
Teatro alla Scala, la prima volta de "Li zite ngalera". In scena la Napoli del '700. FOTO
Al Piermarini debutta la commedia per musica di Leonardo Vinci costruita sugli irresistibili versi in lingua partenopea di Bernardo Saddumene. La regia è di Leo Muscato, sul podio il Maestro Andrea Marcon. Tra travestimenti, doppi sensi ed equivoci un'opera divertente e folle in scena dal 4 al 21 aprile

Il progetto di riscoperta del repertorio barocco italiano approda in terra napoletana con "Li zite ngalera" (“I fidanzati sulla nave”), commedia per musica di Leonardo Vinci costruita sui versi in lingua partenopea di Bernardo Saddumene, pseudonimo di Andrea Bermures. La comicità trascinante giocata su equivoci e travestimenti e la felice caratterizzazione di ambienti e personaggi sono affidati all’estro registico di Leo Muscato e alla sapienza musicale di uno specialista come Andrea Marcon.
Il Barbiere di Siviglia con la regia di Leo Muscato
Il Maestro Andrea Marcon dirige i musicisti dell’Orchestra della Scala su strumenti originali a cui si aggiungono componenti de La Cetra Barockorchester. Lo spettacolo andrà in scena martedì 4 aprile, mercoledì 12 aprile, sabato 15 aprile, martedì 18 aprile e sabato 21 aprile.

Le scene sono di Federica Parolini e i costumi di Silvia Aymonino. In palcoscenico un cast giovane, spigliato e in buona parte madrelingua con Raffaele Pe al debutto scaligero, Chiara Amarù, Francesca Pia Vitale, Francesca Aspromonte, Marco Filippo Romano, Antonino Siragusa, Filippo Mineccia, Filippo Morace, Alberto Allegrezza e Fan Zhou.

L’azione di Li zite ngalera si svolge a Vietri, nei pressi di Salerno, ed è assai complessa. Ruota intorno a quattro giovani amanti dalle voci chiare, Ciomma, Belluccia, Carlo, Titta (rispettivamente tre soprani e un contralto) e a tre vecchi dalle voci scure, Meneca, Col’Agnolo, il capitano Federico (rispettivamente due tenori e un basso).

Leo Muscato ha immaginato per Li zite una scena mobilissima (in tutto 36 cambi scena) che alterna diversi ambienti di una locanda sul porto di Napoli. Tutto si svolge in una sola giornata, il martedì grasso, in un intreccio che, fatta salva la differenza linguistica, richiama il teatro di Goldoni.

Filo conduttore è l’amore “sbagliato”. Tutti amano la persona sbagliata: Belluccia è innamorata di Carlo, lui è innamorato di Ciomma e quest’ultima è innamorata di Peppariello (Belluccia travestita da maschio). È un cortocircuito continuo.

A creare ulteriore comicità, oltre agli amori giovanili ci sono quelli dei vecchi per i giovani: Col’Agnolo innamorato di Ciomma e zia Meneca infatuata di Peppariello. Inoltre era prassi musicale dell’epoca che certi personaggi avessero delle voci sopranili, e quindi troviamo Carlo interpretato da un soprano; Belluccia che, anche se si traveste da Peppariello, è un altro soprano; Titta che è un contralto ed è quindi un’altra voce femminile; mentre zia Meneca è interpretata da un tenore”.

Andrea Marcon, direttore dell’opera, ha raccontato come sia la curiosità ciò che spinge il pubblico ad andare a vedere la rappresentazione perché si sgancia dal solito repertorio e propone qualcosa di nuovo.

"Li zite ngalera" fu rappresentata per la prima volta il 3 gennaio 1722 ed è la prima commedia della quale conserviamo ancora la musica.

Nato a Strongoli, nei pressi di Crotone, in una data imprecisata dell’ultimo decennio del ‘600, Leonardo Vinci si forma a Napoli, al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, ed entra al servizio del principe di Sansevero. Scrive opere per i principali teatri di Napoli, in particolare per il piccolo Teatro dei Fiorentini, e diviene insieme a Leonardo Leo l’autore più ricercato nel genere della “commeddeja pe museca”, piccola opera comica o sentimentale ricca di spunti naturalistici attinti dalla brulicante vitalità delle strade cittadine.

La fama crescente lo porta a cimentarsi con l’opera seria nelle maggiori città italiane: nel 1724 è a Roma con Farnace (in cui canta Farinelli) dove tornerà nel 1726 con La Didone abbandonata e nel 1730 con Artaserse, entrambe su versi di Metastasio, e nel 1725 è a Venezia con Ifigenia in Tauride. Nel 1725 entra nella Cappella Reale di Napoli dove resta, fino alla morte avvenuta nel 1730 in circostanze mai chiarite: si parlò di un avvelenamento.

La fama crescente lo porta a cimentarsi con l’opera seria nelle maggiori città italiane: nel 1724 è a Roma con Farnace (in cui canta Farinelli) dove tornerà nel 1726 con La Didone abbandonata e nel 1730 con Artaserse, entrambe su versi di Metastasio, e nel 1725 è a Venezia con Ifigenia in Tauride. Nel 1725 entra nella Cappella Reale di Napoli dove resta, fino alla morte avvenuta nel 1730 in circostanze mai chiarite: si parlò di un avvelenamento.

Un successo ripetutosi nel 1729 al Teatro Capranica di Roma in una versione rielaborata in lingua toscana dallo stesso Saddumene con musica arrangiata da Giovanni Fischietti, con il titolo La costanza.

L’azione di Li zite ngalera si svolge a Vietri, nei pressi di Salerno, ed è assai complessa. Ruota intorno a quattro giovani amanti dalle voci chiare, Ciomma, Belluccia, Carlo, Titta (rispettivamente tre soprani e un contralto) e a tre vecchi dalle voci scure, Meneca, Col’Agnolo, il capitano Federico (rispettivamente due tenori e un basso). Dopo la sua ripresa moderna, si contano sulle dita d’una mano le occasioni di riascolto dal vivo di questa commedia musicale.

Da ricordare tra i capitoli della riscoperta le rappresentazioni dirette da Massimo de Bernart al Teatro della Pergola per il Maggio Fiorentino nell’adattamento e regia di Roberto de Simone nel 1979.

La rappresentazione del 21 aprile è trasmessa in diretta su www.lascala.tv.