Gli Stones secondo Mick Jagger: "Belli ma tanto stupidi"

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A quasi 40 anni di distanza la Croissette rivive una pagina di storia del rock col documentario "Stones in exile", presentato nell'ottava giornata del Festival. Il leader storico della band lo ha definito "un album di famiglia"

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Grande accoglienza sulla Croisette per Mick Jagger, lo storico frontman dei "Rolling Stones" che, nell'ottava giornata del Festival di Cannes, ha presentato il documentario di Stefhen Kijak su un pezzo importante della storia del rock. Si tratta di "Stones in exile", che il cantante non ha esitato a definire "il nostro album di famiglia". E' un lungometraggio ambientato agli inizi degli anni '70 del secolo scorso, quando la band, in fuga dal fisco inglese, si trasferì in Costa Azzurra nella villa di Keith Richards. Un periodo passato tra droga, alcol, sfrenato divertimento e tanta musica, mentre il mondo era dominato dal tragico scenario della guerra in Vietnam.

Riandando al passato, Mick Jagger non ha avuto difficoltà, a quasi 40 anni di distanza, ad ammettere: "Eravamo belli e giovani, ma molto stupidi". Comunque il cantante ha anche parlato in maniera molta positiva di quegli anni: "E' stato un periodo creativo, una stagione dove ci sentivamo in paradiso. Nel film vedrete materiale inedito; non ce lo siamo dimenticato, perché eravamo troppo ubriachi: eravamo semplicemente stufi! 18 brani bastano; poi dopo un po' abbiamo ritrovato del lavoro incompleto e lo abbiamo finito. Tutto qui". Il documentario, infatti, racconta soprattutto la creazione, la nascita e la produzione di uno dei capolavori della band: "Exile on Main Street". Com'è noto, è un lavoro da poco ripubblicato con l'aggiunta di brani inediti, che inizialmente non convinse la critica e adesso viene indicato come "leggendario".

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