Tornare al cinema, le iniziative per riportare la gente nelle sale

Spettacolo

Sabrina Rappoli

Nel 2019 i dati nazionali dicono, rispetto al 2022, meno 50% di presenze, di incassi. Si deve lavorare per riportare il pubblico nelle sale. Lo dicono gli esercenti, lo chiede il mercato

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“Dobbiamo stanare il pubblico”. E' categorico, Lionello Cerri, Amministratore Delegato di Anteo S.p.A., ricordando la frase pronunciata da Strehler e Grassi, all’indomani dell’apertura del Piccolo Teatro di Milano. “Quelli erano i mesi del dopoguerra e si doveva far uscire i giovani dalle campagne, portarli fuori, portarli in città. Questi sono i mesi della post pandemia, un evento che ha condizionato il mondo e che per il Cinema è stato come uno tsunami”, sottolinea il manager, a capo di un gruppo che in Lombardia possiede diverse sale cinematografiche.

“I cinema, i teatri, le sale da concerto sono state chiuse per parecchi giorni sia nel 2020 sia nel 2021 e quando abbiamo ripreso nel 2022, per quanto riguarda le sale cinematografiche, avevamo il deserto”, ricorda Cerri. “E’ stato necessario riprendere pian piano con dei prodotti, con dei film interessanti, ma dall’altra parte riportando un’abitudine al cinema che si era persa, perché si era persa la logica di stare insieme. Eravamo obbligati a stare a casa, quindi a poco a poco siamo usciti e abbiamo ricominciato con i bisogni primari: il ristorante, il bar, etc. e dovevamo anche capire e dobbiamo ancora capire, come riallacciarci al consumo culturale dello Spettacolo.

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LO STREAMING SELVAGGIO

Teniamo presente poi che il fatto di stare a casa ha portato a uno streaming selvaggio. Molti film che non potevano uscire in sala sono usciti in tv o in piattaforma, ma ancora di più si è abituato un certo tipo di pubblico a uscire meno di casa per vedere la serialità o i film in tv. Noi facciamo anche i produttori di Cinema e rispetto a questo il mondo della produzione non ha vissuto esattamente questa problematica, perché parallelamente ha prodotto sia per il Cinema sia per le piattaforme. Io credo che la cosa fondamentale da parte di un produttore sia avere delle regole chiare, come è importante per tutto il pubblico. Il fatto che esistano delle finestre di uscita tra la sala e la tv, lo streaming, perché comunque sono più pubblici e sommati fanno un grandissimo pubblico”. 

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IL RUOLO DEGLI OPERATORI CULTURALI

“Credo che il ruolo che hanno gli operatori culturali che gestiscono le sale di cinema e di teatro sia quello di portare il più possibile al pubblico una proposta che possa piacere, ma farli anche crescere”, continua l’A. D. di Anteo. “La cultura è sì il prototipo, cioè il film che si propone, lo spettacolo teatrale che si va a vedere, ma senza fruizione la cultura non esiste. C'è bisogno di chi la giudichi, la apprezzi, la critichi e questo discorso di rendere il pubblico un elemento centrale di questo processo culturale per noi è stata una cosa importante”.

La semplice proiezione di film non basta più, evidentemente, ecco perché gli esercenti si sono organizzati con una serie di iniziative volte ad avvicinare il pubblico.

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LE INIZITIVE AL PALAZZO DEL CINEMA

“Al Palazzo del Cinema siamo aperti dalla mattina alle 10 fino all'una di notte e attorno ci sono tutti servizi: c'è una libreria, c'è un bar, c'è un caffè letterario, c'è un ristorante, ci sono tutte quelle cose che ti danno un benvenuto”, spiega Cerri.

“Abbiamo diverse iniziative, per esempio facciamo la colazione alla mattina, cioè facciamo il film più cappuccino e brioche. La domenica mattina è un appuntamento molto bello ed è pieno di gente.

Facciamo il the con il film, lo facciamo nei nostri cinema a Monza, a Cremona. Facciamo iniziative di film in lingua originale. E’ una cosa che facciamo da tempo, però l'abbiamo intensificata, perché abbiamo visto che è senz'altro il primo aggancio per il ritorno dei giovani al cinema. Ci sono molti giovani che preferiscono, non soltanto per le lingue, ma anche per vedere la recitazione degli attori nella loro lingua. Inoltre, organizziamo molte arene estive, ce c’è una che sia chiama “Anteo nella città”, che porta il cinema nei quartieri di Milano, perché abbiamo uno schermo gonfiabile, con le cuffie, con un proiettore da cinema”.

