Lucrezia, arriva in libreria la spigolosa alter ego di Silvia Ziche

Spettacolo

Vittorio Eboli

Lucrezia è spigolosa. Lucrezia è eterna insoddisfatta. Lucrezia è di carta ma è tanto, tanto umana. Per Feltrinelli Comics, esce nelle librerie la raccolta (non) definitiva delle vignette di Lucrezia, firmate da Silvia Ziche su “Donna moderna” tra il 2006 e il 2020. La fumettista veneta, apprezzatissima autrice Disney e molto amata dai ragazzi per le sue storie su Topolino, racconta a Sky TG24 la genesi (e il futuro) di una delle donne più adorabili e insopportabili del fumetto italiano degli ultimi anni.

Ok, giusto per introdurre il personaggio a chi non lo conoscesse: chi è Lucrezia?

Lucrezia è una donna contemporanea, una specie di versione paradossale di me stessa: è un punto di vista, femminile ovvio, di esperienze quotidiane, ma con antenne ben accese su quello che succede in giro. Prendo brandelli di conversazioni, anche surreali alle volte, e ci metto dentro ciò che percepisco, la mia personale visione.

Lucrezia è tanto Silvia, quindi. Ma come nasce il suo nome?

Il nome nasce dopo l’aspetto fisico: volevo un tipo che non fosse perfetto, un po’ irrisolta, mi serviva così per criticare le relazioni sociali, avevo ‘bisogno’ di trincerarmi dietro un personaggio spigoloso, sia nel segno grafico (naso adunco, ecc.) che nel nome, che suona un  po’ spigoloso appunto, non molto dolce.

Tanta vita al femminile, nelle sue vignette, ma poca satira politica: un caso o una scelta precisa?

Ai tempi ho fatto satira politica, ma negli anni ho cambiato preferenze, mi piace di più analizzare l’intimo delle persone. Il ‘tema forte’ su cui nasce Lucrezia è proprio sui cortocircuiti sentimentali, sui problemi di coppia, sulla classica ricerca del fidanzato; poi il personaggio è molto cambiato nel tempo, si è evoluto, un po’ come l’autrice ovviamente.

Lucrezia è una donna che parla solo alle donne?

Molti uomini mi dicono: la mia donna è Lucrezia! Molti lettori maschi si riconoscono in alcune scene o situazioni, o riconoscono la loro partner nel mio personaggio, è molto piacevole per me, perché il personaggio di Lucrezia non si rivolge solo al pubblico femminile.

La tua attività di autrice è legata anche, e tanto, alla Disney. Qual è il tuo personaggio preferito?

Di certo Paparino! È un affetto che mi porto dietro dall’infanzia, neanche sapevo leggere e già lo amavo, e poi è bellissimo da disegnare, mi diverto tantissimo a disegnarlo. Altri mi piacciono, ovvio, soprattutto i cattivi devo dire: Gambadilegno, Macchianera, i Bassotti. Coi personaggi ‘cattivi’ si può lavorare di più sulla recitazione dei personaggi, che è un mio tratto distintivo. Ah, e poi mi piacciono tanto anche Brigitta e Amelia, per il loro carattere.

Alterni la creazione di vignette “one shot” alla scrittura di storie lunghe: quale dei due generi, se proprio dovessi scegliere, preferisci?

Guarda, le storie che scrivo ad esempio per Topolino sono lunghe, certo, molto più di una vignetta o di una striscia di Lucrezia, ma la differenza in realtà è più piccola di quanto possa apparire: sia brevissime che lunghe, sono entrambe ‘storie’. Anche la vignetta singola lo è: Mi spiego meglio:  di solito l’idea che mi viene dura un istante, e in quel momento c’è la vignetta singola o la storia lunga non finita; la stessa idea poi la sviluppo in un senso o in altro, con una striscia breve o una trama lunga farcita di sottotrame e di gag, con un lavoro lungo qualche ora o qualche mese. Ma l’idea iniziale è uguale per entrambi gli approcci: entrambi i ‘generi narrativi’ sono ‘storie’. In quella super breve come la vignetta, lavori tutto sui sottintesi, devi decodificare inizio e finale della storia, lavori solo sul cortocircuito comico. In definitiva, mi piace disegnare anche storie lunghe, lavorare solo su vignette non appagherebbe del tutto la mia voglia di disegnare.

Per concludere, quali sono gli altri progetti nel cassetto di Silvia Ziche, oltre a Lucrezia e alle storie per la Disney?

Nel cassetto? Ho tanti altri progetti, alcuni in fase di realizzazione: sto disegnando per Bonelli il quarto albo della serie “Quei due”, ogni volume è in grande formato, di 60 pagine, il genere è un po’ più realistico del mio solito. I testi sono di Tito Faraci, ci troviamo molto bene a lavorare insieme. E poi, sto lavorando ad altre storie per Topolino.

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