Addio a Michael Jackson. Il re del pop si è spento all'età di 50 anni. L'eterno e discusso Peter Pan lascia in eredità la sua musica immortale
Michael, icona pop del Novecento, fra le tante cose che ha rivoluzionato, ha stravolto anche un concetto apparentemente poco politically correct: quello di Negro Bianco. Equazione niente affatto genetico-razziale ma anzi musicalissima che può essere spiegata così: se prima erano i bianchi a conquistare gloria e attenzione mondiale quando, vedi il caso celeberrimo di Joe Cocker o anche di Rod Stewart in fondo, dalle loro ugole prorompeva una musicalità black, calda e afro, dopo e con Jackson la faccenda si è ribaltata.
Il grande, insuperabile Michael, affrancandosi sempre più nel corso della sua (breve) vita dagli altri Jackson Four, i 4 fratelli canterini, aveva iniziato con un auentico sound nero. Un po’ alla Jackson (solo omonimia, nessuna parentela) Brown per intenderci. Ma il graduale passaggio al pop danzereccio, canterino, in falsetto addirittura, ha man mano compiuto la piccola, grandissima rivoluzione da Uomo Nero a Voce Bianca.
Stranissima, singolare, anche choccante e scandalosa evoluzione nel panorama pop planetario. Perché proprio da lì, la Svolta di un genio, viene l’ingresso nel pantheon degli Immortali (artisticamente parlando). Da lì i 109 milioni di copie di Thriller, magica e forse irripetibile combinazione di disco-dance (il celeberrimo moonwalk, l’inimitabile passetto da Camminatore sulla Luna da lui inventato) e messa in scena.
Addio Negro Bianco, il Bianco Negro si era ormai imposto all’attenzione di quel luccicante Luna Park globale che è lo show business miliardario del pop.
Jacko, ultimo atto. FOTOGALLERY
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L'articolo di TMZ che ha dato la notizia
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