Negli studi di Verissimo il presentatore, scomparso dalle scene da alcuni mesi, ha ripercorso le tappe della scoperta e della cura di un linfoma alla milza: "Ora non ce l'ho più, sono guarito"
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“Alla diagnosi avevano detto alle mie figlie: se si cura guarisce, ma se non si cura vivrà due mesi”. Giancarlo Magalli, 75 anni, visibilmente dimagrito, ha raccontato negli studi di Verissimo l’esperienza della malattia che l’ha allontanato all’improvviso dalle scene. Il presentatore, accompagnato dalle figlie Manuela e Michela, ha perso 24 chili in pochi mesi a causa di un linfoma alla milza e, come ha anticipato in un post su Facebook: “Spoiler: è finita bene”.
LA MALATTIA E LA GUARIGIONE
Il conduttore ha ripercorso le tappe della scoperta e della cura della malattia, che si è manifestata per la prima volta un anno fa con forti dolori alla milza, inizialmente trascurati perché ricondotti ad una caduta avvenuta poco tempo prima. All’aumentare del dolore, Magalli ha optato per accertamenti che hanno svelato un’infezione: "Tutto è iniziato meno di un anno fa, sentivo un dolore quando andavo a letto la sera, e sono andato a fare degli accertamenti. I medici hanno visto qualcosa che non li ha convinti molto. Avevamo messo in preventivo degli ulteriori accertamenti. È successo però che ho preso un'infezione, di colpo, anche abbastanza seria. Febbre a quaranta, delirio”. Arrivato in ospedale in ambulanza, “avevo delle visioni. Facevo cose, probabilmente sotto effetto di questi farmaci, che non avrei dovuto fare. Una sera mi sono strappato i cateteri che avevo addosso. Lo dobbiamo legare a letto, hanno detto i sanitari, altrimenti ci vuole qualcuno che lo controlli". Magalli ha poi ricordato la vicinanza dei suoi cari durante il ricovero: "È successa la prima delle cose belle in questa vicenda: le mie famiglie si sono mobilitate, hanno fatto dei turni di sentinella tutta la notte a vegliare su di me”. Ben presto, però, l’infezione ha ceduto il passo ad una rivelazione peggiore: un linfoma alla milza. “Ora non ce l'ho più, sono guarito. Ho ripreso le mie attività normali. Sto facendo una terapia leggera, una rifinitura. Mi è costato sette mesi fra ricoveri, a casa, fuori casa, la fisioterapia, persone che ti devono stare vicine per le iniezioni e le pasticche”. In famiglia “erano tutti terrorizzati, ma a me non l'hanno detto”. Passo dopo passo, Magalli ha recuperato la salute. “Non ho più problemi a camminare, a mangiare, a dormire. Non prendo più quasi nessun farmaco. Non speravo qualche mese fa di arrivare velocemente ad una conclusione così rapida". Il conduttore ha raccontato anche di aver comunicato la notizia della malattia a pochi amici. “Non se ne parla un po' per scaramanzia, un po' perché bisogna capire in che direzione si va".
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IL RAPPORTO CON LA RAI
Alcuni colleghi avrebbero mostrato scarso supporto: "Non è che si sono affollati, chi si è preso miei programmi aspettava che non mi rimettessi in piedi”. Magalli ha inoltre sottolineato i limiti della Rai, dove ha lavorato più di cinquant'anni: "Quando, tempo fa, dissi che la riconoscenza non era proprio il forte della Rai ero un po' arrabbiato. Ma è anche abbastanza vero. Il fatto è che la Rai non è una persona, non è un capo con cui hai un rapporto buono o cattivo. Cambia continuamente. Ti trovi a parlare con persone diverse. Ci sono quelle che ti stimano, quelle che non ti stimano, quelle che non vedono l'ora di farti lavorare e quelle che non vedono l'ora di far lavorare un altro. Questo lo devi tenere presente come devi tenere presente, però, che è l'azienda in cui ho passato tutto la mia vita". Il conduttore ha dichiarato di aver scritto al direttore di Rai1 Stefano Coletta “per fargli sapere che ero vivo e vegeto, che stavo bene, nella speranza che si riesca a ricostruire qualcosa. Gli converrebbe. Tutti i programmi che ho lasciato con la malattia e che hanno dato a qualcun altro sono andati così così”.