Rush, la Formula 1 ai tempi di Lauda e Hunt

Cinema

Il regista, premio Oscar, Ron Howard dirige la pellicola mozzafiato sull’epico duello tra i piloti James Hunt e Niki Lauda. Con Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Pierfrancesco Favino e Olivia Wilde Su Sky Cinema 1 lunedì 8 settembre alle 21.10

C'è uno sport in cui da sempre spettacolo e pericolo vanno rigorosamente a braccetto. La Formula 1 è sempre stato questo, anzi è la sua essenza imprescindibile, forza e bellezza di un mondo unico nel suo genere.

C'è stato, tuttavia, un momento nella sua storia recente, all'incirca a metà degli anni 70, in cui nella gare di Formula 1 il pericolo, il correre e il poter morire un instante dopo divenne l'emblema di quel preciso istante storico. Ad aggiungere adrenalina a tutto ciò la grandezza di due piloti entrati ormai nella leggenda dello sport automobilistico: James Hunt che gareggiava su McLaren e Niki Lauda su Ferrari.

Ebbene, a ridare corpo a questo mondo lontano ci ha pensato il regista Ron Howard che nel suo film "Rush" (su Sky Cinema 1 il prossimo 8 settembre alle 21.10) ha ripercorso l'indimenticabile (nel bene e nel male) mondiale del 1976 che vide esplodere la rivalità tra Lauda e Hunt, campioni con caratteri e modi di correre diametralmente opposti. Ad interpretarli Chris Hemsworth (per il ruolo di Hunt) e Daniel Brühl (Lauda) e il nostro Pierfrancesco Favino, scelto per interpretare il corridore della Ferrari Clay Regazzoni, compagno di squadra di Lauda. Nel cast anche la bellissima Olivia Wilde nella parte di Suzy Hunt.

La pellicola di Howard ha il pregio assolutamente non secondario di essere un’opera costruita con rara perizia fisiologica. La ricostruzione al mondo delle corse è straordinariamente credibile. A tutto questo si aggiunge una tecnica di ripresa che Howard spinge all’eccesso senza mai strafare: camera car, stacchi ad altezza pista, in retrovisore, sui caschi dei piloti, sulla pedaliera restituiscono visibilmente ed emotivamente lo scatto, il gesto, la velocità, l’adrenalina della corsa, la potenza indomabile dell’incontro tra uomo e macchina. E in più la capacità di restituirci in maniera quasi intatta lo spirito di un tempo, lontano, oramai perduto.

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