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IL RAPPORTO CON IL PUBBLICO

Lionello Cerri è convinto che il pubblico vada coccolato, in qualche modo.

"Non è detto che il pubblico arrivi da te così, per grazia ricevuta. Devi andare a cercarlo, a proporgli delle iniziative, a coccolarlo, a confrontarti sia sulla politica dei prezzi, sia sulle proposte che tu vai a fare. Sul fatto di fare dei corsi di sceneggiatura piuttosto che di musica, piuttosto che fare tante lezioni di cinema; noi facciamo tante lezioni di cinema facendo vedere il film, l'incontro con il regista, con gli attori, sono tutte cose che fanno sì che ti si crei una comunità”.

I DATI ECONOMICI

“Nel 2019 i dati nazionali dicono, rispetto al 2022, meno 50% di presenze, di incassi. I dati del nostro gruppo dicono meno 40%. in alcuni casi, nelle sale di Milano, meno 35%.

Rispetto a questo è chiaro che questo tipo di economia non regge, senza aiuti non sistematici, ma aiuti che entrano nel merito del periodo storico. Abbiamo vissuto un dicembre 2022 e un gennaio 2023 che hanno avuto una discreta ripresa. Io confronto sempre i dati rispetto al 2019 e a livello nostro siamo quasi al 75% - per tutte le sale – di quello che facevamo nel 2019. Se questo trend va avanti, c’è anche maggiore fiducia nel futuro e la possibilità di affrontare al meglio le nostre sfide”.

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IL RUOLO DELLO STATO

“Adesso dobbiamo pensare a ricostruire. Cosa può fare lo Stato? Cosa possono fare gli Enti locali, i Comuni, le Regioni? Accompagnare questo settore dal punto di vista della promozione, dal punto di vista di creare intimità e curiosità con il pubblico. Una volta nelle cene tra amici si parlava dell’ultimo film visto, dell’ultimo libro letto; ecco, sarebbe bello ritornare a questo, perché fa parte del nostro quotidiano e anche se tu vai al cinema una volta al mese, però ti poni il problema che in una volta al mese sei inserito in quello che è un tessuto sociale che è in connessione con gli altri. Lo Stato deve dare questo tipo di stimoli, deve avvicinare le scuole al Cinema, al Teatro, deve trovare un sistema di accompagnare il settore che è fatto di imprenditori, che hanno delle difficoltà diverse, perché gestire una sola sala è diverso che gestire dieci schermi. E’ diverso gestire dei cinema a Roma o a Milano rispetto a un piccolo paese, quindi con tutte le differenze, però, il fatto di supportare la creatività, l’intelligenza e la possibilità che hanno le sale della cultura di fare le loro proposte, questo è importante”.

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AL CINEMINO IL PUBBLICO è CAMBIATO

Di tutt’altro genere è Il Cinemino, una sala di quartiere, un cinema di profondità, un tempo avremmo detto di seconda visione. Agata De Laurentiis ne è l’esercente.

“Siamo ripartiti nel 2023 molto bene, con un’inversione della tipologia di pubblico, nel senso che il nostro è sempre stato sempre un cinema con una tipologia di pubblico over 35; con l’anno nuovo invece abbiamo visto un grande afflusso di giovani”.   

“Sono stati un paio d’anni abbastanza complessi, di solito di prende il 2019 come ultimo anno buono per il Cinema. Il 2020, 2021 e 2022 sono stati un po’ di inventiva, nel senso che abbiamo inventato altre cose da fare. Quindi, abbiamo iniziato a collaborare tanto con le scuole, con progetti formativi di educazione all’immagine; abbiamo creato una linea di podcast per raccontare storie di Cinema, questo ci serve più che altro per non perdere il contatto con il nostro pubblico e poi, quando si sono riaperti i cinema e quindi la gente ha ricominciato a venire in sala, abbiamo cercato di creare un rapporto ancor più diretto se possibile con il nostro pubblico, per intercettare meglio i loro gusti. Quindi, abbiamo lavorato su una programmazione sempre più mirata, anche tramite rassegne”.

