David, il replicante interpretato da Michael Fassbender in Prometheus, in onda lunedì 19 agosto su Sky Cinema 1, è forse il personaggio più memorabile del film. Da Metropolis a Terminator, ecco gli altri robot “quasi umani” che hanno fatto la storia.
di Marco Agustoni
Un androide, per definizione, è un robot progettato per rassomigliare a un essere umano. E in effetti, incontrandone uno, molti protagonisti dei grandi film di fantascienza si sono trovati in difficoltà nell’indovinarne la natura artificiale. Succede lo stesso osservando David, il replicante interpretato da Michael Fassbender in Prometheus, film in onda su Sky Cinema 1 HD (canale 301) lunedì 19 alle 21.10. Beffardo, infido, posato ma capace di reazioni emotive, il braccio destro del miliardario-matusalemme Peter Weyland è davvero al limite dell’umano. E si attesta, assieme ad altri suoi colleghi, tra gli androidi più memorabili mai visti su schermo: ecco gli altri, raccolti anche in una fotogallery.
Partiamo dagli inizi, ovvero dalla “madrina” di un po’ tutti gli androidi cinematografici. È infatti impossibile cominciare questa rassegna senza rivolgere un pensiero a Brigitte Helm e alla sua doppia interpretazione in Metropolis, da un lato della giovane Maria, dall’altro della sua controparte robotica, il maschinnenmansch che semina il caos con le sue sembianze. È grazie a lei se gli androidi cinematografici, compreso il David di Prometheus, si sono ritrovati la strada spianata.
Ridley Scott, regista di Prometheus, è anche il papà di alcuni dei più grandiosi replicanti del grande schermo. Il suo capolavoro sci-fi Blade Runner è una vera e propria fucina di androidi, tanto che il contrasto tra umano e artificiale ne è la tematica portante. Quelli con cui si trova ad avere a che fare Rick Deckard, il cacciatore interpretato da Harrison Ford, sono così simili agli uomini da essere quasi indistinguibili, soprattutto perché col tempo diventano in grado di sviluppare emozioni. Difficile non provare pietà per la malinconica Rachael (Sean Young), così come è impossibile non empatizzare con Roy, il capo dei replicanti interpretato in maniera magistrale da Rutger Hauer. Al di là del monologo entrato nella Storia del cinema, è infatti evidente che il villain di Blade Runner è dilaniato dal quesito posto dalla sua natura sintetica.
E sempre a proposito di Scott, è la serie di film da lui inaugurata nel 1979 con Alien a farci conoscere altri androidi indimenticabili. Tra il pericoloso Ash (Ian Holm) del primo capitolo, e Call, il replicante interpretato dalla graziosa Winona Ryder in Alien – La clonazione, a spuntarla è però Bishop (Lance Henriksen), che in Aliens riesce a convincere l’amazzone Ellen Ripley (Sigourney Weaver) che anche gli androidi possano essere degni di fiducia.
Data, il replicante interpretato da Brent Spiner in Star Trek: the Next Generation, secondo ufficiale a bordo dell’Enterprise del capitano Picard, non è solo un elaboratore ambulante in grado di processare incredibili quantità di informazioni, ma anche uno dei personaggi più adorabili, per il candore con cui pone domande sulle contraddizioni proprie del genere umano, dell’intera serie tv. In un futuro prossimo ormai passato (il 2000), si ritrova invece ad agire l’inquietante Robot Pistolero impersonato da Yul Brynner ne Il mondo dei robot, prima prova alla regia del defunto romanziere Michael Crichton, in cui viene creato un parco dei divertimenti nel quale il pubblico dovrebbe essere intrattenuto da replicanti quasi perfetti. Che, però, a un certo punto si stufano del loro ruolo di schiavi e decidono di ribellarsi.
Chiudiamo con un’altra serie di film popolata da androidi a dir poco spettacolari. Ovviamente, il riferimento è a Terminator. Averlo come nemico è un vero incubo, come dimostra il primo capitolo, ma averlo dalla propria parte è un vero sollievo, anche per il ricercatissimo Jack Connor di Terminator 2: per quanto tradisca a stento emozioni e la sua frase più significativa rimanga “Hasta la vista, baby!”, il T-800 interpretato dal muscoloso Arnold Schwarzenegger è senza dubbio un vero fuoriclasse della categoria. E il micidiale T-1000 (Robert Patrick) che lo sfida per mettere le mani sul ragazzino che dovrebbe salvare il mondo dai robot, non è certo da meno.
