Nei cinema con il suo nuovo film "Napoli – New York", il regista italiano, premio Oscar per "Mediterraneo", si racconta al vicedirettore Omar Schillaci nella prossima puntata del ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo. L'appuntamento con in “Gabriele Salvatores – Lasciateci perdere” è per martedì 26 novembre alle 21:00 su Sky TG24, sabato 14 dicembre alle 13:30 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.
È Gabriele Salvatores il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti, il regista e sceneggiatore si racconta in “Gabriele Salvatores – Lasciateci perdere”. In onda martedì 26 novembre alle 21:00 su Sky TG24, sabato 14 dicembre alle 13:30 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.
Napoli - New York, il film di Salvatores scritto da Tullio Pinelli e Federico Fellini
Dal 21 novembre, nei cinema, il nuovo film diretto da Gabriele Salvatores Napoli – New York’ “È una storia che non ho scritto io, l'hanno scritta due signori che hanno fatto grande il cinema italiano, cioè Tullio Pinelli e Federico Fellini. Un racconto molto bello, ambientato verso la fine degli anni 40; ci sono due bambini, due scugnizzi napoletani che nella Napoli distrutta del dopoguerra, non hanno genitori, non hanno casa dove andare a dormire e decidono di imbarcarsi come clandestini per andare a New York a raggiungere la sorella che ha avuto la promessa di essere sposata da un soldato americano”. Una storia di solidarietà tra questi bambini ma in verità anche tra comunità diverse: “Questa tematica è una delle cose che mi ha spinto poi a fare questo film. Stiamo vivendo, lo sappiamo tutti, un momento molto difficile a livello mondiale, allora in questo momento mi piaceva raccontare una storia di solidarietà, dire ‘sì possiamo anche capirci, se ci conosciamo posso volerti bene, anche se non ti ho mai visto prima’”. E poi ancora, nella lunga intervista, l’infanzia, la ‘tetralogia della fuga’, il tributo di Aldo, Giovanni e Giacomo a ‘Marrakech Express’, l’oscar per ‘Mediterraneo’, le paure, l’amicizia con Diego Abatantuono e il rapporto con la sua compagna Rita.
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“LA ’TETRALOGIA DELLA FUGA’? QUESTA COSA DELLA FUGA MI È STATA UN PO' APPICCICATA"
La storia di Gabriele Salvatores parte dalla sua infanzia: “Se mi dici casa Salvatores non penso a Milano ma a Napoli. I miei abitavano in una via che parte da Piazza Plebiscito e va verso i quartieri spagnoli, la via si chiama Via Solitaria. Non ho mai capito se era un'indicazione di vita che dovevo seguire o un caso. Fatto sta che chi è nato a Napoli fa molta fatica a staccarsi da quella città, ti rimane dentro e ti condiziona, quindi se dici casa Salvatores penso a quell'appartamento del terzo piano. Sono nato lì, quindi per me Casa Salvatores è Napoli”. La carriera del regista è contraddistinta da grandi successi, tra cui ‘Marrakech Express’, ‘Mediterraneo’, ‘Turné’ e ‘Puerto Escondido’, che insieme formano la cosiddetta ‘tetralogia della fuga’: “Questa cosa della fuga mi è stata un po' appiccicata, ma me la sono cercata perché mettendo la scritta ‘dedicata a tutti quelli che stanno scappando’ e citando un bellissimo libro, che è ‘l'Elogio della fuga’ di Henri Laborit, capisco che poi si sia parlato di fuga, però non è una fuga intesa come fuga dalle responsabilità o fuga per andare in vacanza. A me piace molto William Shakespeare, che ha questo tema molto presente nelle sue tragedie o commedie, cioè lo spostamento di alcuni personaggi in un luogo che non conoscono, la perdita delle tue abitudini, della tua comfort zone, che ti costringe a fare i conti con te stesso. Quindi, io parlerei più di quadrilogia del cambiamento, dello spostamento, del viaggio: chiederei anche a Wikipedia di modificare”. In ‘Marrakech Express’ c’è una scena famosa, quella della partita in spiaggia tra Italia e Marocco, che viene poi citata in ‘Tre uomini e una gamba’ di Aldo, Giovanni e Giacomo: “Mi ha fatto molto piacere perché mi hanno chiamato e mi hanno detto ‘senti ci è venuta in mente questa gag, possiamo citare questo film che abbiamo amato molto?’