Jacopo Tissi e Olga Smirnova, ex Bolshoi, risplendono in Bayadère all’Opera di Roma. VIDEO
Spettacolo Foto: Fabrizio Sansoni-Teatro dell’Opera di RomaUn anno fa, poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina, lasciarono entrambi Mosca. Oggi si sono ritrovati insieme sul palco per una nuova versione del celebre balletto firmata da Benjamin Pech. “Non ho alcun rimorso per aver lasciato la Russia, non posso immaginare di vivere nel Paese che ha iniziato la guerra” ha sottolineato Smirnova a Sky Tg24
“Non ho alcun rimorso per aver lasciato la Russia perché non posso immaginare di vivere ora, durante una guerra, nel Paese che ha iniziato la guerra. Non è semplice decidere di cambiare ogni cosa della tua vita e di andare in un altro Paese. Sento ancora la pressione a volte quando sono sul palco”.
Ha lasciato il Teatro Bolshoi, di cui era principal dancer, subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina. La carriera, e vita, di Olga Smirnova sono ripartite dall’Olanda, dall’Het Nationale Ballet. In questi giorni, a un anno dal primo anniversario del conflitto, si è ritrovata sul palco del Teatro dell’Opera di Roma per danzare La Bayadère nella versione firmata da Benjamin Pech insieme all’ex collega del Bolshoi, Jacopo Tissi, primo italiano ad essere riuscito a entrare nella storica compagnia e a diventarne étoile che, come lei, ha scelto di andare via da Mosca un anno fa. La loro emozione di essere di nuovo insieme sul palco è tangibile e si diffonde in tutto il teatro. Splendida e sofferente Nikija lei, con quelle sfumature proprie della grande tradizione russa, elegante e impeccabile lui, con una tecnica dalla forte impronta russa.
Olga Smirnova, dal Bolshoi all'Het Nationale Ballet
“Sono molto grata ad Eleonora Abbagnato per questo invito. Perché posso ballare il mio ruolo preferito in La Bayadère e perché posso danzare con il mio partner del Bolshoi Jacopo Tissi. Poter essere di nuovo insieme è meraviglioso” sottolinea Smirnova a Sky Tg24. La incontriamo subito dopo una prova generale. Il ricordo della Russia, e della sua scelta, è molto doloroso per lei e fatica a parlarne. “Sono in contatto con la mia famiglia, con i miei colleghi. Decidere di restare o di andare è una decisione personale, chi sceglie di rimanere in Russia ha le sue proprie ragioni”. E alla domanda su cosa le manchi della sua vita a Mosca risponde così: “Quando danzi al Bolshoi ti senti parte di un sistema e di una grande tradizione che ha tanta storia, talvolta mi manca questa sensazione. Ora però lavoro in Olanda, all’Het Nationale Ballet ed è una compagnia confortevole dove tutto è ben organizzato. Così riesco a concentrarmi solo sulla mia arte, sulle prove e sugli spettacoli”.
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Jacopo Tissi: "L'arte unisce i popoli"
Anche per Jacopo Tissi non è facile ripensare a un anno fa quando, poco dopo l’inizio della guerra, decise di lasciare il Teatro Bolshoi. “E’ sempre difficile tornare a quei giorni quasi come se la memoria volesse offuscarli, come succede per tutte le cose che non vorremmo che accadessero. Però oggi forse ho una maturità in più che ho sviluppato trovandomi a fare delle scelte importanti da solo e ad affrontare tutto sulle mie gambe. Questo mi ha fatto crescere. La mia speranza oggi resta la stessa di un anno fa e cioè che la guerra finisca presto e che si arrivi a una pace”. E sulla difficile situazione degli artisti russi dice: “Sicuramente è una pagina triste vedere questo scambio tra artisti che manca. Io sono ancora in contatto con i miei amici, colleghi, maestri. Cosa possiamo fare? Forse possiamo tentare di ricordarci quanto l’arte sia sempre stato un mezzo di comunicazione tra i popoli. Un linguaggio che va al di là di quello che sono le politiche e le situazioni attuali. Io voglio ancora pensare che l’arte sia qualcosa che unisce e che comunica senza lingue diverse”.
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Jacopo Tissi: "Ho ritrovato il calore del pubblico italiano"
Oggi Jacopo Tissi ha un contratto come primo ballerino ospite al Teatro alla Scala di Milano. Lo scorso 31 dicembre ha danzato Lo Schiaccianoci. Esattamente un anno fa, proprio al termine di una recita di Schiaccianoci, la nomina ad étoile del Bolshoi con cui ha fatto storia.
“Ho avuto qualche giorno prima la testa piena di pensieri. Non è la prima volta che mi capita nella vita che ci siano tante coincidenze. E’ stato un concentrato di emozioni che però mi hanno fatto ancora di più immergere in quello spettacolo”. E aggiunge: “Se mi guardo indietro, in questo anno ci sono stati tanti spettacoli alla Scala ma anche qui al Teatro dell’Opera che porterò nel cuore. Ritrovare il pubblico italiano mi ha dato tanto calore. E poi ho ritrovato dei ruoli che avevo già interpretato che ho danzato di nuovo ma in una nuova chiave. I personaggi crescono insieme a te e assumono forme differenti a seconda del periodo della vita”. Così anche Solor, protagonista de La Bayadère, oggi è diverso. “E’ più umano, più mio. Anche questa versione nuova firmata da Benjamin Pech è molto interessante perché rispetta la tradizione del balletto ma guarda anche ai tempi nuovi. E poi è stato bello lo scambio con Isabelle Guerin (che è stata la prima e storica Nikija nella primissima Bayadère di Rudolf Nureyev e che ha seguito questa nuova versione creata all’Opera di Roma, ndr) perché lei mi ha trasmesso alcune sfumature francesi che si sono inserite nel mio modo di interpretare più russo” (QUI VIDEO INTEGRALE).
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La Bayadère di Benjamin Pech
Olga Smirnova e Jacopo Tissi hanno aperto le recite di questa nuova versione di La Bayadère di Benjamin Pech. A loro si alternano Victor Caixeta, brasiliano che dopo aver lasciato il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo è oggi all’Het Nationale Ballet , con Maia Makhateli e le étoile dell’Opera di Roma Rebecca Bianchi e Alessio Rezza. Nel ruolo di Gamzatti invece Susanna Salvi e Federica Maine. Pech rilegge il grande classico, ideato per la prima volta da Marius Petipa nel 1877, creando una versione più snella e agevole in cui la storia resta comunque molto leggibile. Tanto spazio anche alla danza, con alcune integrazioni (come la variazione aggiuntiva di Gamzatti presa da Paquita). Una buona prova per il corpo di ballo diretto da Eleonora Abbagnato alle prese con uno dei balletti più impegnativi (si pensi al celebre Atto delle Ombre) e degli splendidi allievi della Scuola di Ballo, veri gioielli in scena.
Brillano i costumi di Anna Biagiotti che restituiscono la grandezza del Balletto Imperiale Russo di San Pietroburgo e la magia dell’esotismo mentre le scene firmate da Ignasi Monreal non lasciano nulla all’immaginazione e forse lasciano sfuggire un po’ quel senso evocativo e onirico proprio del balletto. Sul podio la garanzia di Kevin Rhodes che per il balletto si conferma tra i migliori direttori d’orchestra al mondo.