Un androide, per definizione, è un robot progettato per rassomigliare a un essere umano. E in effetti, incontrandone uno, molti protagonisti dei grandi film di fantascienza si sono trovati in difficoltà nell’indovinarne la natura artificiale. Succede lo stesso osservando David, il replicante interpretato da Michael Fassbender in Prometheus, film in onda su Sky Cinema 1 HD (canale 301) lunedì 19 alle 21.10. Beffardo, infido, posato ma capace di reazioni emotive, il braccio destro del miliardario-matusalemme Peter Weyland è davvero al limite dell’umano. E si attesta, assieme ad altri suoi colleghi, tra gli androidi più memorabili mai visti su schermo: ecco gli altri, raccolti anche in una fotogallery.
Partiamo dagli inizi, ovvero dalla “madrina” di un po’ tutti gli androidi cinematografici. È infatti impossibile cominciare questa rassegna senza rivolgere un pensiero a Brigitte Helm e alla sua doppia interpretazione in Metropolis, da un lato della giovane Maria, dall’altro della sua controparte robotica, il maschinnenmansch che semina il caos con le sue sembianze. È grazie a lei se gli androidi cinematografici, compreso il David di Prometheus, si sono ritrovati la strada spianata.
Ridley Scott, regista di Prometheus, è anche il papà di alcuni dei più grandiosi replicanti del grande schermo. Il suo capolavoro sci-fi Blade Runner è una vera e propria fucina di androidi, tanto che il contrasto tra umano e artificiale ne è la tematica portante. Quelli con cui si trova ad avere a che fare Rick Deckard, il cacciatore interpretato da Harrison Ford, sono così simili agli uomini da essere quasi indistinguibili, soprattutto perché col tempo diventano in grado di sviluppare emozioni. Difficile non provare pietà per la malinconica Rachael (Sean Young), così come è impossibile non empatizzare con Roy, il capo dei replicanti interpretato in maniera magistrale da Rutger Hauer. Al di là del monologo entrato nella Storia del cinema, è infatti evidente che il villain di Blade Runner è dilaniato dal quesito posto dalla sua natura sintetica.
E sempre a proposito di Scott, è la serie di film da lui inaugurata nel 1979 con Alien a farci conoscere altri androidi indimenticabili. Tra il pericoloso Ash (Ian Holm) del primo capitolo, e Call, il replicante interpretato dalla graziosa Winona Ryder in Alien – La clonazione, a spuntarla è però Bishop (Lance Henriksen), che in Aliens riesce a convincere l’amazzone Ellen Ripley (Sigourney Weaver) che anche gli androidi possano essere degni di fiducia.
Data, il replicante interpretato da Brent Spiner in Star Trek: the Next Generation, secondo ufficiale a bordo dell’Enterprise del capitano Picard, non è solo un elaboratore ambulante in grado di processare incredibili quantità di informazioni, ma anche uno dei personaggi più adorabili, per il candore con cui pone domande sulle contraddizioni proprie del genere umano, dell’intera serie tv. In un futuro prossimo ormai passato (il 2000), si ritrova invece ad agire l’inquietante Robot Pistolero impersonato da Yul Brynner ne Il mondo dei robot, prima prova alla regia del defunto romanziere Michael Crichton, in cui viene creato un parco dei divertimenti nel quale il pubblico dovrebbe essere intrattenuto da replicanti quasi perfetti. Che, però, a un certo punto si stufano del loro ruolo di schiavi e decidono di ribellarsi.
Chiudiamo con un’altra serie di film popolata da androidi a dir poco spettacolari. Ovviamente, il riferimento è a Terminator. Averlo come nemico è un vero incubo, come dimostra il primo capitolo, ma averlo dalla propria parte è un vero sollievo, anche per il ricercatissimo Jack Connor di Terminator 2: per quanto tradisca a stento emozioni e la sua frase più significativa rimanga “Hasta la vista, baby!”, il T-800 interpretato dal muscoloso Arnold Schwarzenegger è senza dubbio un vero fuoriclasse della categoria. E il micidiale T-1000 (Robert Patrick) che lo sfida per mettere le mani sul ragazzino che dovrebbe salvare il mondo dai robot, non è certo da meno.