L'intrepido: intervista a Antonio Albanese e Gianni Amelio

Cinema

Sky Cinema ha incontrato l’interprete e il regista della commedia dolce amara “L’intrepido” in concorso al Festival di Venezia. GUARDA I VIDEO

Dopo Via Castellana Bandiera, l’ultimo film italiano in concorso è stato “L'intrepido” di Gianni Amelio. Un film molto atteso E che ha ricevuto un'accoglienza duplice da parte del pubblico: tanti applausi ma anche qualche fischio.

Sarà forse perché il personaggio di Antonio Pane, interpretato da un chapliniano Antonio Albanese, non è una figura facilmente individuabile nella realtà italiana dell’oggi. Ma per Albanese "i precari come Antonio Pane esistono, non sono delle invenzioni. Anzi, in un modo o nell’altro dobbiamo ammirarlo e imparare da lui”. Nella sua professione di rimpiazzo, ovvero quello di fare lavori diversi ogni giorno al posto di altri, c’è tutto il gusto di reinventarsi e di avere uno scopo per alzarsi ogni mattina". "C'è - continua Albanese - l'inno alla dignità, quel valore, parola abusata ma da non perdere, che ci fa reagire ad una realtà in un modo diverso dal compromesso, dal diventare mascalzoni anche noi, dall'usare le stesse armi con cui tutti ci feriscono. La dignità dell'esistenza e del lavoro Antonio la vuole trovare con forza, a tutti i costi, anche a quello di essere buono, tenero. Ecco L'intrepido in questo senso credo sia un film veramente trasgressivo".

L'essere fuori dalle regole comuni è, in certo qual modo, quello che voleva portare sullo schermo lo stesso regista Gianni Amelio. "In un momento come questo c’è bisogno di uno sguardo sereno verso le cose perché altrimenti le cose si rivoltano ancora più contro di noi. Ho inventato questo personaggio, quello di Antonio Pane, pensandolo ad un 'Fregoli' del lavoro. In un momento in cui lavoro non c’è Antonio è quello che lavora di più. Il film è proprio costruito su questo paradosso che però richiama la realtà. Una realtà che però ho voluto raccontare in maniera vagamente surreale, un po’ come se si trattasse di una favola".

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