“Totò e la sua Napoli”, cosa sapere della mostra a Palazzo Reale sul Principe de Curtis
Spettacolo Archivio Parisio Onlus PH Studio Troncone - PH Stefano Renna, Courtesy
Una mostra inedita che celebra il legame imprescindibile tra Antonio de Curtis e Napoli, città che ha ispirato il talento multiforme di uno degli artisti più influenti del Novecento italiano. Tra fotografie e filmati d'epoca, manoscritti, locandine, costumi di scena e oggetti a lui appartenuti, per raccontare l'uomo e il mondo dello spettacolo del suo tempo
I grandi artisti napoletani non scompaiono mai. Senza retorica, continuano a vivere nei gesti quotidiani, nei modi di dire, nel dialetto e in certi luoghi della città che li evocano più di altri.
Nel caso di Totò, il principe Antonio de Curtis, è vivo e presente un po' ovunque, da Marechiaro a Piazza Mercato, dagli palcoscenici del centro storico al Rione Sanità.
Tutti questi posti fanno parte dell'itinerario tracciato dalla mostra dedicata a Totò che il 31 ottobre apre a Napoli, alla Sala Belvedere del Palazzo Reale, un'esposizione inedita che racconta l'uomo e l'artista a confronto con la città di Napoli, perenne fonte d'ispirazione ed eterno amore.
La mostra, che sarà aperta al pubblico fino al 25 gennaio 2026, e che in seguito arriverà a New York, si inserisce in un anno culturalmente speciale per Napoli che festeggia i 2500 anni dalla fondazione della città.
Organizzata con la collaborazione, tra gli altri, del Ministero della Cultura, l'Archivio Storico Luce, Rai Teche e gli Eredi Totò, include molti materiali messi a disposizione da privati. Un'occasione unica per scoprire e riscoprire la vastissima produzione dell'artista che fu attore, cantante, poeta, maestro ma anche uomo, compagno e padre prima di diventare leggenda collettiva.
Totò, figlio prediletto della sua città
Totò è un simbolo di Napoli nel mondo ma per i napoletani non se n'è mai andato, così ci racconta Marino Niola, curatore della mostra con Alessandro Nicosia. “Totò non è mai morto per i napoletani, continua a vivere nell'immaginario culturale dei napoletani e soprattutto nei loro affetti”, dice Niola che, sul rapporto di Totò e la sua città natale, aggiunge: “Napoli è stata la fonte della sua ispirazione poetica, qui si è formato il suo sguardo, il suo modo di vedere il mondo. La sua grandezza è stata trasformare Napoli, la Sanità in una regione dell'anima, che appartiene a tutti. In questo senso, Totò è come Chaplin”.
La mostra, realizzata anche per un pubblico internazionale, colpirà emotivamente il pubblico cittadino che, dice Marino Niola, “avranno l'impressione di ritrovare un vecchio amico”, ripercorrendo le immagini dell'infanzia dell'attore e la storia della città attraverso foto e video d'epoca.
Totò attore, locandine e costumi di scena
L'esposizione si articola in più sezioni che intrecciano la biografia e la carriera di Totò, dalla nascita e l'infanzia al Rione Sanità agli inizi in palcoscenico alla fama, passando per il cinema, le canzoni, le poesie.
L'eredità tangibile di Totò è massiccia e passa per linee di dialogo e versi dalla profondità senza tempo. Antonio de Curtis è stato un comico formidabile ma è stato anche un compositore di versi e un cantante dal talento unico. Tra le sale la sua voce risuona da una parte all'altra, on air e dagli schermi dove si può sostare per riguardare scene cult e filmati che, anche quando molto conosciuti, conservano il loro fascino intatto.
Il percorso si snoda tra programmi teatrali, bozze di testi e versi, manoscritti, fogli di lavorazione dei set a cui Totò ha partecipato, locandine e poster di pellicole che hanno fatto grande la sua carriera d'attore e restano pietre miliari della commedia italiana della metà del secolo scorso: da Miseria e nobiltà a Fifa e arena a L'imperatore di Capri.
Collegati al cinema anche alcuni dei costumi di scena esposti, capi originali e iconici come il costume a pois ispirato a quello di Pinocchio di Totò a colori o quello coi pantaloni ampi e la giacca lunga rossa con la fusciacca di Un turco napoletano.
Il principe privato
Ci sono poi la mitica bombetta nera, che ha accompagnato la vita di Totò come elemento chiave della sua maschera e una vestaglia da camera indossata fuori dalla scena, che introduce a una sezione più privata del Principe e lo racconta attraverso i volti delle donne che ha amato.
Dal personaggio pubblico, quello che spese parte della sua vita nella ricerca delle sue origini nobiliari, alla stella del palcoscenico e dello schermo, al figlio di Partenope, che aveva un bisogno quasi violento di tornare nei suoi luoghi, per sentire il calore della gente e ritrovare gli amici, da Eduardo e Peppino De Filippo, a Carlo Croccolo, Tina Pica e Nino Taranto, protagonista dell'ultima sezione della mostra, quella che riporta il visitatore al giorno dei funerali di Totò a Napoli nel 1967, un saluto monumentale che coinvolse oltre cento mila persone raccontato attraverso l'elogio dell'amico attore e i giornali dell'epoca.