Biennale Danza, il direttore Wayne McGregor: “Artisti sono alchimisti del movimento”

Spettacolo
Chiara Ribichini

Chiara Ribichini

I Leoni assegnati, l’importanza del college (“vera linfa vitale del Festival”), ma anche l’AI, le nuove tecnologie e la necessità di riscoprire il potere del corpo e dell’essere umano. Il direttore della Biennale Danza racconta a Sky Tg24 l’edizione dal titolo “Altered States” che ha visto oltre 11.800 presenze, con più di 150 artisti da tutto il mondo e 7 prime mondiali. L’INTERVISTA

“Penso che viviamo in un mondo in cui vediamo un mosaico di stati alterati. Un mondo che sta ricalibrando se stesso. I confini politici infatti stanno cambiando e questa è una parte dell’idea. L’altra parte è che una delle cose più importanti che la danza fa è cambiare la tua chimica interiore e alterare gli stati del tuo corpo. E molti dei coreografi che abbiamo visto in questo programma hanno fatto esattamente questo”. Wayne McGregor, direttore della Biennale Danza e tra i coreografi più innovativi e premiati degli ultimi anni, spiega così gli “Altered States” esplorati in questa edizione, la terza da lui diretta. Lo incontriamo nell’ultimo giorno del Festival che quest’anno ha assegnato il Leone d’oro alla carriera all’italo americana Simone Forti per aver “continuamente riformulato il dialogo tra le arti visive e la danza contemporanea”, e il Leone d’argento alla compagnia Tao Dance Theater, nata a Pechino nel 2008 (VIDEO).
L’eccezionalità degli artisti premiati, le nuove tecnologie e l’AI, l’importanza del college e dell’investire sui giovani. Tanti i temi trattati da McGregor che ha voluto fare un bilancio di un’edizione che ha realizzato più di 11.800 presenze, con oltre 150 artisti da tutto il mondo, 24 titoli con 19 novità e 7 prime mondiali.

Partiamo dal titolo di questa edizione “Altered States”. C’è un richiamo a quell’attimo che precede l’entrata in scena?
Per un performer c’è questo spazio limite tra quando sei fuori, e hai la normale concentrazione di tutti i giorni, e quando fai questa azione per entrare in palcoscenico e diventare qualcos’altro. Ma anche il pubblico altera il proprio stato in base a quello che sta guardando. Così, quando stai arrivando a teatro e hai avuto tutta la tua giornata, il corpo ha le impronte di quello che hai vissuto in quel giorno. Poi ti siedi a teatro, inizia la spettacolo e dopo un’ora, un’ora e mezza magica, tu sei qualcun altro, hai trasferito te stesso. Questo è il potere della danza, il potere della vita, di una comunità, dello stare in una stanza insieme, di respirare insieme vedendo se stessi in modi diversi”.

 

Ha definito gli artisti come “alchimisti del movimento”, cosa intende?
È interessante questo aspetto dell’alchimia, di essere qualcosa e di trasformarsi in altro. E gli artisti che abbiamo visto in questa edizione sono una testimonianza di questo processo. Come la vincitrice del Leone d’oro Simone Forti che ha preso un movimento molto prosaico e fisico e lo ha inserito in modo differente alterando la nostra percezione di quel lavoro. I suoi pezzi, con dei  bellissimi oggetti e in cui il corpo diventa un paesaggio, ci costringono a ricalibrare il concetto di danza. Cos’è la danza?

 

A proposito di premi, il Leone d’argento è stato assegnato alla compagnia Tao Dance Theatre per “aver creato un genere di danza unica e in evoluzione che attrae con la sua forza ipnotica e minimalista”. Qual è la loro forza?
Quando li guardi vieni trasportato da un’altra parte, voli in un’altra dimensione. Siamo attratti da una bellezza che arriva da qualcosa di essenziale, da un vocabolario estremamente puro. Senza scenografie, senza niente. E ci rendiamo conto di quale sia la potenza del corpo umano e dell’umanità. In questo mondo in cui parliamo di AI, di nuove tecnologie è fantastico ricordarci della carne, del respiro, della vera fisicità.

 

Ha definito il college come la vera linfa vitale della Biennale Danza…
Penso che il college sia la parte più importante del Festival, probabilmente perché la nostra caratteristica è investire nei giovani. Loro fanno un training di tre mesi e poi sono pronti per una carriera professionale. Non sanno ancora quale direzione prendere ma c’è questo momento molto importante in cui volano attraverso la creatività. Per far questo abbiamo portato degli artisti incredibili che hanno lavorato con loro. Hanno avuto così l’occasione di studiare Duo di William Forsythe, che è uno dei più importanti maestri di danza contemporanea al mondo, e di portarlo in scena in una versione rivista ed estesa che non era mai stata vista prima. E si sono esibiti anche in una creazione fatta appositamente per il Festival da Xie Xin, coreografa cinese molto giovane che a settembre debutterà anche all’Opéra di Parigi, dal titolo When I am facing U in cui Xie ha cercato di fissare nel corpo la sensazione che si prova quando si rimane per un attimo in silenzio. 

 

Qual è il risultato e l'obiettivo?
Peri i ragazzi del college (16 danzatori selezionati provenienti da diversi Paesi tra cui  Messico, Ucraina, Giappone, India, Messico, Usa, Taiwan, Canada, Filippine, ndr) è molto importante entrare in contatto con questi grandi artisti e noi dobbiamo investire nei giovani che hanno bisogno di conoscere quale sia il futuro delle arti per livellare la loro carriera su questo. Questo progetto è molto fruttuoso e noi ce la mettiamo tutta per aiutarli.

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