Morte Carrie Fisher: autopsia svela tracce di eroina, cocaina, ecstasy

Spettacolo
Carrie Fisher nel 2015 (Getty Images)
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Secondo il medico legale non è tuttavia possibile stabilire che impatto abbiano avuto tali sostanze sul suo decesso

Carrie Fisher aveva in corpo tracce di cocaina ed altre sostanze stupefacenti al momento della sua morte: lo rivela il referto dell'autopsia condotta sul cadavere dell’attrice di Star Wars. Non è possibile tuttavia determinare né che impatto abbiano avuto le sostanze sul decesso, né stabilire la data in cui sono state assunte.

Il report

Carrie Fisher è deceduta il 27 dicembre in seguito ad un attacco cardiaco. Già qualche giorno fa il coroner della contea di Los Angeles aveva dichiarato come causa ufficiale della morte una combinazione di fattori "tra cui una sindrome delle apnee nel sonno, un’ arteriosclerosi e il possibile uso di stupefacenti”. L’esame tossicologico, diffuso dal medico legale nelle ultime ore, chiarisce tuttavia che al momento del decesso nel corpo dell’attrice erano presenti tracce di alcool e oppiacei, MDMA (ecstasy) e cocaina, che sarebbe stata assunta nelle 72 ore precedenti il trapasso. Il report cita anche la presenza di eroina, ma non è stato possibile stabilire né l’entità delle dosi né la durata dell’esposizione a tale sostanza. L’uso di droghe può aggravare le apnee del sonno, ma il report spiega che “non è possibile stabilire che influenza abbiano avuto tali sostanze sulle cause della morte di Carrie Fisher”.

Il messaggio della figlia

Dopo aver appreso le possibili cause del decesso di sua madre, la figlia dell’attrice Billie Lourd aveva affidato al magazine “People” il suo messaggio: “Mia mamma ha combattuto contro la dipendenza dalle droghe e la malattia mentale per tutta la sua vita, e alla fine ne è morta. Ha sempre parlato della vergogna che tormenta le persone affette da questi problemi e le loro famiglie. Mia madre avrebbe voluto che la sua morte incoraggiasse le persone a parlare delle loro battaglie, a cercare aiuto e a combattere per ottenere dei programmi e dei fondi in sostegno della malattia mentale. La vergogna e gli stigma sociali sono nemici del progresso e di ogni possibile cura”.

 

 

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