Alla vigilia dell'inaugurazione della Mostra del Cinema il direttore parla a SkyTG24 delle principali novità. A cominciare da un laboratorio che finanzierà i progetti di nuovi autori da tutto il mondo
Un grande ritorno quello di Alberto Barbera alla guida della Mostra del Cinema di Venezia, che ha già presieduto dal 1998 al 2002. Tra le principali novità che verranno presentate dal neo direttore il Biennale College Cinema, un laboratorio permanente per giovani registi da tutto il mondo. Verranno scelti 15 registi che abbiano già un progetto per una prima pellicola. A Venezia lavoreranno per due settimane a stretto contatto con i principali autori di tutto il mondo. Dopo questa prima fase verranno scelti tre progetti che saranno finanziati dalla Biennale e da sponsor privati con 150mila euro. Ogni regista avrà quindi cinque mesi per realizzare il proprio film che verrà presentato alla Mostra dell'anno prossimo.
Arriva il mercato - Altra novità di quest'anno (guarda l'album fotografico) la presenza di un mercato, dove gli operatori del settore potranno incontrarsi. In conferenza stampa Barbera ha fatto una sorta di "mea culpa" sull'assenza di un mercato anche nelle edizioni passate. Quando ho diretto il festival 10 anni fa -ammette- credevo non fosse necessario. Pensavo che le persone potessero facilmente contattarsi attraverso internet e le email e che non avessero bisogno di un luogo fisico per riunirsi e concludere dei contratti. Ma mi sbagliavo. Tutti i Festival più importanti degli ultimi dieci anni sono quelli che hanno un gran mercato del cinema, come Cannes e Berlino".
Dare spazio a giovani registi - Barbera è dunque convinto che "non si possa rinunciare ad un mercato perché Venezia torni al livello dei grandi festival del mondo. Per sostenere i registi bisogna dare la possibilità di far incontrare arte e industria, cultura e mercato". Il direttore spiega anche come sono state scelte le pellicole in concorso: "Ne abbiamo viste più di 1.600 e a queste si devono aggiungere le opere per il concorso dei cortometraggi. Abbiamo cercato di essere il piu' aperti possibile nei confronti di tutti i tipi di cinema". "Abbiamo trovato alcune opere che crediamo siano davvero interessanti. Per diverse ragioni -spiega Barbera- una è la più originale, una la più emotiva, una la più innovativa nel modo di raccontare o per la visuale adottata. Avevamo bisogno di grandi nomi, come Terrence Malick o Marco Bellocchio, uno dei più importanti registi italiani. Ma allo stesso tempo bisogna dare spazio anche ai registi sconosciuti o emergenti".
Arriva il mercato - Altra novità di quest'anno (guarda l'album fotografico) la presenza di un mercato, dove gli operatori del settore potranno incontrarsi. In conferenza stampa Barbera ha fatto una sorta di "mea culpa" sull'assenza di un mercato anche nelle edizioni passate. Quando ho diretto il festival 10 anni fa -ammette- credevo non fosse necessario. Pensavo che le persone potessero facilmente contattarsi attraverso internet e le email e che non avessero bisogno di un luogo fisico per riunirsi e concludere dei contratti. Ma mi sbagliavo. Tutti i Festival più importanti degli ultimi dieci anni sono quelli che hanno un gran mercato del cinema, come Cannes e Berlino".
Dare spazio a giovani registi - Barbera è dunque convinto che "non si possa rinunciare ad un mercato perché Venezia torni al livello dei grandi festival del mondo. Per sostenere i registi bisogna dare la possibilità di far incontrare arte e industria, cultura e mercato". Il direttore spiega anche come sono state scelte le pellicole in concorso: "Ne abbiamo viste più di 1.600 e a queste si devono aggiungere le opere per il concorso dei cortometraggi. Abbiamo cercato di essere il piu' aperti possibile nei confronti di tutti i tipi di cinema". "Abbiamo trovato alcune opere che crediamo siano davvero interessanti. Per diverse ragioni -spiega Barbera- una è la più originale, una la più emotiva, una la più innovativa nel modo di raccontare o per la visuale adottata. Avevamo bisogno di grandi nomi, come Terrence Malick o Marco Bellocchio, uno dei più importanti registi italiani. Ma allo stesso tempo bisogna dare spazio anche ai registi sconosciuti o emergenti".