Carlo Rovelli a Sky TG24: "La realtà è fatta di relazioni prima che di oggetti"

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Filippo Maria Battaglia

CONSIGLI DI LETTURA Il fisico torna in libreria con "Helgoland" (Adelphi) in cui racconta "l'avventurosa e controversa crescita della teoria dei quanti". E alla rubrica di Sky TG24 dice: "La scienza non è buttare via il passato né starvi passivamente attaccati, ma costruire avendo la consapevolezza che ci deve essere qualcosa da cambiare per andare avanti"

"C’è stato un momento in cui la grammatica del mondo sembrava chiarita: alla radice di tutte le forme della realtà parevano esserci solo particelle di materia guidate da poche forze. Ma non è durato a lungo perché molti fatti non tornavano. Fino quando, nell’estate del 1925, un ragazzo tedesco di 23 anni è andato a trascorrere giorni di agitata solitudine in una ventosa isola del Mare del Nord, Helgoland, l’isola Sacra. Ed è lì, su quell’isola, che ha trovato un’idea che ha permesso di rendere conto di tutti i fatti recalcitranti e di costruire la struttura matematica della meccanica quantistica: la teoria dei quanti".

Quel ragazzo si chiamava Werner Karl Heisenberg ed è a lui (e a quella scoperta) che Carlo Rovelli ha dedicato il suo ultimo libro, intitolato semplicemente "Helgoland" e pubblicato da Adelphi.

Una scoperta epocale

Rovelli -  che con “Sette brevi lezioni di fisica” ha venduto quasi 2 milioni copie nel mondo, trasformando la saggistica scientifica in un tema da bestseller - spiega a Sky TG24 perché quella scoperta è stata epocale: "Non tanto per la nuova base teorica che ci ha consentito di fare una serie di cose preziose e fino a poco prima inimmaginabili (dalle centrali nucleari ai computer, dai laser ad alcuni dei principali apparecchi medici). Ma soprattutto perché ci ha obbligato a ripensare a fondo il modo in cui ci approcciamo alla materia e a vedere come la realtà sia fatta di relazioni prima che di sostanze".

 

"La scienza è la forma critica che si radica su tutto ciò che uno sa"

"Helgoland" racconta una scoperta rivoluzionaria. Ma la sua storia, dice Rovelli, porta con sé una grande lezione, e cioè che “anche le convinzioni più radicate possono essere sbagliate e che abbandonare assunzioni che sembrano ovvie può portare a capire meglio". "La scienza - dice il fisico - è stata estremamente efficace: ci ha dato aerei e macchine, ci ha allungato la vita di trenta/quarant'anni. Ma è riuscita a farlo perché non ha mai dato per certo e indubitabile ciò che riteniamo sia vero. E questo vale sia per le grandi scoperte sia per la pratica quotidiana".

Attenzione, però, precisa Rovelli: "La scienza non è la forma critica di chi sa poco e dice comunque 'io la penso diversamente'.  Buttare via il passato è sbagliato così come starvi passivamente attaccati. Piuttosto, serve costruire il sapere avendo la consapevolezza che ci deve essere qualcosa da cambiare per andare avanti".

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