Dalle riflessioni sulla vita del protagonista di ‘Trainspotting’ alle memorie di Henry Hill in ‘Quei bravi ragazzi’, sono numerose le frasi di apertura dei film rimaste indimenticabili. La webzine Flavorwire ha raccolto quelle che sono passate alla storia
di Floriana Ferrando
“Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera”. La battuta di apertura del film ‘ Trainspotting’ potrebbe sembrare una filosofia di vita verso la realizzazione personale, se non fosse che a pronunciarla è Rent, uno dei protagonisti, che come carriera ha scelto quella del delinquente, come vita quella dello sbandato che tira avanti tra furti ed eroina.
Il cinema pullula di pellicole che esordiscono con perle di saggezza, massime al limite del filosofico e battute intrise di fredda ironia, così la webzine Flavorwire si è divertita a selezionare le migliori frasi di apertura dei film che sono passate alla storia, entrando addirittura a far parte del parlare comune.
Prendiamo ‘ Alta Fedeltà’ del 2000. La scena si apre con una riflessione sull’origine del dolore: “Cosa è nata prima: la musica o la sofferenza?”. Il ragionamento del protagonista Rob Gordon gira intorno al paradosso secondo cui ci si preoccupa tanto di togliere ai bambini le armi giocattolo o di non farli assistere a scene violente in televisione, mentre non si bada alla musica che ascoltano, a quelle canzoni intrise di sofferenze, abbandoni e gelosie che giungono alle loro orecchie. E conclude: “Io ascoltavo la pop music perché ero un infelice. O ero un infelice perché ascoltavo la pop music?”, interrogativo a cui anche il pubblico è chiamato a dare una risposta.
Guarda la scena iniziale di ‘Alta fedeltà’
C’è da domandarsi se anche i ragazzini protagonisti del film ‘ Stand by me – Ricordo di un’estate’ (ispirato al romanzo ‘The Body’ di Stephen King) siano cresciuti a pane e musica pop. L’atmosfera macabra che perdura per tutta la durata dello spettacolo si intuisce, infatti, già dalle prime battute: “Avevo 12 anni, quasi 13, quando vidi per la prima volta un essere umano morto”. Una frase che per lo spettatore suona un po’ come un avvertimento di quello che lo aspetta.
Insomma, gli ingredienti vincenti per un incipit ad effetto sembrano essere il male e la violenza, come testimonia l’attacco di ‘ Quei bravi ragazzi’: “Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster”. A parlare è Henry Hill (a cui ha prestato il volto l’attore Ray Liotta), un giovane italo-americano cresciuto a Brooklyn al servizio di una potente famiglia mafiosa.
Guarda un estratto di ‘Quei bravi ragazzi’
Ed è ancora la morte - questa volta in persona - a fare capolino nella prima scena del ‘ Settimo Sigillo’: “Chi sei tu?”, “Sono la morte”. Un modo originale per indurre protagonista e spettatori a compiere un viaggio interiore alla ricerca del significato della vita.
Guarda le scene iniziali del ‘Settimo Sigillo’
Intanto, mentre Bergman, con la sua opera allegorica, lascia il pubblico con molte domande in sospeso, il generale Patton dell’ omonimo film del 1970 chiarisce le idee ai suoi soldati in vista dei combattimenti della seconda guerra mondiale: “Desidero ricordarvi che nessun bastardo ha mai vinto una guerra morendo per il proprio paese, se l'ha vinta è perché ha costretto altri bastardi a morire per il loro paese”. Un discorso cinico, disilluso e forse poco patriottico, tuttavia con queste parole Patton si dimostra un leader determinato, guadagnando a pieno titolo il soprannome di Generale d’Acciaio.
Guarda il discorso del generale Patton
Per chi, invece, a lacrime e disperazione preferisce una bella iniezione di speranza non resta che sintonizzarsi davanti al film ‘ Piano 9 dallo spazio profondo’: “Saluti, amico mio. Siamo tutti interessati al futuro, perché è là che io e voi passeremo il resto della nostra vita”. Ma dopo le battute introduttive meglio passare ad altro, la pellicola è stata definita dalla critica come una delle peggiori di tutti i tempi.
“Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera”. La battuta di apertura del film ‘ Trainspotting’ potrebbe sembrare una filosofia di vita verso la realizzazione personale, se non fosse che a pronunciarla è Rent, uno dei protagonisti, che come carriera ha scelto quella del delinquente, come vita quella dello sbandato che tira avanti tra furti ed eroina.
Il cinema pullula di pellicole che esordiscono con perle di saggezza, massime al limite del filosofico e battute intrise di fredda ironia, così la webzine Flavorwire si è divertita a selezionare le migliori frasi di apertura dei film che sono passate alla storia, entrando addirittura a far parte del parlare comune.
Prendiamo ‘ Alta Fedeltà’ del 2000. La scena si apre con una riflessione sull’origine del dolore: “Cosa è nata prima: la musica o la sofferenza?”. Il ragionamento del protagonista Rob Gordon gira intorno al paradosso secondo cui ci si preoccupa tanto di togliere ai bambini le armi giocattolo o di non farli assistere a scene violente in televisione, mentre non si bada alla musica che ascoltano, a quelle canzoni intrise di sofferenze, abbandoni e gelosie che giungono alle loro orecchie. E conclude: “Io ascoltavo la pop music perché ero un infelice. O ero un infelice perché ascoltavo la pop music?”, interrogativo a cui anche il pubblico è chiamato a dare una risposta.
Guarda la scena iniziale di ‘Alta fedeltà’
C’è da domandarsi se anche i ragazzini protagonisti del film ‘ Stand by me – Ricordo di un’estate’ (ispirato al romanzo ‘The Body’ di Stephen King) siano cresciuti a pane e musica pop. L’atmosfera macabra che perdura per tutta la durata dello spettacolo si intuisce, infatti, già dalle prime battute: “Avevo 12 anni, quasi 13, quando vidi per la prima volta un essere umano morto”. Una frase che per lo spettatore suona un po’ come un avvertimento di quello che lo aspetta.
Insomma, gli ingredienti vincenti per un incipit ad effetto sembrano essere il male e la violenza, come testimonia l’attacco di ‘ Quei bravi ragazzi’: “Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster”. A parlare è Henry Hill (a cui ha prestato il volto l’attore Ray Liotta), un giovane italo-americano cresciuto a Brooklyn al servizio di una potente famiglia mafiosa.
Guarda un estratto di ‘Quei bravi ragazzi’
Ed è ancora la morte - questa volta in persona - a fare capolino nella prima scena del ‘ Settimo Sigillo’: “Chi sei tu?”, “Sono la morte”. Un modo originale per indurre protagonista e spettatori a compiere un viaggio interiore alla ricerca del significato della vita.
Guarda le scene iniziali del ‘Settimo Sigillo’
Intanto, mentre Bergman, con la sua opera allegorica, lascia il pubblico con molte domande in sospeso, il generale Patton dell’ omonimo film del 1970 chiarisce le idee ai suoi soldati in vista dei combattimenti della seconda guerra mondiale: “Desidero ricordarvi che nessun bastardo ha mai vinto una guerra morendo per il proprio paese, se l'ha vinta è perché ha costretto altri bastardi a morire per il loro paese”. Un discorso cinico, disilluso e forse poco patriottico, tuttavia con queste parole Patton si dimostra un leader determinato, guadagnando a pieno titolo il soprannome di Generale d’Acciaio.
Guarda il discorso del generale Patton
Per chi, invece, a lacrime e disperazione preferisce una bella iniezione di speranza non resta che sintonizzarsi davanti al film ‘ Piano 9 dallo spazio profondo’: “Saluti, amico mio. Siamo tutti interessati al futuro, perché è là che io e voi passeremo il resto della nostra vita”. Ma dopo le battute introduttive meglio passare ad altro, la pellicola è stata definita dalla critica come una delle peggiori di tutti i tempi.