Quelle vite sospese all'ombra del "Sacro GRA"

Cinema

Frammenti di storie si sovrappongono in un collage dove i ritmi schizofrenici di Roma esplodono e rivelano l'ammasso informe cresciuto intorno al Raccordo Anulare. Il film di Rosi, Leone d'Oro 2013, andrà in onda il 27 agosto alle 21.00 su Sky Cinema Cult

di Paola Tribisonna

Il Grande Raccordo Anulare di Roma è un non luogo da attraversare.
Con gli occhi, prima, con le gambe, poi.
Uno spazio che, ad uno sguardo superficiale, potrebbe apparire privo di vita, memoria, bellezza.
Eppure lì, sotto un cielo perennemente livido, tra sparuti grattacieli e colate abusive di cemento, ci sono piccoli tasselli di paesaggio umano, che chiedono di essere rappresentati.

L'anima del luogo, la sua identità: un lascito raccolto dal regista e documentarista Gianfranco Rosi ( Boatman, El Sicario Room 164) e trasformato in un mosaico di appunti, impressioni, vite ai margini, piccoli mondi che convivono attorno al gigantesco "serpente cinetico, figlio del boom economico e della motorizzazione di massa, moderna muraglia che cinge la Città Eterna (definizione dell'architetto Renato Nicolini). Ed è la degna dimostrazione di cosa accade quando si sceglie di stare a guardare, di lasciare che sia la realtà ad emergere, con la sua forza dirompente, con la sua rete inestricabile di parole e azioni quotidiane.

In lontananza, si staglia la Roma delle mille meraviglie, la città imperiale, "il museo a cielo aperto"; più in là, prolifera nel traffico, a un ritmo selvaggio, la popolazione dimenticata, che vive all'ombra del GRA.
All'interno di questa cornice si alternano il degrado e la bellezza inaspettata, un gregge di pecore che bruca l'erba a pochi metri dalle auto lanciate a tutta velocità, la panoramica su un quartiere periferico agli occhi della massa, lo spettacolo elettrico del GRA, con le sue luci intermittenti che squarciano - al pari di saette - i cieli della capitale.

In questo ambiente si muovono, come figure in cerca di legittimazione, il barelliere, il pescatore d'anguille, il nobile decaduto con sua figlia, il palmologo, il principe che ogni mattina fa ginnastica col sigaro in bocca, le prostitute che vivono in un camper scalcinato.
Tanti pezzi di verità che si susseguono fino a comporre una trama corale, ricca di rimandi, intrecci, allusioni. "E' il cinema del reale", come ha dichiarato il regista Gianfranco Rosi. Ed è proprio in questo essere reale che va ricercato il senso profondo del film. Perché in quella traduzione del lavoro di ricerca e di scoperta Rosi riesce a mantenere l'immediatezza della pellicola e, al contempo, la eleva a metafora.

Per il critico cinematografico Maurizio De Bonis "ciò che fa di Sacro GRA un film realmente interessante è proprio lo sguardo del suo autore. Non è presente in quest’opera la chincaglieria dei luoghi comuni di certo reportage sociale, anzi è possibile sostenere come Rosi privilegi la poesia della realtà, andando a rintracciare il fantastico nell'ordinario, l’incredibile nella presunta banalità".

Lungi dal "rubare" le immagini che cattura, Rosi palesa la macchina da presa ai personaggi e lascia loro libero sfogo, senza mai intervenire con commenti o domande.
In questo processo di narrativizzazione del girato, in cui la sceneggiatura coincide col montaggio, il regista è abile nel restituire dignità a storie altrimenti destinate a non essere contemplate dalla settima arte.

Il film si chiude sulle note de Il cielo di Lucio Dalla, in un tripudio di luci e colori che infiammano "l'altra Roma". Quella in cui il bizzarro, l'assurdo, l'inconsueto si fondono alla perfezione.
La pellicola, nata da un'idea del paesaggista e urbanista Nicolò Bassetti, ha vinto il Leone d'Oro al Festival del Cinema di Venezia nel 2013.

Sky Cinema Cult la trasmetterà in prima tv mercoledì 27 agosto in prima serata.

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