Prima di diventare interprete cinematografico di culto, l'artista newyorchese è stato danzatore di tip-tap e ha lavorato in un circo. Ha recitato con grandi registi come Tim Burton e Quentin Tarantino e ha vinto un Oscar con "Il cacciatore"
"Non importa quale personaggio stia interpretando, in qualsiasi ruolo io rimango sempre me stesso". Parola di Christopher Walken, che in un'intervista del 2016 al Guardian ripeteva quanto aveva già affermato più volte: lui non ha bisogno di recitare. Il 31 marzo uno degli attori più amati degli ultimi decenni compie 75 anni. Un attore di culto, in grado di muoversi tra eccentricità, ironia e follia. Sempre con ottimi risultati, grazie anche alle numerose collaborazioni con grandi registi.
Il premio Oscar di Christopher Walken
Christopher Walken è un attore sui generis. Con lui il passaggio tra il sorriso e la paura è quantomai repentino. Il filo rosso che unisce sempre le sue prove attoriali è l'originalità: basti pensare al fratello con istinti suicidi di Annie Hall nel capolavoro di Woody Allen, "Io e Annie", o al professionista della roulette russa de "Il cacciatore", interpretazione che gli valse la vittoria del premio Oscar come miglior attore non protagonista nel 1979.
L'infanzia nel Queens
Una caratteristica unica di Walken è il suo accento molto particolare, riconducibile alle sue origini e alla sua infanzia. Nasce nel 1943 nel Queens, a New York e i genitori sono due fornai: suo padre è tedesco e sua madre è scozzese. È proprio lei, affascinata dal mondo dello spettacolo, a portare il secondogenito a numerose audizioni tv. Già da giovanissimo, Walken fa delle apparizioni come ballerino, in particolare di tip-tap, in diverse produzioni televisive e teatrali e incontra anche Jerry Lewis e Dean Martin. Walken rispolvera le doti da danzatore diversi anni dopo, nel 2001, per il celebre videoclip di "Weapon of Choice", canzone di Fatboy Slim.
Dai leoni a Shakespeare
Ma prima del cinema c'è tempo anche per un'esperienza in un circo, dove per un'estate è apprendista domatore di leoni, come ha raccontato in un'intervista del 2015 a Indie Wire. Negli anni Sessanta, Walken si avvia a un'importante carriera teatrale, con numerosi ruoli in adattamenti di opere di Shakespeare. Nel 1969 arriva però il suo debutto al cinema, con "Me and My Brother", diretto dal regista Robert Frank.
La morte di Natalie Wood
La sua carriera sul grande schermo prende il volo dopo le collaborazioni con Woody Allen e Michael Cimino, anche se nel 1981 subisce una battuta d'arresto personale dopo la misteriosa morte dell'attrice Natalie Wood, ritrovata senza vita dopo una notte trascorsa su uno yacht insieme al marito-attore Robert Wagner e allo stesso Walken. Una vicenda mai chiarita sulla quale si sono addensati proprio di recente dei nuovi dubbi. Nel 1983 Walken fa ancora centro con il suo ruolo ne "La zona morta" di David Cronenberg ma è negli anni Novanta che diventa definitivamente un attore di culto, amato soprattutto dai registi con ambizioni autoriali.
Il rapporto con Abel Ferrara
È il caso di Tim Burton, che lo scrittura per "Batman – Il ritorno" e per "Il mistero di Sleepy Hollow", e di Quentin Tarantino, che lo vuole nel cast di "Pulp Fiction". Ma il rapporto professionale più profondo è quello con Abel Ferrara, regista underground e cantore della New York dei bassifondi. Lavorano insieme in "King of New York", "The Addiction", "Fratelli" e "New Rose Hotel". Nel 2003 Walken sfiora il secondo Oscar per la sua interpretazione in "Prova a prendermi" di Steven Spielberg. Da lì in poi la sua carriera vira verso la commedia, con ruoli in film come "2 single a nozze", "Hairspray" e "Una vita da gatto", con in mezzo l'apparizione in "Jersey Boys" di Steven Spielberg. Come ha raccontato un paio di anni fa al Guardian, Walken continua a ricevere copioni e a non avere un telefono cellulare. Del resto l'eccentricità è il suo marchio di fabbrica.