Festival di Nervi, Bellussi: “Grandi nomi e compagnie per tornare ai fasti di un tempo”

Un mese di danza. Undici serate in tutto tra i giardini fioriti di Nervi e il palco del Teatro Carlo Felice. Sette tra le più grandi compagnie al mondo. Sono i numeri del Nervi International Ballet Festival, promosso dal Comune di Genova e realizzato dalla Fondazione Teatro Carlo Felice, che quest’anno torna ai fasti di una volta. A quando era un punto di riferimento assoluto per gli amanti della danza. Merito del suo direttore artistico Jacopo Bellussi, genovese, classe ’93, con alle spalle già una lunga carriera all’estero come danzatore. Partiamo dal programma estremamente ambizioso. Con quale obiettivo è stato pensato? Per me la cosa più importante era che Nervi tornasse ad essere un Festival di sola danza perché è nato come tale. L'anno scorso avevo fatto una sorta di anticipazione invitando l’ Hamburg Ballet, quest’anno ci sono tante grandi compagnie, alcune tornano qui dopo tanti anni di assenza. Come l’Opéra di Parigi, che non si esibisce a Nervi da 40 anni e che porterà coreografie, tra le altre, di Jerome Robbins e di Rudolf Nureyev. O il Royal Ballet che celebrerà il suo storico coreografo Frederick Ashton. Parliamo di due dei corpi di ballo più importanti al mondo a cui si aggiunge anche lo Stuttgarter Ballett con il suo celebre Romeo e Giulietta firmato da John Cranko. Grandi compagnie ma anche grandi coreografi dunque. La versatilità è un altro principio che ha condizionato le scelte? Sì sicuramente. Io volevo che si tornasse a portare in scena un repertorio vasto per poter toccare un pubblico ampio. Ho cercato insomma di ricreare quelle peculiarità che ha fatto grande in passato questo Festival grazie alla storica direzione artistica di Mario Porcile, a cui sarà dedicato anche il Gala finale. Per questo ho scelto un programma che prevede pezzi storici, già danzati a Nervi, ma anche lavori nuovi che qui non si sono mai visti. E poi ho voluto che ci fossero anche compagnie emergenti e nuovi coreografi. Per questo ho invitato il Ballet Kiel, che non si è mai esibito in Italia, che porterà due pezzi: Walking Mad di Johan Inger, e Following a bird, un pezzo di Yaroslav Ivanenko dedicato a Ezio Bosso rivisitato proprio per questa edizione del Festival. Il Lucia Lacarra Ballet porterà invece a Genova, per la prima volta, Lost Letters, un lavoro dedicato alla memoria e al destino ambientato nella Seconda Guerra Mondiale. Che storia è? È la storia di una giovane sposa che manda una lettera al suo amante che è al fronte. Il balletto immagina cosa sarebbe successo se questo soldato non avesse mai ricevuto questa lettera. Lucia Lacarra è l’interprete principale. Con lei il suo compagno Matthew Golding, che è stato primo ballerino del Royal Ballet e dell’Het Nationale Ballet, e che è anche il coreografo del pezzo, e 12 ballerini. È una compagnia nuovissima che si è formata da poco più di un anno. Ci sono anche dei giovani in scena, degli allievi di scuole prestigiose come l’Accademia del Teatro alla Scala che apre proprio il Festival con La fille mal gardée nella versione coreografica del direttore Frédéric Olivieri… Sì, un’altra cosa a cui tenevo moltissimo era quella di mostrare le tappe che un giovane ballerino affronta. E quindi la scuola, di cui il diploma rappresenta l’ultimo passo, e poi magari si arriva a una giovane compagnia come è il Bayerisches Junior Ballett di Monaco di Baviera, che si esibirà a Nervi il 23 di luglio. Questi sono i primi passaggi che affronta un danzatore professionista. Anche tu hai iniziato alla Scuola di Ballo della Scala per poi passare a Monaco e arrivare ad Amburgo. C’è dentro un po’ la tua storia in questo Festival? Beh sì sicuramente. Devo anche dire che in questo momento in diversi teatri in Europa, come all’Opéra di Parigi ad esempio, stanno nascendo diverse compagnie junior e sono delle ottime opportunità per i giovani danzatori perché appena diplomati possono fare un’esperienza lavorativa che gli permette di crescere in scena molto velocemente. Sarai in scena anche tu? Sì, nel Gala finale ballerò uno dei due ruoli di Song of a Wayfarer di Maurice Béjart insieme al primo ballerino del Royal Ballet Matthew Ball, un balletto creato per Rudolf Nureyev e Paolo Bortoluzzi, allievo della scuola di Mario Porcile, e un estratto dalla Dama delle Camelie di John Neumeier con Ida Pretorius che è la prima ballerina dell'Hamburg Ballet. Sei stato all’Hamburg Ballet per 14 anni, diventandone primo ballerino… e adesso? Non smetterò di danzare, sono ancora giovane. Continuerò ad Amburgo come ospite, resta la mia casa. Quando John Neumeier ha lasciato la direzione ho sentito che anche per me quello era il momento di partire e fare nuove esperienza. Così inizio a breve in un’altra compagnia ma non posso ufficializzare ancora quale. Come direttore artistico il Festival di Nervi è la tua prima esperienza? Sono un po’ di anni che qui a Genova, nella mia città, organizzo gala. Il primo era stato nel 2018-2019 per le famiglie delle vittime del crollo del Ponte Morandi. Poi ne ho fatti altri di beneficenza al Teatro Carlo Felice. Come Festival questo è il primo che dirigo. Io sono nato qui e per me Nervi e Genova devono tornare ad essere un punto di riferimento per la danza mondiale così come lo erano qualche decennio fa quando per gli amanti della danza Nervi era davvero il Festival più atteso. Tu sei cresciuto all'estero e la tua carriera è stata costruita in Germania. Cosa manca all'Italia? Secondo me c'è tutto, manca solo il voler fare. Ho la sensazione, per quel che riguarda gli enti lirici italiani, che negli ultimi anni il livello delle compagnie sia cresciuto molto. Certo se penso alla Germania, dove anche la città più piccola ha il suo teatro, la sua orchestra e il suo corpo di ballo, qui manca tutto. Lì persino la più sperduta cittadina ha la sua compagnia, magari con solo dieci danzatori. È qualcosa di meraviglioso che qui non c’è. Eppure di teatri, meravigliosi, ne abbiamo! Bisognerebbe avere la voglia di farlo ecco. Anche i politici dovrebbero lavorare su questo, sul creare delle realtà per riportare i tanti danzatori che oggi inevitabilmente trovano lavoro solo fuori dall’Italia.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Festival di Nervi, Bellussi: “Grandi nomi e compagnie per tornare ai fasti di un tempo”