Nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 1962, Marilyn Monroe, fu trovata senza vita nella sua villa di Los Angeles. Sulle cause ufficiali della sua morte – overdose di barbiturici – più di qualcuno nel corso degli anni ha nutrito qualche dubbio, non è mai stato così per il suo indiscutibile fascino. Per ricordarla ContrastoBooks pubblica La bellezza di Marilyn, che contiene un testo di Truman Capote e interventi di Piergiorgio Bellocchio, Ernesto Cardenal, Goffredo Fofi, Pier Paolo Pasolini.
Così, la curatrice del volume, Alessandra Mauro, dice a proposito del criterio di scelta dei contributi che ci sono nel libro: "Abbiamo scelto dei contributi che abbiamo reputato importanti e non scontati. Così, ad esempio, i testi di intellettuali che certo non sono giornalisti di spettacolo o che seguono le cronache di cinema, illuminano su una Marilyn Monroe complessa e sfaccettata e aiutano a riflettere sul ruolo della sua immagine. Il testo di Truman Capote, poi, è di una forza incredibile: Capote conosceva bene Marilyn e a lei si era ispirato per scrivere il racconto Colazione da Tiffany da cui poi fu tratto il film che ebbe un’interprete straordinaria, ma completamente diversa da Marilyn".
Che Marilyn conosceremo leggendo il libro e guardando le bellissime fotografie che contiene? Questo testi ci permettono di entrare in contatto con una Marilyn diversa dall’immagine patinata che vediamo nei film. Così, conosciamo e ci avviciniamo a una ragazza dotata di grande fascino e contemporaneamente di grandi fragilità, più o meno evidenti. Una ragazza la cui immagine è stata usata dalla macchina del cinema e dalla cultura dei consumi in modo troppo massiccio e questi testi, e queste foto, ci fanno capire la complessità del fenomeno Marilyn fondato proprio sullo scollamento tra persona e immagine.
Si sarà fatta un’idea, immagino, sul perché il mito Monroe resista ancora, dopo 60 anni dalla morte dell’attrice. È soltanto per “La bellezza di Marilyn”?
Il mito di Marilyn resiste ancora perché la morte ha cristallizzato in un modo unico e emblematico la difficoltà - se non l’impossibilità - di essere, nella società dei consumi, insieme immagine e persona. Con la sua straordinaria bellezza, misto di una fisicità prorompente, ma anche di un fascino accattivante e di una intelligenza che traspare nelle interviste e nelle fotografie, Marilyn rappresenta così il simbolo dell’eterna bella ragazza che non riesce però a vivere contemporaneamente la sua personalità complessa e confusa, con la diva che il sistema hollywoodiano aveva creato per lei. In fondo, proprio il dissidio tra immagine e persona è una delle chiavi della nostra società contemporanea.