. E quindi il fatto che abbiano voluto prendere una cosa e citarla in una nuova maniera mi ha fatto tanto piacere, penso una delle cose che mi ha fatto più piacere nella mia carriera”. Tra i suoi film ‘Mediterraneo’ ottiene diversi riconoscimenti, tra cui l’Oscar a miglior film straniero, mentre il super favorito di quell'anno, ‘Lanterne Rosse’ di Zhang Yimou, non riesce nell’impresa: “Prima di tornare in platea scendo in bagno, e vedo un signore in smoking in questo bagno bianco, appoggiato al muro che non piangeva, ma insomma si capiva non stava bene, poi lo riconosco e capisco che era Zhang Yimou. Lo dico molto sinceramente, non faccio il buonista, ma a me piace più ‘Lanterne Rosse’ di ‘Mediterraneo’, il film è più bello, poi ognuno ha i suoi gusti e sono molto contento di aver fatto Mediterraneo, però io ero sicuro che vincesse Lanterne Rosse, quindi mi sono avvicinato a lui dimenticandomi di avere l'Oscar in mano e gli ho detto ‘signore Yimou, io le devo dire che ho amato molto il suo film e sono dispiaciuto’ lui si abbassa e vedendo l'Oscar mi dice qualcosa di molto forte in cinese, che non ho capito ma ho intuito, da napoletano ho intuito perfettamente”. Il regista si confida poi, ammettendo che “sono uno pauroso, purtroppo è così, tranne paradossalmente quando sono sul set. Nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni sono sempre un po' in apprensione, ho la voglia di controllare tutto e non è possibile, la vita non ha un copione, non puoi fare la regia della vita, mentre sul set decido io come va a finire, in qualche modo mi sento più sicuro”.
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“DIEGO ABATANTUONO MI HA INSEGNATO TANTO DEL SET"
Nella lunga intervista, c’è spazio anche per parlare del lungo rapporto artistico e di amicizia con Diego Abatantuono, consolidato da numerose collaborazioni cinematografiche: “Diego mi ha insegnato tanto del set, della capacità di stare sul set, della capacità di improvvisare, di non avere paura della novità, è il mio fratellone a cui devo molto. Alla fine, siamo una grande famiglia, le sue nipoti mi chiamano nonno”. Riguardo Diego Abatantuono, la sua ex, Rita, è la compagna di Gabriele Salvatores. Proprio su loro tre il regista racconta un episodio divertente verificatosi agli Oscar: “Diego e Rita si erano appena lasciati e io stavo con lei da pochi mesi, quindi Diego lo sapeva, era anche contento che tutto sommato Marta (figlia di Diego e Rita) crescesse con una persona che comunque lavorava con lui. Insomma, io e Diego ci troviamo in questa saletta, dove ci sono i membri dell'Academy, per cui brindiamo e mentre stiamo parlando dal fondo di un corridoio si apre la porta e vediamo Rita che corre inseguita da due agenti della security americana, per cui io e Diego terrorizzati ci guardiamo e gridiamo all'unisono ‘no! è mia moglie, cioè nostra moglie’ non ti lascio immaginare gli americani, il commento è stato ‘italians…’.” Il loro rapporto prosegue ormai da parecchi anni: “Devo ringraziare Rita, perché io ho bisogno di stare insieme a tutti quanti, avrei vissuto sempre insieme e lei mi ha detto ‘ma scusa, visto che viviamo in due città, manteniamo questa cosa che ci vediamo quando vogliamo veramente’ e questo ha molto aiutato il nostro rapporto. Sono 40 anni che sto con lei, quindi forse se ci fossimo frequentati continuamente, non saremmo stati capaci di rimanere insieme così tanto tempo”.