Tornano in sala con La solita commedia - Inferno la coppia Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli alla loro terza incursione sul grande schermo. Dal 19 marzo nei cinema. Guarda il video del backstage
Bisognava aspettarei 'soliti idioti' per vedere finalmente una commedia sulla contemporaneità che parla di dipendenza dai telefonini, di social network, dell'infernale password del wireless fatta da troppe lettere e numeri, dell'inferno dei condomini e dei supermercati.
E' quella che ci regalano Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli con La solita Commedia - Inferno che sarà nelle sale dal 19 marzo. Il film, prodotto da Lorenzo Mieli e Mario Gianani e scritto e diretto da Biggio, Mandelli e Martino Ferro, ci porta direttamente in uno sgangherato inferno. Dove Dio (Paolo Pierobon) beve whiskey, il figlio Gesù-donna (Tea Falco) va a judo e Minosse (Mandelli) è nel panico perché non sa più catalogare i nuovi peccatori come gli hacker e gli stalker. Insomma l'Inferno è una struttura vecchia, antiquata e così Lucifero (Biggio) viene ricevuto direttamente da Dio.
La soluzione è affidare a Dante (Mandelli) la catalogazione dei nuovi peccati. Il Divin Poeta viene così catapultato in una grande città italiana, e trova come guida Demetrio Virgilio, un trentenne precario abbastanza sfigato. Da qui una carrellata di gironi infernali. Come la colazione al bar delle otto affollatissima; il traffico dell'ora di punta; l'uso spasmodico di chat o App di messaggistica, ("Ti ho visto on-line. Con chi eri collegato senza messaggiarmi?"); 'sbirri allo sbando' impegnati in un terzo grado, con tanto di botte, con una macchina a gettoni di merendine che non ha restituito il resto. E poi c’è l'Inferno dei selfie; il ministero della bruttezza capitanato dall'efficiente ministro (Gianmarco Tognazzi) e i mariti bambini che litigano al ristorante davanti alle loro mogli per il contorno. Uno dei due è stato privato dalle sue patatine. Infine, un Padre Pio che si difende dagli altri santi dopo essere stato accusato di vendere troppe t-shirt.
I "nuovi mostri"'? "Il parallelo ci onora, quel film per noi è un modello. Noi volevamo solo avere lo stesso spirito per raccontare l'Italia e gli italiani. I piccoli mostri che covano dentro ognuno di noi" dice oggi Biggio. E aggiunge Mandelli a chi gli fa i nomi di Cochi e Renato:"magari. Abbiamo provato a fare una cosa diversa rispetto la solita commedia. Abbiamo rischiato anche perché non ci divertivamo più a fare i 'soliti idioti'. Avevamo anche pensato che sarebbe stato bello fare qualcosa insieme a Maccio Capotonda e Frank Matano. Insomma mischiare le carte. Oggi nessuno vuole rischiare".
E' quella che ci regalano Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli con La solita Commedia - Inferno che sarà nelle sale dal 19 marzo. Il film, prodotto da Lorenzo Mieli e Mario Gianani e scritto e diretto da Biggio, Mandelli e Martino Ferro, ci porta direttamente in uno sgangherato inferno. Dove Dio (Paolo Pierobon) beve whiskey, il figlio Gesù-donna (Tea Falco) va a judo e Minosse (Mandelli) è nel panico perché non sa più catalogare i nuovi peccatori come gli hacker e gli stalker. Insomma l'Inferno è una struttura vecchia, antiquata e così Lucifero (Biggio) viene ricevuto direttamente da Dio.
La soluzione è affidare a Dante (Mandelli) la catalogazione dei nuovi peccati. Il Divin Poeta viene così catapultato in una grande città italiana, e trova come guida Demetrio Virgilio, un trentenne precario abbastanza sfigato. Da qui una carrellata di gironi infernali. Come la colazione al bar delle otto affollatissima; il traffico dell'ora di punta; l'uso spasmodico di chat o App di messaggistica, ("Ti ho visto on-line. Con chi eri collegato senza messaggiarmi?"); 'sbirri allo sbando' impegnati in un terzo grado, con tanto di botte, con una macchina a gettoni di merendine che non ha restituito il resto. E poi c’è l'Inferno dei selfie; il ministero della bruttezza capitanato dall'efficiente ministro (Gianmarco Tognazzi) e i mariti bambini che litigano al ristorante davanti alle loro mogli per il contorno. Uno dei due è stato privato dalle sue patatine. Infine, un Padre Pio che si difende dagli altri santi dopo essere stato accusato di vendere troppe t-shirt.
I "nuovi mostri"'? "Il parallelo ci onora, quel film per noi è un modello. Noi volevamo solo avere lo stesso spirito per raccontare l'Italia e gli italiani. I piccoli mostri che covano dentro ognuno di noi" dice oggi Biggio. E aggiunge Mandelli a chi gli fa i nomi di Cochi e Renato:"magari. Abbiamo provato a fare una cosa diversa rispetto la solita commedia. Abbiamo rischiato anche perché non ci divertivamo più a fare i 'soliti idioti'. Avevamo anche pensato che sarebbe stato bello fare qualcosa insieme a Maccio Capotonda e Frank Matano. Insomma mischiare le carte. Oggi nessuno vuole rischiare".