Olivia Newton-John oltre Grease, la carriera di un'icona generazionale

Spettacolo

Manuel Santangelo

Olivia Newton-John si è spenta l’8 agosto 2022, dopo una lunga e coraggiosa battaglia contro il tumore. Per quanto sia impossibile non associarla subito al personaggio di Sandy in “Grease”, la carriera di Olivia ha vissuto altri picchi e non può essere circostanziata al suo ruolo più famoso

 

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A ripensarci suona quasi ironico che la nipote di uno dei più grandi fisici della storia, il Premio Nobel Max Born, possa aver portato in vetta alle classifiche una hit intitolata Physical. Olivia Newton John, che già negli anni scolastici si esibiva con una piccola band nel locale dei suoi, con quella canzone certificò il suo status di icona pop anche oltre Grease (L'addio di John Travolta alla sua partner in Grease) e oltre quel ruolo che le aveva fatto conoscere la fama planetaria. L’indimenticabile videoclip di Physical, con cui si prendeva in giro l’ossessione tutta anni Ottanta per l’aerobica, rimase nell’immaginario collettivo anche per lo stile di Olivia Newton-John replicato in fretta nelle palestre di tutto il mondo con risultati non sempre allo stesso livello (ci vuole il “Pysical” anche per indossare certe fascette e scaldamuscoli).


Nel 1982 quel brano le fruttò il quarto e ultimo Grammy ma soprattutto rimase 10 settimane in vetta alla classifica di Billboard, un record che nessuno riuscì a superare in tutto quel decennio dove pure l’industria musicale fu sicuramente prolifica.

 

Olivia Newton-John è stata, oggi possiamo dirlo senza ombra di dubbio, un’artista in grado di portare la musica sullo schermo ma anche arricchire la prima attraverso la sua immagine prorompente e il suo innato talento davanti alla telecamera. Per questo non la si può ricordare solo nei panni della romantica e ingenua Sally Olsson.

Da "Xanadu" a "Due come noi", una lunga storia di musica e cinema

 

Grease non fu l’unica incursione sul grande schermo di Olivia Newton-John. Negli anni Ottanta prima Xanadu e poi Due come noi (di nuovo con John Travolta) non furono a onor del vero successi al botteghino ma rappresentarono un passo importante nella carriera di Olivia, la quale comunque raccolse importanti riconoscimenti grazie alle colonne sonore di questi film. Soprattutto quella di Xanadu, che era un remake di un film del 1947, le fece vincere un disco di platino e le diede la possibilità di collaborare con artisti del calibro dell’Electric Light Orchestra in brani come quello che prende il nome dal film (e che arrivò fino alla prima posizione della hit-parade anche da noi).

 

Non è un caso che, dopo diversi anni di forzato allontanamento dalle scene per un tumore al seno, Olivia Newton-John abbia fatto la sua rentrée proprio in un episodio della serie Glee, nel 2010. Quel telefilm, ambientato in una scuola dove tutti cantavano e dove si respirava un ottimismo che sembrava già fuori-tempo, era forse il prodotto che più doveva a quei musical con protagonista la cantante e attrice australiana (in primis ovviamente Grease).

 

Si trattò di un modo di riannodare i fili della sua carriera attoriale, prima di lanciarsi in qualcosa di nuovo come il ruolo della madre della protagonista nella commedia romantica e sufficientemente scorretta Tre uomini e una pecora. Quest’ultima interpretazione sembrava poter aprire una nuova strada nel mondo del cinema a Olivia, capace ormai di destreggiarsi anche in lavori molto diversi da quelli che l’avevano fatta emergere sul grande schermo da giovane, ma ci resterà sempre il rimpianto per non aver potuto vedere cosa avrebbe potuto regalarci ancora Olivia Newton-John da attrice matura. Poco dopo, infatti, un altro male la costrinse ad abbandonare diversi progetti in cantiere che ne avrebbero chissà svelato un lato finora nascosto.

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Una cantante quindici volte numero uno

 

Abbiamo già accennato a come la partecipazione di Olivia Newton-John nelle colonne sonore dei film di cui era protagonista si sia sempre rivelata una carta vincente nel successo delle stesse. Va tuttavia tributato un doveroso omaggio anche alla carriera di Newton-John come interprete “pura”, svincolata dal suo lavoro nel cinema. Abbiamo già accennato al suo brano forse più celebre, Physical, che però rappresenta forse solo uno degli apici di una carriera che per un quindicennio almeno è stata il sogno di qualunque popstar. Scorrendo le classifiche si scopre infatti che, dal 1970 al 1985, la cantante australiana di origini britanniche riuscì a piazzare ben dieci brani diversi al primo posto delle hit-parade diventando la prima donna a raggiungere un tale risultato. La straordinaria serie si aprì con una cover, una contingenza che non sorprende poi troppo se si pensa alle reinterpretazioni di classici degli anni Cinquanta compiute da Olivia in Grease. If not for you (cantata in uno stile più vicino a quello di George Harrison che a quello di Bob Dylan) fu la sua prima numero uno nel 1971, cui seguirono altri successi come Long Live Love (presentato all’Eurovision) e I Honestly Love You. In quest’ultima ballata Olivia Newton John cantava “That it's coming from my heart and not my head, I love you”. Oggi milioni di fan le potrebbero dedicare questi versi per omaggiarla. Perché Olivia Newton-John resterà per sempre nel luogo dove si conservano i ricordi migliori, il cuore.

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