Marco Giallini e Alessandro Gassmann insieme in una commedia lieve che tocca comunque temi importanti. Un invito alla riflessione delicato che ci restituisce un po' di onestà intellettuale. Ecco la recensione. Appuntamento, in prima tv, su Sky Cinema 1, lunedì 28 marzo alle 21.10.
E' proprio vero che non ci sono più i coming out di una volta. Quando un ragazzo si rinchiude spesso in se stesso, esce sempre con quel suo amico del liceo e a un certo punto se ne esce con un: “Famiglia, stasera vi devo parlare di una cosa”... di solito due più due fa quattro. “Mio figlio è gay”, pensa all'istante il prestigioso cardiochirurgo Tommaso – un burbero Marco Giallini – che tanto si autodichiara aperto, democratico e illuminato quanto rischia sulla sua pelle una delle sincopi cardiache che è abituato a curare, quando dalla bocca di quel suo ragazzo così in gamba e dal futuro medico così promettente escono parole come “cambio di vita... luce nuova... felicità vera... seminario!”.
E non è sicuro di aver capito bene, ma a un certo momento, tra capo e collo, deve essergli arrivato all'orecchio pure un certo “...Gesù”. A questo punto, cosa può succedere a un ateo convinto, uno che al cinismo da Dottor House riesce solo ad alternare le conseguenze di un ego ipertrofico e che a ogni piè sospinto snocciola il suo mantra personale “I miracoli non esistono, sono io che sono bravo”? Il minimo che può capitare, a uno come lui, è la partenza di un film mentale a base di lamenti e litanie, croci e cilicio, vecchie bigotte e oscurantismo come se piovesse. A piovergli addosso, invece, con la virulenza propria di uno tsunami in scarpe da ginnastica e colletto, è un ex galeotto di periferia che ora si chiama Don Pietro, uno che un giorno ha capito che “la vita mica è tua, mica puoi far come te pare...”, che raduna intorno a sé tanti ragazzi più o meno in gamba e dal futuro più o meno promettente per aiutarli, in fondo, ad ascoltare i desideri più profondi del loro cuore, proprio sull'esempio di chi con il cuore ha fatto tutto, fino a dare la vita per i suoi amici: “E' proprio lui, nun se scappa – dice Don Pietro - il protagonista dei Vangeli, l'uomo più controcorrente della Storia”. Finalmente una commedia lieve che si può definire semplice - forse anche troppo per chi è drogato di intrecci cervellotici e dialoghi fumosi - ma non banale. Semplice perchè dà la sensazione di restituire allo spettatore il sapore un po' antico delle cose più semplici, appunto, che hanno quel retrogusto di autenticità che non ha bisogno di lauree o dottorati per poter essere capito al volo: un orecchio che ascolta, un occhio che osserva, un cuore che batte, una mano tesa.
E non banale perchè oggi, soprattutto, non è banale ricordare che ce ne sono tanti di preti così, non necessariamente strafighi come Alessandro Gassmann, ma dal cuore votato al dono di sé, capace per questo di trasformare in meglio le vite altrui: quella di un padre pieno di sé ma vuoto di tutto il resto (Marco Giallini), di una madre infelice che annega la sua frustrazione nell'alcool e nelle adozioni a distanza (Laura Morante), di una figlia adorabilmente ignorante alla ricerca del senso della vita (Ilaria Spada) e di un genero rampante ma burino dentro (Edorado Pesce). Un po' come dire: “Dio c'è! Ora c'ho le prove”, per citare una delle battute più fulminanti de Il Ciclone di Pieraccioni. “Io non frequento la Chiesa – ha dichiarato Gassmann – ma se ci fossero preti così forse la frequenterei. Mi piace Papa Francesco perchè è un uomo pratico che parla semplicemente di cose comuni alla gente e secondo me un prete così gli piacerebbe”. E per dirla proprio con Papa Francesco, e Paolo VI prima di lui: “Questo mondo non ha tanto bisogno di maestri quanto di testimoni”. Testimoni di un bene gratuito ricevuto e poi donato che, se Dio vuole, ci può salvare la vita.
E non è sicuro di aver capito bene, ma a un certo momento, tra capo e collo, deve essergli arrivato all'orecchio pure un certo “...Gesù”. A questo punto, cosa può succedere a un ateo convinto, uno che al cinismo da Dottor House riesce solo ad alternare le conseguenze di un ego ipertrofico e che a ogni piè sospinto snocciola il suo mantra personale “I miracoli non esistono, sono io che sono bravo”? Il minimo che può capitare, a uno come lui, è la partenza di un film mentale a base di lamenti e litanie, croci e cilicio, vecchie bigotte e oscurantismo come se piovesse. A piovergli addosso, invece, con la virulenza propria di uno tsunami in scarpe da ginnastica e colletto, è un ex galeotto di periferia che ora si chiama Don Pietro, uno che un giorno ha capito che “la vita mica è tua, mica puoi far come te pare...”, che raduna intorno a sé tanti ragazzi più o meno in gamba e dal futuro più o meno promettente per aiutarli, in fondo, ad ascoltare i desideri più profondi del loro cuore, proprio sull'esempio di chi con il cuore ha fatto tutto, fino a dare la vita per i suoi amici: “E' proprio lui, nun se scappa – dice Don Pietro - il protagonista dei Vangeli, l'uomo più controcorrente della Storia”. Finalmente una commedia lieve che si può definire semplice - forse anche troppo per chi è drogato di intrecci cervellotici e dialoghi fumosi - ma non banale. Semplice perchè dà la sensazione di restituire allo spettatore il sapore un po' antico delle cose più semplici, appunto, che hanno quel retrogusto di autenticità che non ha bisogno di lauree o dottorati per poter essere capito al volo: un orecchio che ascolta, un occhio che osserva, un cuore che batte, una mano tesa.
E non banale perchè oggi, soprattutto, non è banale ricordare che ce ne sono tanti di preti così, non necessariamente strafighi come Alessandro Gassmann, ma dal cuore votato al dono di sé, capace per questo di trasformare in meglio le vite altrui: quella di un padre pieno di sé ma vuoto di tutto il resto (Marco Giallini), di una madre infelice che annega la sua frustrazione nell'alcool e nelle adozioni a distanza (Laura Morante), di una figlia adorabilmente ignorante alla ricerca del senso della vita (Ilaria Spada) e di un genero rampante ma burino dentro (Edorado Pesce). Un po' come dire: “Dio c'è! Ora c'ho le prove”, per citare una delle battute più fulminanti de Il Ciclone di Pieraccioni. “Io non frequento la Chiesa – ha dichiarato Gassmann – ma se ci fossero preti così forse la frequenterei. Mi piace Papa Francesco perchè è un uomo pratico che parla semplicemente di cose comuni alla gente e secondo me un prete così gli piacerebbe”. E per dirla proprio con Papa Francesco, e Paolo VI prima di lui: “Questo mondo non ha tanto bisogno di maestri quanto di testimoni”. Testimoni di un bene gratuito ricevuto e poi donato che, se Dio vuole, ci può salvare la vita.