Da ostacolo a opportunità: la storia di Pachy Scognamiglio e del metodo HeARTvoice

Spettacolo

Valentina Clemente

Una malattia cronica avrebbe potuto mettere fine al sogno di diventare un cantante, ma lui non si è abbattuto: Pachy Scognamiglio ha trasformato un ostacolo in opportunità, creando il metodo HeARTvoice che trasmette a tanti artisti: “La vita mi ha messo davanti a delle scelte, e ho reagito. Seguire otto artisti in gara al Festival di Sanremo è molto emozionante: vedo questa esperienza come una possibilità per fare qualcosa di ancora più luminoso” ha raccontato a Sky Tg24

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Empatia, rispetto, condivisione, passione, ascolto. Se dovessi scegliere alcune parole che identificano al meglio l’incontro con Pachy Scognamiglio, vocal coach che seguirà otto artisti in gara al Festival di Sanremo, userei proprio queste. Pachy ha passione, in tutto ciò che fa. Ci mette il cuore, ed è quello che fa sempre la differenza. A tutto questo si aggiunge studio, costanza e ascolto dell’artista, ma anche e soprattutto della persona, sempre in primo piano. Quando racconta la sua storia, resto ammirata da come ha saputo reagire ad un impedimento fisico importante, una malattia cronica che porta molto dolore, fisico e mentale. Ma che, soprattutto, avrebbe potuto mettere fine ai sogni di una vita. Beh, non è andata così. Una grande forza di volontà, tanto coraggio, studio costante: e così è nato il metodo “HeARTvoice”.

Da ostacolo a opportunità

“Questo lavoro per me è meraviglioso: mi ha permesso di trasformare un elemento negativo in qualcosa di utile e non solo a me, ma a tante persone. Quando la vita ti mette di fronte a una malattia a 25 anni ci sono due possibilità: diventare cattivo e arrabbiato, o diventare saggio. Io ho scelto di trarre degli insegnamenti e condividerli, e di non incattivirmi con la vita” ci ha raccontato. Un insegnamento utile a tutti, senza alcuna distinzione.

Da necessità a volontà

Da una necessità non si fa solo una virtù, ma nel tuo caso, anche una passione e un mestiere. Ed è quello che hai fatto tu…raccontaci di te

Sin da piccolo ho sempre cantato, essere nato e cresciuto in una città come Napoli, dove si è immersi nella cultura musicale, è piuttosto semplice. Ma non mi sono solo dedicato al canto: nel corso degli anni mi sono appassionato moltissimo anche allo studio della laringe e degli strumenti dividendomi, quindi, tra una passione puramente artistica e una più scientifica. A 21 anni mi trasferisco a Milano convinto di poter avere un’opportunità nel mondo della musica. All’inizio tutto sembra procedere bene e arrivano le prime belle possibilità. Poi, però, nella mia vita arriva una malattia inaspettata, ovvero la fibromialgia.

La diagnosi e la reazione

Da questa malattia, che è cronico-dolorosa di cui soffre anche Lady Gaga e porta ad avere 101 sintomi, scopro di soffrire soprattutto di dolore cronico, mal di testa costante, difficoltà a deglutire, problemi a mani e piedi. Ovviamente questa malattia inizia a colpire anche la voce. Da lì, per cercare di resistere e stare meglio, da un punto di vista fisico e vocale, proprio perché la voce era uno strumento per esprimermi anche artisticamente, ho fatto qualsiasi tipo di terapia. La fibromialgia non è una malattia molto conosciuta e non prevede un unico protocollo di terapia, anche perché nel nostro paese non è ancora definita come malattia invalidante. Nel cercare di trovare terapie e cure per stare meglio da un punto di vista fisico (e anche vocale), continuo ad insegnare musica e canto, anche per potermi pagare le cure e le terapie.

La nascita di "heARTvoice"

Facendo questo, però, cercavo di unire tutti gli insegnamenti che traevo dallo yoga, dalla fisioterapia e da altri strumenti che utilizzavo per migliorare. Facendo ciò, inizio a creare un metodo empirico fatto di esercizi fatti proprio da me, con vocalizzi specifici ed altri elementi. Da lì, ho iniziato a sperimentarlo su tanti cantanti, tra cui Mahmood e Elodie, ma anche molti doppiatori. L’obiettivo è ottenere in tempi rapidi dei miglioramenti tecnici. Non ho recuperato l’uso della mia voce al 100%, non sono ancora in grado di fare un concerto intero dal vivo, ma riesco a cantare qualche canzone. Per me questo è un risultato incredibile, proprio perché mi avevano detto che non sarei mai più riuscito a fare nulla. E invece no! Poi sono partito per la Spagna, diretto al centro foniatrico di Santander di Alfonso Borragan per fare ricerca sul protocollo del metodo “heARTvoice”, dove sono rimasto per alcuni giorni. Da lì è nato un bellissimo connubio e Borragan, che è uno dei massimi esperti di foniatria, è anche relatore e dà valore a questo metodo. Un metodo che è composto di esercizi ma anche elementi che, nel tempo, ho utilizzato per sopportare il dolore, ovvero: come riuscire ad alienarsi dal dolore fisico per concentrarsi sui propri obiettivi – ho fatto questo lavorando con terapeuti, psicoterapeuti.

