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Cultura, ma soprattutto natura: come sono belle le Stagioni viste da Hokusai e Hiroshige

Spettacolo

Filippo Maria Battaglia

IL LIBRO DELLA SETTIMANA Ippocampo pubblica un cofanetto in cui sono raccolte le opere dei due grandi artisti giapponesi in grado di raccontare il rapporto di un intero popolo con la natura

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Vivere secondo natura. Detta oggi, la frase ha il sapore stantio dello slogan di facile presa, eppure in Giappone fino a pochi decenni fa è stato davvero così. Non è un caso che fino al 1873 il Sol levante si è ben guardato dall’adottare il calendario gregoriano, preferendone uno lunisolare. E ancora oggi – come racconta Amélie Balcou nell’introduzione all’edizione che raccoglie “Le stagioni” di Hokusai e Hiroshige edite da Ippocampo – “il Paese vive ancora al ritmo della natura. Il calendario abbonda di celebrazioni legate al ciclo delle stagioni: i giapponesi inaugurano l’anno ammirando lo ‘Hastsuhinoide’ (‘Prima alba’), festeggiano in febbraio l’arrivo della primavera (con il ‘Sesubun’) e in marzo l’equinozio, poi affollano i parchi per contemplare i fiori del ciliegio, secondo la tradizione dell’‘Hanami’”. E via proseguendo per l’intero anno.

Le stagioni viste da Hokusai e Hiroshige

Non stupisce allora come due dei più grandi artisti dell’Ottocento giapponese si siano concentrati sulle “Stagioni”, a cui è tra l’altro dedicato questo delizioso libro illustrato. I due artisti si chiamano Hokusai e Hiroshige: in Giappone sono due autorità, in Italia ai più i nomi non diranno molto ma vi basterà dare un occhio distratto alle loro opere per trovarvi un’aria decisamente familiare.

Un riferimento anche per gli Impressionisti

E’ il primo dei due, Hokusai (1760-1849) appunto, a decidere di attribuire al paesaggio un ruolo di primo piano nelle sue opere, riscuotendo un successo incredibile tra gli “shonin”, la borghesia urbana dei primi dell’Ottocento. Il seguito riscontrato dal secondo arriva qualche decennio dopo: è un punto di ritorno, non solo per l’arte giapponese. Entrambi infatti saranno tra i punti di riferimento degli Impressionisti.

Il libro di Ippocampo racconta anche questo, ma ha il grande merito di farlo attraverso una gradevole impaginazione a fisarmonica che restituisce al meglio la straordinaria fattura di queste stampe sobrie ed elegantissime, corredate dall’informata introduzione di Balcou. E per convincersene, basta dare un occhio ai tre capolavori di Utagawa Hiroshige pubblicati in pagina.