Uno dei più noti fisici italiani firma una riflessione sul "Tempo" in cui incrocia arte, letteratura ed esempi pratici. E durante "Incipit", la rubrica di Sky TG24 dedicata ai libri, dice: "Così come ha avuto un inizio, anche il tempo potrebbe avere una fine"
Il libro si intitola "Tempo", l'ha pubblicato Feltrinelli ed è stato scritto da uno dei più noti scienziati italiani contemporanei. Il suo autore, Guido Tonelli, di mestiere fa il fisico, insegna all'Università di Pisa, è tra i padri della scoperta del bosone di Higgs e ormai da anni affianca all'attività scientifica quella di apprezzato e popolare divulgatore. E infatti questa intervista non parte da una formula né da uno schema ma da un quadro: "Le tre età dell'uomo" di Giorgione.
"Un'opera impressionante per la sua bellezza", dice Tonelli durante 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24 (qui le puntate precedenti), spiegando come a colpirlo sia soprattutto "la rilfessione filosofica sulla precarietà della condizione umana". Su quella tela, Giorgione ha dipinto un unico personaggio, da giovane, da uomo adulto e da vecchio: "Le tre figure - nota Tonelli - interagiscono amabilmente, mascherando nella più totale naturalezza un’assurda sincronia di eventi distanziati nella realtà da decenni". Ma in realtà è l'uomo più vecchio ad attrarre la curiosità dello scienziato, quello "che guarda dritto negli occhi l’osservatore e che è come se ci dicesse: 'Tu che stai osservando questo quadro non pensare di essere estraneo a questa storia: il tempo divorerà anche la tua vita'".
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L'illusione del presente e della sua simultaneità
"Come molti animali e numerosi esseri viventi del pianeta, anche noi umani avvertiamo nettamente lo scorrere del tempo", osserva Tonelli, aggiungendo come "le moderne neuroscienze abbiano fatto grandi passi nella comprensione dei processi che ci permettono di sentirlo" e come "il tempo individuale, soggettivo e personale, differisca dal tempo scandito dagli orologi perché le nostre emozioni possono dilatarlo o comprimerlo a dismisura".
Ancora più intrigante, però, è ciò che è stato scoperto sull’illusione del presente e della simultaneità. “Se sono allo specchio e decido di toccarmi il naso - nota lo scienziato - vedo il mio indice che sfiora la punta del naso e sento in contemporanea la sensazione tattile, eppure tutto questo è un artefatto”.
"Ci vuole circa mezzo secondo - spiega infatti a Sky TG24 - prima che la coscienza prenda atto di un evento avvenuto intorno a noi o che ci riguarda direttamente". Mezzo secondo è un tempo abbastanza significativo e misurabile, osserva lo scienziato, "e questa è una cosa tanto più intrigante se si pensa che nella vita ordinaria abbiamo bisogno di avere reazioni molto più rapide. Ecco, ciò che negli ultimi decenni abbbiamo scoperto è che queste reazioni non sono coscienti, sono istintive, quasi animalesche. Il meccanismo della coscienza del tempo e dell’ambiente esterno, in questo caso, gioca un ruolo molto marginale. A essere determinanti, invece, sono i meccanismi semiautomatici che abbiamo sviluppato con l’evoluzione e addestrato con l’allenamento".
La nascita del tempo e la sua fine
L'analisi di Tonelli non si ferma qui. Incrocia molti altri temi, scientifici e dunque anche filosofici, a partire proprio dalla nascita del tempo, che risale a 13,8 miliardi di anni fa e "riecheggia ancora intorno a noi: la sfida straordinaria è di riuscire a percepire quel sottile bisbiglio, lontano ricordo del vagito straziante".
Ma se il tempo ha avuto una nascita, potrebbe dunque avere anche una fine? "È una domanda, questa, che si sono posti molti scienziati - spiega a Sky TG24 - e in effetti si sono valutate due ipotesi. La prima è che che possa rovesciarsi il senso del film: tornare indietro, cioè, a un 'Big Crunch', una riagglomerazione in un punto di tutta la materia massa-energia e spazio-tempo del nostro universo". Completato un ciclo, se ne aprirebbe così uno nuovo, con un altro Big Bang e un nuovo spazio-tempo che rinascerebbe dalle ceneri di quello precedente. E tuttavia, aggiunge Tonelli, "in realtà le scoperte scientifiche e le misure di grande precisione che sono state fatte negli ultimi trent’anni dimostrano che questo non sarebbe il destino del nostro universo. Nessun dato ci indica che l’espansione dello spazio-tempo prima rallenterà e poi invertirà la sua corsa. Al contrario, tutto sembra suggerirci che la sua crescita è destinata ad accelerare, a diventare via via più prepotente".
Qui allora, spiega ancora il fisico, si aprono altre due possibilità: "Un’espansione indefinita, e quindi un tempo che continua anche quando non ci sarà più energia a sufficienza per alimentare forme di vita dell’universo; oppure una catastrofe improvvisa che rompe definitivamente le condizioni con cui la materia si sta organizzando".
"Il nostro universo potrebbe seguire un’evoluzione o un’altra - conclude Tonelli - Entrambe le soluzioni sono plausibili ma nessuno ha prove convincenti che l’una possa prevalere sull’altra". È anche in questa ricerca, e in questo mistero, che sta la seduzione di questo tema (e di questo libro).