In questa clip esclusiva per Sky Cinema, il grande attore americano insieme al regista J.C. Chandor ci svela i retroscena del film “All is Lost”, in uscita nelle sale italiane il 6 febbraio
Ce lo ricordiamo in tantissimi film memorabili, da "A piedi nudi nel parco" passando per "La stangata", "Il grande Gatsby, "Tutti gli uomini del presidente", solo per citarne qualcuno. Decine di film in cui Robert Redford, 77 anni e un fascino colto e compassato, non ha mai perso il connotato che lo ha sempre contraddistinto fin dai suoi primi esordi: quello di essere un corpo estraneo all'interno del sistema hollywoodiano.
Si capisce, allora, la voglia di Redford di creare sempre sia come attore che come regista un cinema indipendente, spesse volte naturalista, elemento chiave delle sue pellicole che, da interprete e autore, vuole decantare con raffinata poesia.
Prendiamo, per esempio, "All Is Lost - Tutto è perduto" sua ultima interpretazione (in uscita il 6 febbraio), diretto dal regista J.C. Chandor. Qui Redford è un marinaio solitario impegnato in una battaglia poetica e disperata contro l'Oceano, alla guida di una minuscola barchetta in balia delle onde.
Accettando questa parte in cui lo stesso personaggio di Redford non ha neanche un nome ma viene definito semplicemente “l’uomo”, l’attore americano non fa altro che evidenziare certe peculiarità già viste nei suoi tanti film. Ovvero il caso, la natura sterminata, la sfida contro i limiti imposti agli esseri umani. Nella desolante solitudine di un Oceano sconfinato che si riflette sui comportamenti silenziosi e quasi meccanici del protagonista, "All is Lost" si trasforma in un racconto epico al limite della spiritualità, dove la suspense e l’azione sono legate alle continue difficoltà che il protagonista deve affrontare.
La sfida solitaria di questo Redford non può non farci ricordare altre sfide epiche dell’attore americano: quelle per esempio di "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" o de "Il cavaliere elettrico", dimostrando così che la situazione esistenziale di cui parla "All is Lost" ha radici antiche e profonde nella vita e nell’opera del grande Redford.
Si capisce, allora, la voglia di Redford di creare sempre sia come attore che come regista un cinema indipendente, spesse volte naturalista, elemento chiave delle sue pellicole che, da interprete e autore, vuole decantare con raffinata poesia.
Prendiamo, per esempio, "All Is Lost - Tutto è perduto" sua ultima interpretazione (in uscita il 6 febbraio), diretto dal regista J.C. Chandor. Qui Redford è un marinaio solitario impegnato in una battaglia poetica e disperata contro l'Oceano, alla guida di una minuscola barchetta in balia delle onde.
Accettando questa parte in cui lo stesso personaggio di Redford non ha neanche un nome ma viene definito semplicemente “l’uomo”, l’attore americano non fa altro che evidenziare certe peculiarità già viste nei suoi tanti film. Ovvero il caso, la natura sterminata, la sfida contro i limiti imposti agli esseri umani. Nella desolante solitudine di un Oceano sconfinato che si riflette sui comportamenti silenziosi e quasi meccanici del protagonista, "All is Lost" si trasforma in un racconto epico al limite della spiritualità, dove la suspense e l’azione sono legate alle continue difficoltà che il protagonista deve affrontare.
La sfida solitaria di questo Redford non può non farci ricordare altre sfide epiche dell’attore americano: quelle per esempio di "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" o de "Il cavaliere elettrico", dimostrando così che la situazione esistenziale di cui parla "All is Lost" ha radici antiche e profonde nella vita e nell’opera del grande Redford.