Addio a Walter Venditti, Maestro di danza e di vita

Spettacolo
Chiara Ribichini

Chiara Ribichini

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È scomparso a 95 anni uno dei più importanti insegnanti di danza italiani. Primo ballerino del Teatro alla Scala dal 1950 al 1975, è stato protagonista di quasi tutte le creazioni di George Balanchine, suo amico. Nel 1976 ha fondato una scuola a Milano che ha formato intere generazioni di danzatori e non solo. Professionisti e amatori tutti insieme alla sbarra. Un approccio inclusivo all’avanguardia in nome della passione per l’arte tersicorea

Non era uno dei più importanti maestri di danza italiani. Era il Maestro. Il Maestro di intere generazioni di danzatori che hanno studiato presso la sua scuola a Milano. Ma anche il Maestro di altrettante generazioni di persone che, alla danza, si sono avvicinate per amore, passione o per semplice curiosità. Avvocati, manager, ingegneri, studenti universitari. Walter Venditti, scomparso a 95 anni, è stato il Maestro di tutti, lo è stato per gli oltre 50 anni che ha dedicato all’insegnamento dopo una lunghissima carriera sul palco come primo ballerino del Teatro alla Scala di Milano dal 1950 al 1975.

 

“Non dimenticate mai la sbarra” ha ripetuto fino alla fine citando quelle parole che aveva sentito di continuo da George Balanchine, suo amico. Perché le lezioni del Maestro erano così, un misto unico di insegnamenti tecnici ma anche di aneddoti e ricordi che erano storia delle danza pura. Perché aveva conosciuto e danzato con e per i più grandi, come George Balanchine o Rudolf Nureyev. Ma anche Leonide Massine, Aurel Milloss, Frederick Ashton, Serge Lifar.

 

Nato a Roma nel 1929, ricordava spesso gli inizi al Teatro Reale dell’Opera di Roma quando, unico maschio, faceva lezione da solo. E quel suo primo maestro, Ettore Caorsi, che gli chiedeva innumerevoli battement tendu. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dopo la ricostruzione del Teatro alla Scala, iniziò a danzare come solista del Corpo di Ballo per diventarne presto primo ballerino. Ha danzato con le stelle assolute, prime tra tutte Carla Fracci e Margot Fonteyn. Ha interpretato i ruoli principali dei più grandi titoli del repertorio classico, è stato protagonista di quasi tutti i capolavori creati da George Balanchine e si è distinto negli anni anche in coreografie più di carattere o contemporanee dimostrando subito la sua capacità trasversale artistica e tecnica.

 

Un patrimonio storico che ha iniziato a trasferire ai più giovani molto presto. Agli inizi degli anni ’70 le prime esperienze come insegnante presso la Scuola del Teatro alla Scala. Nel 1976 ha fondato la sua scuola a Milano. Da allora si è dedicato a tutti, senza riserve. Perché il Maestro sapeva dare e bilanciare le giuste correzioni al danzatore professionista così come all’amatore che era alla sbarra solo per apprendere i primi elementi base, per sentire quella sensazione del corpo che danza. Nessuno si è mai sentito il brutto anatroccolo in mezzo ai cigni davanti al Maestro e questo è stato il suo più grande insegnamento. Un approccio inclusivo all’avanguardia in nome di un’arte che ha amato più di se stesso.

 

Resta quell’amore sconfinato per la danza che ha affidato a tutti i suoi allievi. Resta la sua storia, quasi un secolo di storia custodito negli archivi dei teatri più importanti. E restano quel sorriso e quell’ironia irresistibile con cui sapeva sempre alleggerire ogni sforzo e far ritrovare a ciascuno il proprio equilibrio. Maestro di danza e di vita.

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