Elizaveta Kokoreva étoile del Bolshoi a 22 anni: “È un privilegio e una responsabilità”

È la più giovane étoile della storia del Teatro Bolshoi di Mosca. Oggi, a 24 anni, due anni dopo la sua nomina come Principal Dancer della migliore compagnia al mondo, Elizaveta Kokoreva è uscita per la prima volta dal suo Paese per esibirsi in Occidente in occasione del Gala Les Étoiles a Roma. Una presenza, la sua e di altri danzatori russi, che ha provocato qualche polemica via social da parte dell’Ucraina come spesso accade da quando è iniziata la guerra. Di guerra non ha voluto parlare, correggendo e rivedendo anche alcune dichiarazioni contenute in interviste uscite subito prima del suo arrivo a Roma. L’abbiamo incontrata a Palazzo Bonaparte, all’interno della mostra dedicata a Botero, alla vigilia della due giorni di gala che l’hanno vista tra i protagonisti in La Sylphide, grande classico di August Bournonville e nel Marco Spada di Pierre Lacotte. Sul palco, insieme a Dmitry Smilevsky, ha portato tutta la grandiosità della scuola e dello stile russo che, su alcuni titoli di repertorio, è stata e continua ad essere unica al mondo. Sei stata nominata étoile del Bolshoi a soli 22 anni. La più giovane nella storia del teatro. Una grande opportunità ma anche un grande rischio… Essere diventata étoile del Bolshoi così giovane è per me motivo di grande felicità e gioia ma anche un’enorme responsabilità. Ed è un privilegio. Quando ero piccola studiavo in accademia e guardavo i primi ballerini come se fossero delle divinità. E oggi mi ritrovo in queste vesti. È incredibile. Quali sono stati i tuoi modelli? Fin da piccola, in quanto allieva dell’accademia, ho partecipato alle produzioni del Bolshoi ritrovandomi sul palco con grandi stelle come Maria Alexandrova, Svetlana Zakharova e Artem Ovcharenko. Ecco lui era il principe in Schiaccianoci quando io da bambina facevo l’angioletto ed oggi è il mio partner nello stesso balletto. È davvero una sensazione molto strana e molto emozionante. Il mio sogno è diventato realtà. A proposito dei modelli maschili, il 6 gennaio è l’anniversario della scomparsa del leggendario Rudolf Nureyev. Cosa ha rappresentato per te? Nureyev è stato e continua ad essere un modello per tutti i danzatori. A Mosca ho danzato nel balletto creato in suo ricordo da Yuri Possokhov dal titolo Rudolf Nureyev. E anche qui a Roma abbiamo portato Marco Spada, capolavoro che Pierre Lacotte ricostruì proprio per Rudolf Nureyev. È la prima volta che ti esibisci in Europa, che effetto ti fa essere qui? Sono molto felice di aver avuto la possibilità di venire perché in questo periodo a Mosca c’è una vera maratona Schiaccianoci e siamo molto impegnati. Per fortuna ho avuto una breve pausa ed è stato possibile venire in Italia. Il nostro teatro ha un grande repertorio con tantissime date ed è molto difficile partecipare anche ai gala nel nostro Paese. La guerra in Ucraina ha avuto delle conseguenze anche per voi danzatori russi… come vivete questa situazione? Posso solo dire che sono molto felice di partecipare a un progetto del genere. Per me è un'opportunità per incontrare molti artisti interessanti che non ho mai visto dal vivo ma solo in qualche video. Per me è davvero importante. Ho un grande interesse nel vedere come ballano gli artisti nei diversi Paesi e teatri. Quali sono i loro stili, qual è il livello generale dell'interpretazione e cosa ci riserva il futuro. Quanto il balletto si sia sviluppato oggi nel mondo, in quale direzione stia andando. Cosa ti ha colpito di Roma? Appena uscita dalla metro ho sentito il profumo della città, un po' dolce, un po' da forno o da pasticceria e un po' chiesa. Una fusione di profumi e di odori. E poi l’architettura che è meravigliosa.

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