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Scala, undici minuti di applausi per il balletto di Manuel Legris “Sylvia”. VIDEO

Spettacolo

Chiara Ribichini

Foto: Brescia - Amisano

Il titolo, che due anni fa aveva inaugurato la stagione poi interrotta dalla pandemia, torna in scena fino al 26 maggio nella versione firmata dal direttore del Corpo di Ballo. Un balletto, ispirato al dramma pastorale “Aminta” di Torquato Tasso, con tanta danza sulla partitura deliziosa di Léo Delibes

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Alla Scala torna a trionfare Sylvia, il balletto firmato da Manuel Legris su musica di Léo Delibes ispirato al dramma pastorale Aminta di Torquato Tasso. Una versione che ridà vita a un titolo di fine Ottocento, che non aveva avuto la fortuna che avrebbe meritato, e che due anni fa aveva aperto la stagione 2019/2020, poi bruscamente interrotta dalla pandemia.

Un ritorno in grande stile, per un balletto che ha segnato il primo incontro tra il Corpo di Ballo scaligero e l’attuale direttore Manuel Legris, accolto da 11 minuti di applausi.

“E’ un balletto molto tecnico, lo stile del maestro Legris è molto particolare. Ha messo insieme tutto quello che ha imparato negli anni con il lavoro all’Opéra di Parigi con Rudolf Nureyev (che nominò lo stesso Legris étoile, ndr) e con tutti i coreografi con i quali ha lavorato” sottolinea il primo ballerino Nicola Del Freo.

Tra mito e letteratura su una musica potente

 

Protagonista è Sylvia, ninfa di Diana di cui si innamora il pastore Aminta. Intorno a loro ninfe, fauni, pastorelli e divinità in un’atmosfera tra mito e letteratura tratteggiata dalle scene e dai costumi di Luisa Spinatelli che si è ispirata alla pittura pompeiana, attenuando i toni dei colori con quei tocchi di pastello che caratterizzano sempre i suoi lavori, e alla botanica.

La coreografia, dal sapore francese ma molto moderna, riesce a intrecciarsi perfettamente a una delle partiture più belle che siano mai state scritte per il balletto. Tanto da far dire a Tchaikovsky che se avesse sentito prima la musica di Sylvia non avrebbe scritto il Lago dei Cigni. Una musica potente e meravigliosa, con richiami a Wagner e un abile uso del pizzicato, che conquista fin dal primo ascolto.

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Un balletto moderno

 

Nel ruolo della protagonista, oggi come due anni fa, la prima ballerina della Scala Martina Arduino. “Sono passati due anni difficili a causa della pandemia. La difficoltà è stata rimettere in piedi la grandezza e l’intensità di questo spettacolo. Sono tre atti pieni di danza, pieni di tecnica e di virtuosismo. Questa volta abbiamo in più la fortuna di avere il coreografo nostro direttore. Oggi, rispetto a due anni fa, ci conosce ancora di più come professionisti, come artisti, come persone” sottolinea. E aggiunge: “Questo balletto ha qualcosa di speciale, di super moderno. Questa musicalità che è cucita perfettamente ai passi”. Le fa eco la solista Maria Celeste Losa, che interpreta Diana e Sylvia in alcune delle recite. “C’è tanta tecnica e tanta mimica che raccontano la storia e diventa tutto estremamente fluido”.
Sul podio il maestro Kevin Rhodes con la sua direzione sempre dinamica e travolgente.
“Lui è un grande artista, ci accompagna e ci segue tantissimo. C’è una connessione con noi molto bella” dice Maria Celeste Losa.

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Le date e i cast

 

Sylvia è stato scelto anche per celebrare l’anniversario del concerto diretto da Arturo Toscanini l’11 maggio del 1946 che inaugurò la riapertura della Scala ricostruita dopo i bombardamenti. Una ricorrenza che sarà festeggiata ogni anno.
Ieri mattina, alle 11.30, è andato in scena il primo atto in una rappresentazione gratuita. Poi, ieri sera, la prima. Il balletto sarà in scena fino al 26 maggio. Nel ruolo di Sylvia si alterneranno Nicoletta Manni, Maria Celeste Losa e Alice Mariani mentre come Aminta Nicola Del Freo verrà sostituito da Marco Agostino e, al debutto nel ruolo, da Timofej Andrijashenko.

Dopo Christian Fagetti, invece saranno Orione Gabriele Corrado e Marco Agostino mentre Eros, dopo Mattia Semperboni, sarà interpretato da Nicola Del Freo e Domenico Di Cristo, in debutto nel ruolo. Infine nel ruolo di Diana si alterneranno Maria Celeste Losa, Alessandra Vassallo e per la prima volta da Caterina Bianchi.

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