Il musicista si è spento o all'ospedale di Borgotaro, dove era ricoverato da circa un mese dopo una caduta. Nato a Milano il 22 ottobre 1929 era stato autore anche di colonne sonore: da La notte di Michelangelo Antonioni a Profondo Rosso di Dario Argento
di Paolo Nizza
Tutti lo chiamavano Maestro: dalle portinaie ai rapper, dai ristoratori agli edicolanti. Perché Giorgio Gaslini un maestro lo era per davvero. E non solo in ambito artistico. Avvolto nelle sue giacche sartoriali, possedeva l'eleganza di Lord Brummel, catapultato tra le vie del quartiere Ticinese, che attraversava con passo felino e sguardo gentile.
Chi scrive ha avuto la fortuna di vivere nello stesso condominio milanese in cui il musicista ha abitato per molti anni.
Gaslini aveva esportato il jazz moderno in italia, collaborato con Steve Lacy, Don Cherry, Ruswell Rudd, e Eddie Gomez, suonato con Mario Schiano e Gianluigi Trovesi, vinto dieci volte il Premio della Critica Jazz. Eppure se lo incontravi in ascensore, prima ti chiedeva che lavoro facevi, come stavi, di Sun Ra, di Michelangelo Antonioni, di Dario Argento.
Nonostante i quattromila concerti tenuti in tutto il globo terracqueo e gli oltre 90 album realizzati, Gaslini aveva ancora l'entusiasmo di un ragazzo e un'infinita curiosità per il mondo esterno.
Amava molto il cinema per il quale compose svariate colonne sonore: da Kleinhoff Hotel
di Carlo Lizzani a La pacifista di Miklos Jancso, da Profondo rosso di Dario Argento a Un amore di Gianni Vernuccio.
A Gaslini sarebbe piaciuto tornare a lavorare per il grande schermo, ma si lamentava dell'attuale esigua presenza di registi di talento.
Peccato, sarebbe stato una festa per gli occhi e per le orecchie, vederlo di nuovo sul set a suonare il pianoforte come in quella sublime sequenza tratta da La Notte, in cui giganteggia a fianco di Jean Moreau e Marcello Mastroianni.
Tutti lo chiamavano Maestro: dalle portinaie ai rapper, dai ristoratori agli edicolanti. Perché Giorgio Gaslini un maestro lo era per davvero. E non solo in ambito artistico. Avvolto nelle sue giacche sartoriali, possedeva l'eleganza di Lord Brummel, catapultato tra le vie del quartiere Ticinese, che attraversava con passo felino e sguardo gentile.
Chi scrive ha avuto la fortuna di vivere nello stesso condominio milanese in cui il musicista ha abitato per molti anni.
Gaslini aveva esportato il jazz moderno in italia, collaborato con Steve Lacy, Don Cherry, Ruswell Rudd, e Eddie Gomez, suonato con Mario Schiano e Gianluigi Trovesi, vinto dieci volte il Premio della Critica Jazz. Eppure se lo incontravi in ascensore, prima ti chiedeva che lavoro facevi, come stavi, di Sun Ra, di Michelangelo Antonioni, di Dario Argento.
Nonostante i quattromila concerti tenuti in tutto il globo terracqueo e gli oltre 90 album realizzati, Gaslini aveva ancora l'entusiasmo di un ragazzo e un'infinita curiosità per il mondo esterno.
Amava molto il cinema per il quale compose svariate colonne sonore: da Kleinhoff Hotel
di Carlo Lizzani a La pacifista di Miklos Jancso, da Profondo rosso di Dario Argento a Un amore di Gianni Vernuccio.
A Gaslini sarebbe piaciuto tornare a lavorare per il grande schermo, ma si lamentava dell'attuale esigua presenza di registi di talento.
Peccato, sarebbe stato una festa per gli occhi e per le orecchie, vederlo di nuovo sul set a suonare il pianoforte come in quella sublime sequenza tratta da La Notte, in cui giganteggia a fianco di Jean Moreau e Marcello Mastroianni.