Un Tumblr propone una versione modificata delle più famose opere in cui è presente una traccia di pane o di altre sostanze con la proteina che provoca intolleranza. Da Caravaggio a Vermeer, da Walt Disney a Quentin Tarantino, eccone una selezione
Eliminare il glutine dalle più note opere d'arte del passato, così come da alcuni celebri film e pubblicità. È questo l'obiettivo di Gluten Free Museum, un Tumblr creato da un anonimo blogger francese, online dallo scorso febbraio.
Con la sigla "gluten-free" si intendono tutti quegli alimenti che non contengono tracce del complesso proteico del glutine normalmente presente nel frumento, il farro, l'orzo e altri cereali. Una dieta gluten-free è obbligatoria per chi soffre di celiachia, malattia autoimmune dell'intestino che in Italia colpisce 1 individuo su 100. Secondo i dati dell'Associazione Italiana Celiachia, nel nostro paese "i celiaci potenzialmente sarebbero 600.000, ma ne sono stati diagnosticati ad oggi quasi 150.000. Ogni anno vengono effettuate 10.000 nuove diagnosi con un incremento annuo di circa il 10%".
Secondo il settimanale The New Yorker, ormai il movimento gluten-free non interessa però soltanto chi soffre di celiachia, ma anche chi si definisce "sensibile al glutine", una condizione scarsamente definita dal punto di vista scientifico. Ci sarebbe anche un numero sempre crescente di diete che demonizzano il glutine come sostanza dannosa per l'organismo (senza evidenza scientifiche). In tutto ciò il mercato gluten-free sta letteralmente esplodendo con crescite a due cifre negli ultimi anni.
Con i suoi foto-ritocchi creativi e ironici il progetto “Gluten Free Museum” ci fa riflettere proprio sulla scomparsa del glutine dalle nostre tavole e, soprattutto, dalla nostra cultura.
Niente più pagnotta sul tavolo della famosa “Cena in Emmaus” di Caravaggio conservata alla National Gallery di Londra.
Dalla celebre tela “La Lattaia” di Jan Vermeer, opera del 1658-60, scompare il pane appoggiato sul tavolo e contenuto nel cestino di vimini.
Niente più spighe di grano nei ritratti di Giuseppe Arcimboldo (qui “Estate” della serie “Quattro Stagioni”).
Nel caso di “Harvesters”, opera del 1905 di Anna Ancher, il glutine viene rimosso all’origine: al posto del campo di grano c’è una distesa di erba verde.
Anche l’arte contemporanea non resiste al movimento gluten-free: via il pan di spagna, resta solo la glassa sulla “Cake” di Jeff Koons.
Nella versione gluten free, scompaiono i due pezzi di pane presenti nel celebre ritratto “Le pains de Picasso” realizzato da Robert Doisneau.
Il Gluten Free Museum mescola arte alta con cultura pop: ecco Clancy Winchester, poliziotto della serie I Simpson, senza più donuts in mano.
Come sa bene chi è celiaco, la birra è una fonte di glutine. Ecco quindi scomparire la pinta da questa pubblicità vintage della Guinness.
Da “Pasta” a “Basta” su questo poster pubblicitario di Razzia.
Non solo l’hamburger, ma anche il ketchup (che spesso contiene glutine), sono rimossi in questo screenshot del video “Andy Warhol eating a hamburger”.
Il sandwich viene rimosso anche dalla mano di Jules Winnfield, noto personaggio di Pulp Fiction di Quentin Tarantino, interpretato d Samuel Lee Jackson.
Senza gli spaghetti al pomodoro, scompare anche un po’ di romanticismo nella scena di Lilli e il Vagabondo a cena fuori .
Con la sigla "gluten-free" si intendono tutti quegli alimenti che non contengono tracce del complesso proteico del glutine normalmente presente nel frumento, il farro, l'orzo e altri cereali. Una dieta gluten-free è obbligatoria per chi soffre di celiachia, malattia autoimmune dell'intestino che in Italia colpisce 1 individuo su 100. Secondo i dati dell'Associazione Italiana Celiachia, nel nostro paese "i celiaci potenzialmente sarebbero 600.000, ma ne sono stati diagnosticati ad oggi quasi 150.000. Ogni anno vengono effettuate 10.000 nuove diagnosi con un incremento annuo di circa il 10%".
Secondo il settimanale The New Yorker, ormai il movimento gluten-free non interessa però soltanto chi soffre di celiachia, ma anche chi si definisce "sensibile al glutine", una condizione scarsamente definita dal punto di vista scientifico. Ci sarebbe anche un numero sempre crescente di diete che demonizzano il glutine come sostanza dannosa per l'organismo (senza evidenza scientifiche). In tutto ciò il mercato gluten-free sta letteralmente esplodendo con crescite a due cifre negli ultimi anni.
Con i suoi foto-ritocchi creativi e ironici il progetto “Gluten Free Museum” ci fa riflettere proprio sulla scomparsa del glutine dalle nostre tavole e, soprattutto, dalla nostra cultura.
Niente più pagnotta sul tavolo della famosa “Cena in Emmaus” di Caravaggio conservata alla National Gallery di Londra.
Dalla celebre tela “La Lattaia” di Jan Vermeer, opera del 1658-60, scompare il pane appoggiato sul tavolo e contenuto nel cestino di vimini.
Niente più spighe di grano nei ritratti di Giuseppe Arcimboldo (qui “Estate” della serie “Quattro Stagioni”).
Nel caso di “Harvesters”, opera del 1905 di Anna Ancher, il glutine viene rimosso all’origine: al posto del campo di grano c’è una distesa di erba verde.
Anche l’arte contemporanea non resiste al movimento gluten-free: via il pan di spagna, resta solo la glassa sulla “Cake” di Jeff Koons.
Nella versione gluten free, scompaiono i due pezzi di pane presenti nel celebre ritratto “Le pains de Picasso” realizzato da Robert Doisneau.
Il Gluten Free Museum mescola arte alta con cultura pop: ecco Clancy Winchester, poliziotto della serie I Simpson, senza più donuts in mano.
Come sa bene chi è celiaco, la birra è una fonte di glutine. Ecco quindi scomparire la pinta da questa pubblicità vintage della Guinness.
Da “Pasta” a “Basta” su questo poster pubblicitario di Razzia.
Non solo l’hamburger, ma anche il ketchup (che spesso contiene glutine), sono rimossi in questo screenshot del video “Andy Warhol eating a hamburger”.
Il sandwich viene rimosso anche dalla mano di Jules Winnfield, noto personaggio di Pulp Fiction di Quentin Tarantino, interpretato d Samuel Lee Jackson.
Senza gli spaghetti al pomodoro, scompare anche un po’ di romanticismo nella scena di Lilli e il Vagabondo a cena fuori .