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CINEMA DI QUARTIERE, CINEMA DI PROFONDITà

Questo è un cinema che viene definito di profondità e di quartiere, nel senso che abbiamo un pubblico ricorsivo, che frequenta la sala proprio per prossimità e vicinanza. D’altro canto è anche vero che noi tendiamo a fare un lavoro di profondità sui titoli e quindi dopo che sono usciti da due o tre settimane, li manteniamo, li scegliamo e li programmiamo. Questo ci permette di avere un rapporto molto diretto col pubblico. Sappiamo, proprio perché ce lo dice in maniera molto aperta, se stanno aspettando un titolo, se possono essere interessati a un titolo che magari non conoscono, ma che tratta argomenti che abbiamo intuito possano piacere. Il nostro è un cinema con un rapporto umano col pubblico, quindi, con uno scambio continuo tra esercente e pubblico in sala”.

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RASSEGNE, CORTOMETRAGGI, DOCUMENTARI

"Al di là di una programmazione, chiamiamola classica, cioè dei film che sono in programmazione o da poco usciti", continua Agata De Laurentiis, "noi facciamo spesso delle rassegne. A febbraio abbiamo, e durerà tutto il mese di marzo, una rassegna con dei classici. Riproporremo dei vecchi cult con una introduzione, in modo anche da far riemergere film che sappiamo possono essere delle riscoperte per alcuni e delle scoperte per un pubblico giovane. Abbiamo dei cortometraggi, ora abbiamo già due serate in programma, dedicate a questo genere cinematografico poco rappresentato al cinema, anche perché è un po’ complesso da gestire nella programmazione; ospiteremo il 20 febbraio una rassegna sulla video danza e il 24, invece, una selezione di cortometraggi. Avremo poi tanti appuntamenti con il documentario, che per noi resta un punto di riferimento, anche se non è costante nella programmazione, ma è abbastanza ricorsivo”.

“Una programmazione non pensata non basta più. Bisogna conoscere le persone a cui si sta proponendo un titolo. A noi piace definirci un po’ degli editori, nel senso che scegliamo quello che il nostro pubblico deve vedere o sappiamo possa piacere. La programmazione neutra – arriva un film e lo programmo, senza un vero pensiero rispetto al pubblico che ho - non funziona più. Quindi, diciamo che per noi il lavoro è proprio pensare il film in una certa fascia oraria. Per esempio noi programmiamo quasi tutto in lingua originale, però, la fascia delle 15, cerchiamo di tenerla in italiano, perché sappiamo che è un pubblico che magari ha difficoltà a vedere i sottotitoli, perché magari ha problemi di vista. Quindi cerchiamo di fare attenzione, di dare una mano in questo senso”.

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ANIMALI IN SALA E FILM IN LINGUA ORIGINALE

“A noi piace sempre mescolare le cose e ci piacerebbe ancora di più mescolare il Cinema con le altre Arti. Stiamo cercando di lavorare su questa strada, è un progetto per il 2023. Per quanto riguarda cose ardite, invece, noi facciamo entrare i cani: allo spettacolo delle 15 in cane è bene accetto e poi nelle altre fasce orarie, compatibilmente con la presenza in sala. Ci piacerebbe lavorare su spettacoli ad hoc per le mamme con bimbi piccoli, con neonati, speriamo di riuscire a portare a termine questo progetto entro l’anno. Sono proiezioni che hanno bisogno di una luce particolare, di un audio più soffuso e alcune caratteristiche tecniche per avere fasciatoi e altri elementi che possano essere utili per le neomamme”.

I CONTENUTI

"La fruizione di contenuti non mi sembra che sia scesa rispetto alle giovani generazioni. E’ una questione di medium. Bisogna lavorare sulle giovani generazioni per far capire quanto può essere diverso l’utilizzo di un device piuttosto che di una sala cinematografica, ma è un problema di educazione. Sono ottimista perché i ragazzi continuano a consumare video, quindi, vuol dire che l’interesse non è sceso. Si deve semplicemente o non proprio semplicemente, riportarli in sala; ma non credo che questo sia un grosso problema. Bisogna mutare, come tutto, trasformarci compatibilmente con le trasformazioni della Società”.

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