Paris Hilton testimonia sugli abusi subiti da ragazza in un collegio dello Utah

Spettacolo

La celebre ereditiera è stata ascoltata dalla Commissione Giustizia del Senato dello Utah: anche grazie alle sue parole è stato approvato un disegno di legge per sorvegliare e punire gli abusi avvenuti per anni negli istituti correttivi dello Stato

“A 16 anni fui svegliata e ammanettata nel cuore della notte da due sconosciuti che mi chiesero se preferivo the easy way oppure the hard way. Mentre urlavo disperatamente in cerca dell'aiuto dei miei familiari, fui portata all'aeroporto e separata da ogni cosa e ogni persona a cui volevo bene”. È l'inizio della testimonianza rilasciata lunedì scorso da Paris Hilton alla Commissione Giustizia del Senato dello Utah, che sta cercando di fare luce su una lunga serie di abusi commessi su giovani studenti inviati a scuole “correttive”, crimini rimasti nell'ombra per molti anni.

Negli anni Novanta, Paris Hilton – la cui adolescenza sregolata non è certo un mistero – fu mandata alla Canyon School di Provo, Utah su decisione della sua famiglia, stufa dei suoi eccessi, che pagò 300 mila dollari per mantenerla in quel collegio per undici mesi. “Sono la prova che il denaro non protegge da abusi e violenze”, ha dichiarato, addentrandosi poi nei dettagli di ciò che le accadde: “Mi picchiavano regolarmente e mi costringevano a prendere pillole di cui non conoscevo il contenuto, mi guardavano mentre mi facevo la doccia e spesso mi mettevano in punizione rinchiudendomi in isolamento senza vestiti”. Hilton aveva già parlato dell'argomento lo scorso autunno in un documentario intitolato “This is Paris”: la sua testimonianza arriva in un periodo storico in cui lo Utah sta finalmente lavorando a un disegno di legge che sorvegli i metodi utilizzati nei collegi e nei centri di recupero destinati ai più giovani. Promosso dal senatore Mike McKell, il disegno di legge è stato approvato all'unanimità anche grazie a testimonianze toccanti come quella di Paris Hilton: “Non mi chiamavo più nemmeno Paris, ero solo il numero 127. Mi angoscia molto parlare di questioni così personali”, ha detto, “ma non riesco a dormire al pensiero che ancora oggi ci siano bambini che sperimentano questo tipo di abusi”.

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