Il cinema del passato al servizio del tabacco

Cinema
Humphrey Bogart accende la sigaretta a Lauren Bacall in una scena del film "Lo sguardo". Immagine: frame dal film.
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Da Humphrey Bogart con sigaretta perenne in bocca a Katharine Hepburn a cui ne piazzavano una in mano in ogni scena seducente, ecco il vero colpevole del boom del fumo: il grande schermo americano.

di Camilla Sernagiotto

Più che ai produttori di tabacco, più che alle multinazionali che spendono miliardi in pubblicità pro-fumo, più che a coloro che ancora si fanno abbindolare dalle finte promesse di piacere che una sigaretta giura di offrire, la colpa di quel flagello sociale che va sotto il nome di tabagismo è da accollare a lui, il cinema.

Se negli anni Venti, Trenta, Quaranta e via dicendo il grande schermo non si fosse messo al servizio dell’industria della nicotina, infatti, ora non vivremmo questa desolante crisi d’astinenza attraverso cui quasi tutti gli ormai ex fumatori stanno passando.
Per fortuna che c'è Elena Di Cioccio, che con il suo programma Domani smetto su Sky Uno sta dando una mano a tutti quelli che si sono lasciati sedurre da quel maledetto viziaccio!

A furia di far vedere Humphrey Bogart sempre con una cicca tra le labbra e Katharine Hepburn e Marilyn Monroe in nuvole di fumo che, secondo i registi, ne avrebbero aumentato il fascino, il pubblico prima o poi ci casca.
Eppure nessuno si è mai chiesto quali bronchiti croniche avranno costretto il caro vecchio Bogart a supplicare i Michael Curtiz e Nicholas Ray di turno a non rigirare la scena pur di non dover accendere un’altra sigaretta, oppure che alito pestilenziale avranno avuto Ingrid Bergman e compagnia bella a furia di sfumacchiarne una dietro l’altra.

Il cinema classico americano ha insegnato a tante generazioni che fumare prima di un bacio appassionato come quello tra Barbara Stanwyck e Paul Douglas in La confessione della signora Doyle è proprio quel che ci vuole.
E perché non accendersi una sigaretta appena prima di andare a dormire, proprio nella stanza in cui a breve ci metteremo a nanna? È quello che fa la bella Bette Davis in innumerevoli suoi film.
Ma a qualcuno sano di mente è mai venuto in mente di impuzzare tutta la stanza da letto poco prima di addormentarsi?



Ma le scene veramente assurde con le quali il cinema in bianco e nero e a stelle e strisce ci ha fatto il lavaggio del cervello sono ben altre.
Prima di imparare tali bizzarre sciocchezze dalle pellicole classiche americane, infatti, nessun condannato a morte si sarebbe mai sognato di scegliere come ultimo desiderio una sigaretta.
Così come nessun soldato ferito mortalmente e dolorante avrebbe chiesto al proprio commilitone mentre sta esalando l’ultimo respiro di mettergli in bocca proprio una sigaretta! In quei casi uno desidererebbe piuttosto una bombola d’ossigeno o le labbra di una bella donna, ma mai e poi mai una sigaretta.

E a proposito delle labbra di una bella donna, il cinema è colpevole anche di aver divulgato la fintissima credenza che dopo il sesso si debba accendere una sigaretta per coronare il tutto: a parte l’impuzzare la sopracitata camera da letto, davvero fumare ancora con il fiatone per le varie peripezie è il non plus ultra del piacere?
In realtà no, ma i film ci hanno insegnato che quella è una regola sociale da dover seguire alla lettera.

Un’altra falsa credenza impartitaci dalle lezioni filmiche del grande schermo è quella che un tempo faceva coincidere il fumatore con l’uomo di successo: fumare in maniera smodata e dappertutto significava essere potenti, veri machi e businessmen con i controfiocchi.
È per questo che la serie televisiva Mad Men, ambientata nella New York degli anni Sessanta, conta più scene con una sigaretta nell’inquadratura che senza.
E il povero Jon Hamm tirerà un sospiro di sollievo non appena finiranno le riprese: il suo personaggio Don Draper, infatti, è in gara con Humphrey Bogart per il titolo del più accanito tabagista dello schermo.

Eccolo mentre manda in fumo la sua salute:


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