La maledizione di Rush

Cinema
Un particolare della locandina di "Rush", in prima visione su Sky Cinema 1 lunedì 8 settembre
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Il film di Ron Howard in prima visione lunedì 8 settembre su Sky Cinema 1 che racconta di James Hunt e Niki Lauda è tristemente celebre anche per il suo set "maledetto": due degli attori che hanno lavorato al film sono scomparsi dopo le riprese

di Camilla Sernagiotto

Il film in prima visione lunedì 8 settembre su Sky Cinema 1 che omaggia le due figure cardine della storia della Formula 1, ossia James Hunt e Niki Lauda, è celebre per tante sue caratteristiche.

Lo è per la regia da chapeau (Sir Ron Howard in persona), per il cast eccezionale che ha fatto calcare lo stesso set ad attori del calibro di Chris Hemsworth e Daniel Brühl, per la fotografia a dir poco spettacolare firmata da Anthony Dod Mantle (insignito dell’Oscar per la migliore fotografia nel 2009 per The Millionaire).
Ma lo è anche e purtroppo per una sorte tragica che ha stroncato le vite di due attori che hanno lavorato a stretto contatto con i protagonisti del film, i sopracitati Chris Hemsworth e Daniel Brühl che hanno interpretato rispettivamente Hunt e Lauda; si tratta di Sean Edwards e dell’italiano Mauro Pane, il primo figlio del famoso pilota Guy Edwards e il secondo ottimo pilota e collaudatore di casa nostra.

Sean era stato scelto da Ron Howard per interpretare suo padre nella scena in cui proprio lui tirò fuori Lauda dalla sua Ferrari in fiamme durante il tristemente celebre incidente avvenuto sul circuito automobilistico tedesco di Nürburgring nel 1976.
Nell’ottobre del 2013, poco dopo la fine delle riprese di Rush, il giovane Sean ha perso la vita nel campionato di Porsche Cup, sul circuito di Queensland Raceway, schiantandosi con la propria auto in curva. Coincidenza fatale vuole che Edwards Junior abbia trovato la morte nelle fiamme divampate dal motore della sua auto, in maniera molto similare a ciò che accadde a Lauda presso Nürburgring.

Una tragica fine ha stroncato anche la vita del cinquantenne Mauro Pane, ritrovato esanime in un'automobile. Anche lui aveva da poco dismesso la tuta di Niki Lauda, avendo lavorato sul set come controfigura di Daniel Brühl nelle scene in pista.

Una sorte sfortunatissima e impietosa che accomuna Rush a tanti film entrati nella storia del cinema: da Gioventù bruciata (in cui quattro dei protagonisti – James Dean, Sal Mineo, Nick Adams e Natalie Wood – morirono inaspettatamente) a Poltergeist (quattro attori morirono durante o subito dopo le riprese, un’attrice strangolata dal proprio fidanzato) e a The Omen (in cui diversi attori e lo sceneggiatore vennero colpiti da un fulmine, in maniera simile a quanto accade nel film al prete, impalato da una croce fulminata), la storia del grande schermo è ahinoi costellata da set maledetti.

Il più funesto di questi è indubbiamente quello de Il Corvo in cui il protagonista Brandon Lee morì accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le riprese.
Leggenda vuole che anche il padre Bruce perse la vita sul set: durante le riprese de L'ultimo combattimento di Chen (in originale: Game of Death, titolo tristemente profetico, col senno di poi) pare che l’attore campione di arti marziali sia stato colpito da una forte emicrania a causa della quale inghiottì una pillola di Equasegic, medicinale a base di aspirina datogli dall’attrice Betty Ting-pei che gli provocò la morte nel giro di pochi minuti.
Tuttavia i fan più sfegatati dell’attore continuano a sostenere che Bruce Lee sia morto per una mossa segreta di un campione di arti marziali che ha colpito l’attore agli organi vitali e che ha avuto il proprio effetto letale dieci fatidici giorni dopo il colpo mortale.

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