Tecniche per affrontare al meglio il Festival di Sanremo

Tecniche utili anche durante una settimana faticosa come il Festival di Sanremo, dove lo stress può inficiare la performance: quando si è tesi, ci si irrigidisce, si chiude la gola e la voce ne risente. La cura dell’artista, dal mio punto di vista e soprattutto con questo metodo, è legata anche al rapporto umano, alla capacità di riuscire a gestire ansia e paure che, durante Sanremo, diventa ancora più importante.

 

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Comunicare con gli artisti, sempre

Di te dici che credi molto nella qualità dei pensieri di un artista, ma anche della giusta percezione che può avere di sé stesso. È difficile, secondo te, in un periodo di forte stress come può essere la settimana del Festival di Sanremo, lavorare più sull’aspetto mentale? Dove trovi la calma necessaria da infondere?

In realtà non penso sempre di riuscire a diffondere calma agli artisti con cui collaboro, proprio perché la calma non è una delle mie migliori caratteristiche (sorride). Cerco, però, di convincere l’artista del fatto che è veramente bravo, riesco ad infondere la forza di credere in ciò che fa. Più che calmare la persona con cui lavoro, riesco a veicolare la loro energia. Non tolgo la paura ma insegno ad affrontarla, E questo non è semplice. Ma inizia tutto dal dialogo, dalla capacità di conoscere e riconoscere il linguaggio del corpo, dalla comunicazione non verbale che ci permette di capire fino a quanto e quando ci si può spingere.

Un metodo che dà attenzione alla tecnica ma soprattutto alla persona

In questo mio metodo c’è una grande attenzione alla tecnica ma soprattutto alla capacità umana di comprendere che gli artisti con cui lavoro stanno sì, facendo la cosa più bella del mondo, ma che sono soprattutto delle persone. Con le loro fragilità, le loro difficoltà, con i loro momenti negativi. Perché può accadere a tutti. Comunicare, sempre: è quello che faccio con tutti gli artisti che si affidano anche a me e al mio metodo

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Non solo una necessità di reazione, ma una volontà forte di rispondere alle sfide della vita. Come ti senti quando condividi la tua esperienza e come reagiscono gli artisti al tuo metodo?

Quando inizi a portare qualcosa di nuovo c’è sempre un po’ di diffidenza, questo è innegabile. Ma ammetto che ora è tutto un po’ più semplice perché ho alcune reference che raccontano come e cosa faccio. Credo che l’aspetto più importante sia il rapporto che si instaura con l’artista, considerato nella sua interezza, con pregi, difetti…e difficoltà. Oltre alla parte tecnica, al metodo, c’è un elemento in più: in molti mi dicono che li guardo come persone, e non artisti. “Tu mi guardi come una persona” è la frase più ricorrente, da sempre…una frase che mi ha sempre fatto sorridere perché io, nella mia semplicità, non pensavo ci fosse un altro modo. Quest’anno a Sanremo seguo otto artisti: sono tanti e per me è molto emozionante, perché per un terzo del Festival mi sentirò in qualche modo coinvolto…in questi artisti c’è un po’ di me e dei miei insegnamenti. Ecco dove leggo la mia rivincita: non l’ho potuto fare, ma l’ho moltiplicato. Vedo questa esperienza non come qualcosa che mi è stato tolto, ma come una possibilità per fare qualcosa di più luminoso.

"Accolgo tutto quello che accade come uno stimolo"

È come se tu fossi il ventinovesimo cantante in gara…

Sì, vero! (sorride) Ed è bellissimo! Accolgo tutto quello che succede come uno stimolo, proprio perché non lavoro solo con artisti, ma anche all’interno di corsi di formazione sulla personalità e sulla scrittura…e questo mi permette di raccontare che questo metodo serve anche per migliorare come persone. E di come il lato umano sia fondamentale.

 

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Roshelle di te ha detto: “he’s always chasing “What can I do better” – ovvero: tu tiri fuori il meglio delle persone. Ti rendi conto della responsabilità che hai, ma soprattutto di che cosa bella sei capace?

Ringrazio ancora Roshelle per queste parole, ricordo ancora la diretta che abbiamo fatto durante la pandemia, in cui lei disse proprio questa frase. Credo che tutto sia legato a quello che mi è accaduto: da una situazione infelice provo a portare le persone ad andare oltre, creando un dialogo e un rapporto basato sulla fiducia. E soprattutto: quando lavoro con loro, il mio ego viene messo da parte e il loro talento viene messo in primo piano. Io sto due passi indietro e li aiuto a migliorare e perfezionare le loro caratteristiche e i loro punti di forza. Tutto qui.

"Auguro a tutti gli artisti in gara di apprezzare al meglio questa esperienza"

Quale augurio fai agli artisti che segui ma anche a chi, tra loro, salirà sul palco di Sanremo?

Non c’è un augurio trasversale, perché tutto dipende dal percorso di ognuno di loro. Quello che auguro loro è di rendersi conto della grande possibilità che stanno avendo, di spegnere il cervello e di godersi questa esperienza alla grande. Perché è qualcosa di così bello e importante, da vivere al meglio. E senza competere con gli altri: il campionato è personale, è una gara per migliorare se stessi. Chi guarda il Festival da casa non sente le imperfezioni, ma ciò che viene comunicato. È bene evitare grossi errori, certo, ma è ancora più importante salire sul palco, raccogliere i frutti di tanto lavoro (che dura da mesi) e divertirsi. Sempre!

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